
Un cucciolo di lupo potrebbe cambiare la travagliata storia faunistica di Civitella Alfedena, un grazioso paese della provincia aquilana immerso nel parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Il lupetto è stato trovato nei giorni scorsi dal veterinario e dai tecnici del Parco nazionale: era nascosto dietro un cespuglio e osservava incuriosito gli “invasori” a due zampe. Il cucciolo ha circa tre settimane di vita ed è in ottime condizioni di salute. Secondo i tecnici per Parco, potrebbe anche non essere “figlio unico” ed avere quindi qualche fratellino o sorellina. «Come in genere avviene nel parto delle lupe – spiegano i portavoce del Parco – non si esclude che possano essere nati altri cuccioli. Se così fosse sarebbe veramente bello e, forse, l’inizio della ricostruzione del “branco di Civitella” e la riscoperta della sua storia».
La storia dei lupi di Civitella Alfedena affonda le sue radici nel lontano 1972, quando il Parco, in collaborazione con i giovani del luogo, ha costruito un ampio recinto per ospitare cervi e caprioli donati da alcune istituzioni straniere, tra cui il principe Bernardo d’Olanda, destinati alla “Operazione ripopolamento”, finalizzata a reintegrare ecologicamente l’ambiente naturale, ristabilendo un importante anello della catena alimentare.
{{*ExtraImg_145848_ArtImgRight_300x192_}}«Rimasto vuoto dopo il rilascio in natura degli ungulati – spiegano i portavoce del Parco – il recinto ha ospitato una coppia di lupi che inizialmente si trovavano in una gabbia nello zoo di Pescasseroli. E’ nata così l’area faunistica del lupo, la prima in Italia, a cui è seguito l’omonimo museo, destinato a rendere famosa Civitella Alfedena. In pochi anni si è formato un vero e proprio branco, forse due, fino a raggiungere una presenza di oltre quindici individui. L’area faunistica e il museo sono diventati oggetto di grande curiosità e meta di notevoli flussi di visitatori, facendo di Civitella Alfedena, che nel frattempo aveva iniziato a dotarsi di buone strutture di servizio, un paesino-centro turistico accogliente e famoso, non solo in Italia. Intanto l’area faunistica, grazie all’interesse di ricercatori, giornalisti, fotografi, cineoperatori e operatori ambientali, è diventata un elemento importante di sensibilizzazione per recuperare l’immagine del lupo, che non godeva certamente di buona fama, e per migliorarne la tutela. A partire dagli anni novanta però una brutta epidemia ha decimato totalmente il branco, lasciando l’area vuota, fino a quando, negli ultimi tempi, tre lupi appenninici successivamente raccolti feriti e curati dal Parco, sono tornati ad “abitarvi”». Ora il futuro dell’area è nelle ‘zampe’ del lupetto trovato nei giorni scorsi.