
di Valter Marcone
Senti le voci raccolte
negli oggetti, nelle cose
di ogni giorno, ne sanno più
di noi di questa vita.
Ed è come attendere al mattino
il risveglio del pennello da barba,
della tazza del caffè,
di un silenzioso spazzolino
per parlare l’inusitata lingua
delle cose che non conosci
o conosci troppo bene:
quelle che ti guardano
perché ti riguardano
che t’accompagnano per mezza vita
e attendono con te una mezza morte.
Oh che pensieri dormono
negli oggetti. Sono come l’ombra,
l’ombra amica che io non so
non so più distinguere là sul muro
sul muro della stanza,
del giardino, delle case
perché fatta di sole rannuvolato
di nuvole svanite come la vita,
come la vita.
Restano le cose quando sanno
del nostro odore: forbici, piatti
cucchiai e coperte, letti, divani
e scarpe. L’elenco, l’elenco
preciso per un conto
che non torna sempre. C’è sovente
ancora qualcosa in perdita e profitto
che non quadra come la vita;
mai o quasi mai un totale a pareggio.
[url”Torna al Network LeStanzeDellaPoesia”]http://ilcapoluogo.globalist.it/blogger/Valter%20Marcone%20-[/url]