Terremoti: «Attive numerose sequenze sismiche»

15 luglio 2013 | 10:10
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Terremoti: «Attive numerose sequenze sismiche»

L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) sta «monitorando l’intero territorio nazionale, dove sono attive contemporaneamente numerose sequenze sismiche». A sottolinearlo, attraverso una nota pubblicata sul blog Ingv Terremoti, sono gli stessi ricercatori dell’istituto, che sottolineano come nel mese di giugno siano stati registrati ben 2659 terremoti, un dato «notevolmente influenzato dalla sequenza sismica in Lunigiana, tra le province di Lucca e Massa Carrara, iniziata il 21 giugno con il terremoto di magnitudo locale 5.2 delle ore 12.33 avvertito in quasi tutta l’Italia centro-settentrionale».

«Oltre a quella della Lunigiana-Garfagnana – precisano gli studiosi – stiamo rilevando uno sciame di centinaia di terremoti da alcuni giorni intorno a Verghereto nell’Appennino forlivese, abbiamo assistito a un fitto sciame durato pochi giorni a Gioia Tauro in Calabria, stiamo ancora rilevando la sequenza sismica nelle Marche (Cupramontana). Intanto, la sismicità dell’Emilia interessata dalla sequenza nel 2012, quella del Pollino, quella del frusinate e di Città di Castello continuano a far rilevare un tasso di sismicità superiore alla media, segno che queste sequenze non possono ritenersi concluse. E’ stato calcolato che mediamente il 70% dei terremoti che avvengono in Italia si concentra all’interno di sequenze sismiche (o sciami)».

Intanto sabato scorso, 13 luglio, Alberto Michelini e Carlo Meletti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia hanno partecipato a due riunioni che si sono svolte melle sedi comunali di Fivizzano in Lunigiana e di Minucciano in Garfagnana. Le riunioni sono state organizzate a seguito della richiesta, fatta dal sindaco di Fivizzano Paolo Grassi, di ottenere risposte chiare da parte dello Stato sia dal punto di vista scientifico che da quello dei finanziamenti per emergenza e ricostruzione. A tal fine alle riunioni ha partecipato anche una delegazione del dipartimento di Protezione Civile nazionale condotta dal capo dipartimento Franco Gabrielli. Tra i presenti anche il governatore della Regione Toscana, Enrico Rossi, il senatore Barani, l’onorevole Mariani, il senatore Marcucci e il presidente della provincia di Lucca, Baccelli. Per il governo era presente Cosimo Ferri, sottosegretario alla Giustizia e originario della Lunigiana. Al tavolo di discussione hanno partecipato tutti i sindaci delle aree colpite dalla sequenza sismica.

«Il prefetto Gabrielli – riassumono i ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia – ha ricordato che al momento attuale la scienza non è in grado di fornire alcuna previsione deterministica sui terremoti, cioè dove, quando avverrà e quanto grande sarà il prossimo sisma. Non vale quindi la pena affidarsi allo sciamano di turno che promette di prevedere i terremoti. Ha spiegato poi che in Italia ci sono diversi sciami sismici in essere, soffermandosi sul fatto che il 75% dell’Italia è sismica, facendo presente che un terremoto significativo non è necessariamente anticipato da sciami, anzi, e che da più di 30 anni in Italia non ci sono terremoti forti come quello del Friuli del 1976 e dell’Irpinia del 1980. Ha anche ricordato come molti terremoti in Italia producano scosse forti a distanza di giorni o mesi dalla scossa principale, perché questa è la natura dei terremoti».

«Nella seconda parte del suo discorso – riferiscono ancora i ricercatori dell’Ingv – Gabrielli si è concentrato sul tema della prevenzione come unico strumento utile per difendersi dai terremoti, sottolineando come politiche di finanziamento, a livello locale e regionale, volte a raggiungere una graduale messa in sicurezza di edifici pubblici e privati, oltre a una sempre maggiore consapevolezza dei cittadini, siano gli strumenti cardine per aumentare il livello di sicurezza del Paese. Gabrielli ha infine ricordato che per legge sono proprio i sindaci a dover operare in questa direzione a livello locale».

«L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, condividendo appieno l’approccio espresso da Gabrielli per la riduzione del rischio sismico – commentano i ricercatori dell’Ingv – continua intanto a seguire e studiare il fenomeno dal punto di vista scientifico con le sue reti di monitoraggio, analizzando i dati ora dopo ora, giorno dopo giorno, e fornendo in tempo reale le informazioni sull’attività in corso dai nostri siti. Proprio in questi ultimi tre giorni, ad esempio, abbiamo potuto verificare uno spostamento dell’asse della sequenza verso nord-ovest, che i nostri sismologi e geologi stanno studiando con attenzione.

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[i]Sismicità nell’area dal primo gennaio 2013. In colore rosso i terremoti degli ultimi 3 giorni. Nel settore a est si nota la sequenza della Garfagnana di gennaio 2013.[/i]

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[i]Sequenza sismica in Lunigiana dal 21 giugno al 14 luglio (aggiornamento ore 17:00 italiane). Sono oltre 1870 gli eventi registrati dalla Rete Sismica Nazionale.[/i]

Intanto il dipartimento della Protezione civile fa sapere, attraverso una nota che recentemente si «è svolta una riunione con il Centro di Competenza in materia di terremoti, l’Ingv, che segue costantemente l’evoluzione della sequenza nelle province di Lucca e Massa Carrara così come di tutti gli altri eventi che quotidianamente si registrano in Italia. Anche in quella sede è stato ribadito come ogni analisi debba essere calata nel contesto: Lunigiana e Garfagnana sono zone in cui le magnitudo possibili, registrate anche nel passato, sono dell’ordine di 6.5/6.6 e tutto questo è fotografato da anni all’interno della mappa di pericolosità sismica dell’Italia, che non è altro se non una previsione probabilistica che consente di individuare le aree pericolose e di classificarle in funzione della probabilità che si verifichino forti terremoti e della frequenza con cui possono essere attesi».

«Si comprende assolutamente – prosegue la nota – lo stato di disagio di quelle popolazioni e dei loro amministratori, ma continuare a richiedere assicurazioni sulle tempistiche dell’evoluzione del fenomeno in atto o, peggio ancora, rassicurazioni sui suoi esiti non è la strada corretta per affrontare un simile problema. Con i terremoti bisogna imparare a convivere con l’unico approccio possibile, abitare edifici sicuri».