
di Roberto Fusco
Giugno è stato un mese in cui il cinema italiano di genere si è fatto sentire con due film completamente differenti. Da una parte Jonathan Zarantonello con il suo The Butterfly Room ci ha raccontato una storia di formazione che ha per protagonista una ragazzina alle prese con una inquietante signora. Niente sangue, l’orrore viene più che altro suggerito, gradualmente, piano piano, facendo crescere sempre più la tensione. Zarantonello, che in Italia è ancora un signor nessuno, è andato in America a girare questo film. Lì è riuscito a coinvolgere nel suo progetto attori di culto come Barbara Steele: la regina del gotico italiano e non solo, protagonista di film come [i]La maschera del demonio[/i] di Mario Bava, [i]Il pozzo e il pendolo[/i] di Roger Corman, [i]L’orribile segreto del dottor Hichcock[/i] di Riccardo Freda e tanti altri. Nel cast troviamo anche altri attori significativi per gli amanti dell’horror come Ray Wise (Twin Peaks), Heather Langenkamp (Nightmare – dal profondo della notte) e Adrienne King (Venerdì 13).
L’altro italiano è Tulpa: il nuovo film di Federico Zampaglione. Per il leader dei Tiromancino si tratta del suo secondo film a tinte forti dopo Shadow.
Tulpa è un giallo che vuole omaggiare quelli italiani degli anni ’70. Protagonista una manager che finito il lavoro va a sfogare la sua solitudine in un locale nell’EUR romano. Uno di quei club in cui ti trombi perfetti sconosciuti, magari indossando una maschera. La gente che frequenta nel locale inizia presto a morire, Lisa però non può chiamare la polizia altrimenti si sputtana, le tocca allora indagare e rischiare per i fatti suoi. Zampaglione tira fuori un omaggio visto però con occhi moderni: lascia alcune icone come l’assassino vestito in un certo modo, ma aggiorna il resto ai gusti e ai tempi moderni. Bisogna segnalare anche il coraggio di Claudia Gerini di calarsi in un ruolo niente affatto facile, per di più diretta dal suo compagno nella vita.
Il punto in comune tra The Butterfly Room e Tulpa è da ritrovare nella loro internazionalità, nel cast straniero o che ha recitato in inglese, e nei successi che -anche per questi motivi- le due pellicole hanno riscontrato più all’estero che in patria.
Giugno è stato anche il mese che ha visto il ritorno del regista di [i]Drive[/i] con Solo dio perdona. Ancora una volta protagonista è [i]Ryan Gosling[/i], ancora un personaggio taciturno il suo, ancora un noir per Nicolas Winding Refn influenzato questa volta dal western e dalle arti marziali tailandesi, visto che la storia si svolge a Bangkok.
Le vere sorprese sono però altre. Partiamo da The Bay, un horror batteriologico firmato da Barry Levinson, il regista di [i]Rain Man l’uomo della pioggia[/i]. Girato con l’espediente narrativo del [i]found footage[/i] (quello di The Blair Witch Project e Cloverfield tanto per intenderci) racconta di un virus che si diffonde in una piccola città americana. A convincere del film non sono tanto gli effetti splatter e gore, o quel vedo e non vedo che le riprese mosse accentuano. A convincere è il retroscena politico, è il fatto che i filmati che compongono il film vengono smarriti e ritrovati più in là perché costituivano una prova che per qualcuno, come il sindaco, comportava lo sputtanamento.
Dall’Inghilterra arriva invece Killer in viaggio, una commedia nera diretta da Ben Wheatley su una coppia che durante il loro primo viaggio insieme si scopre esageratamente misantropa, tanto da arrivare ad uccidere. Anzi è il viaggio stesso a tirar fuori questo loro lato oscuro. Solo che uccidono con spiriti diversi e sarà proprio questa differenza… a fare la differenza.
È andato in America a girare il suo nuovo film anche Park Chan-Wook, il regista coreano di OldBoy.
Parliamo questa volta di Stoker: una particolare storia di formazione, un viaggio di sola andata verso la fine dell’innocenza. Un film capace di lasciare a bocca aperta per certe invenzioni visive e per come è raccontata la crescita della giovane India.
Questo mese però è stato anche quello di Paolo Sorrentino con il suo La grande bellezza, ma soprattutto di tre blockbuster: Into darkness Star Trek, secondo capitolo del reboot guidato ancora da J.J. Abrams; L’uomo di acciaio che azzera Superman per mano di Zack Snyder e World War Z di Marc Forster in cui si racconta di una epidemia zombie mondiale. Per parlare di questi c’è sempre tempo, tocca prima vederli però.
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