
di Antonella Calcagni
Prima le scarpette rosse di Celestino, poi la scomparsa della dama della Bolla e del Giovin Signore prevista per l’edizione della Perdonanza del 2014. Angelo De Nicola, studioso della Perdonanza Moderna, sbotta come una pentola a pressione. «La presenza della Bolla è un falso storico? Chi può dirlo? – chiede De Nicola – il progetto della Perdonanza Moderna targata De Rubeis/ Centofanti ha dimostrato di funzionare a prescindere dalla valenza storica; la cosa funziona ed è entrata nel Dna degli aquilani, perché cambiare? Sarebbe una follia. Questa cosa è stucchevole».
De Nicola ricorda che prima di De Rubeis c’era il nulla, la semplice benedizione delle auto, prima di allora ci aveva pensato il Fascismo invece, a far tornare in auge la manifestazione il cui nome fu inventato dal poeta Vate. Poi la proposta: «Potremmo invece arricchire di valenza il corteo scegliendo ogni anno un personaggio illustre facendogli indossare i panni del Giovin Signore. Questa potrebbe essere una innovazione che arricchisce il corteo di significato».
Il giornalista boccia senza appello anche il nuovo look di Celestino V. «In primis le scarpette rosse che gridano vendetta – spiega – perché sono assolutamente in contrasto con il messaggio di umiltà di Celestino V. Mentre papa Francesco rinuncia alle scarpette rosse che sostituisce con semplici mocassini neri, noi all’Aquila le facciamo indossare al Papa che ha fatto dell’Umiltà il senso della sua vita».
Pollice verso anche per la maschera d’argento che ricopre il volto. «Sarebbe stato meglio far restare sul viso del Santo la maschera del cardinale Confalonieri. Quella sì che era autentica, un vero calco. Mi chiedo peraltro dove sia finita. Invece la maschera d’argento potrebbe non essere assolutamente fedele al vero volto del papa Santo. In contrasto con il messaggio celestiniano anche le lussuose vesti con cui i resti del santo sono stati ricoperti dopo la recognitio».
Chiaro il messaggio di de Nicola: non è detto che un’attenta ricostruzione storica sia sempre la cosa giusta. C’è la storia che a volte può risultare sconosciuta, perfino ostile, se la si vuole imporre per scalzare credenze, abitudini e affetti ormai radicati nel cuore di una popolazione.