Esplode fabbrica fuochi artificio, quattro morti

25 luglio 2013 | 11:40
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Esplode fabbrica fuochi artificio, quattro morti

Un’esplosione di materiale pirotecnico è avvenuta questa mattina in un deposito di fuochi d’artificio della ditta ‘Di Giacomo’ di Villa Cipressi di Città Sant’Angelo (Pescara). Secondo alcune testimonianze ci sarebbe stata una forte esplosione udita a diversi chilometri di distanza, con il successivo incendio di terreni circostanti.

Solo il corpo del giovane 22enne Alessio Di Giacomo è stato recuperato tra le vittime dello scoppio della fabbrica Di Giacomo nel pescarese. Non ci sono più speranze per il padre Mauro e lo zio Federico, insieme all’altro parente Roberto, di cui i soccorritori disperano di trovare traccia.

BILANCIO DRAMMATICO – Ancora provvisorio, ma già drammatico il bilancio dell’incidente. La questura di Pescara ha comunicato che è stato estratto dalle macerie della fabbrica un morto. Ci sarebbero inoltre feriti e dispersi. La persona morta e i dispersi secondo quanto si è appreso apparterrebbero allo stesso nucleo familiare: fratelli e nipoti ‘Di Giacomo’ proprietari della fabbrica esplosa.

Per le forze dell’ordine è ancora difficile fare un bilancio della sciagura di Villa Cipressi. Secondo il capitano della compagnia di Montesilvano, Enzo Marinelli, «la situazione può cambiare di momento in momento però è accertato che il morto è un giovane della famiglia Di Giacomo di circa 20 anni, che in totale ci sono 6 feriti e che risultano tre dispersi».

Nel pomeriggio il dottor Emanuele Cherubini, responsabile del 118 di Pescara ha affermato «Purtroppo non abbiamo più speranze che trovare solo i resti dilaniati dei corpi dei tre dispersi».

FERITO ANCHE VIGILE DEL FUOCO – Tra i feriti in gravi condizioni c’è anche un Vigile del Fuoco, trasferito con l’elisoccorso all’ospedale civile di Pescara. Il vigile, secondo le prime informazioni, è stato investito dalle macerie di una seconda esplosione della fabbrica mentre si trovava con la camionetta a 20 metri dal fabbricato. Secondo una prima ricostruzione ha riportato fratture e un trauma grave all’addome.

È stata trovata invece miracolosamente illesa un’anziana di 92 anni che in un primo tempo era stata data per dispersa nel crollo della fabbrica-palazzina saltata in aria a Villa Cipressi. L’anziana era in un’ala che ha resistito all’urto e ora è stata portata nel piccolo ospedale da campo della Misericordia di Pescara. La donna è stata poi trasferita all’ospedale di Penne.

IL RACCONTO DELLA TRAGEDIA – Le forze dell’ordine hanno così ricapitolato le presenze sul luogo della tragedia. Nel corpo fabbrica c’erano i tre parenti Di Giacomo: Mauro (45 anni), Roberto (39 anni) e Federico (50 anni). Nel corpo uffici c’erano altri due appartenenti alla famiglia: Gianmarco, fratello della vittima e Giordano che ai soccorritori ha detto di essersi salvato perché gettatosi immediatamente nel bunker di salvataggio. Salvi quindi i due componenti della famiglia che si trovavano in ufficio, oltre a nonna e badante, entrambe nell’abitazione a fianco.

La vittima, Alessio Di Giacomo, figlio del titolare della fabbrica, secondo quanto riferito dal responsabile del 118 di Pescara Emanuele Cherubini, presente alla scena, è stata coinvolta dalla seconda esplosione. «Alessio stava scendendo verso la fabbrica dopo la prima esplosione – ha detto Cherubini – e nonostante gli avessi detto di non passare di lì è stato colto in pieno dalla seconda deflagrazione».

TANTE ESPLOSIONI – Dopo la prima violenta deflagrazione, ne sono seguite altre. La seconda è stata quella più violenta che investito una squadra dei Vigili del Fuoco ferendone uno in modo più serio.

La prima grande esplosione avrebbe avuto un raggio di quattro chilometri, provocando l’incendio di alcuni ettari di terreno circostante.

I SOCCORSI – I vigili del fuoco stanno operando con cinque squadre e un elicottero. Gli effetti dell’esplosione avrebbero coinvolto anche due abitazioni e innescato un incendio molto vasto. Nel luogo dell’incidente è stato allestito un posto medico avanzato, in pratica un ospedale da campo. Otto le ambulanze in azione, due elicotteri, medici e infermieri.

In zona stanno operando un centinaio di uomini con mezzi aerei e terrestri. A Villa Cipressi sono arrivati i vertici provinciali delle forze dell’ordine con a capo del questore di Pescara Paolo Passamonti.

MACERIE E INCENDI – La zona è stata interdetta al traffico privato. Macerie e calcinacci hanno invaso l’area e campi in fiamme stanno bruciando intorno alla fabbrica. Mezza collina è stata rasa al suolo e pezzi di cemento, mattoni e tegole sono sparse nel raggio di almeno un chilometro dal luogo dell’incidente.

PROCURA PESCARA APRE INCHIESTA – La Procura di Pescara aprirà un fascicolo con l’ipotesi di reato di disastro colposo e omicidio plurimo colposo a carico di ignoti. A Villa Cipressi di Città Sant’Angelo (Pescara) sono arrivate il procuratore aggiunto Cristina Tedeschini e il Pm Anna Lisa Giusti.

ACCERTAMENTI DEL RIS– Per appurare cosa sia accaduto a Villa Cipressi e cosa abbia determinato l’esplosione della fabbrica di fuochi artificiali stanno arrivando sul posto i carabinieri del Ris di Roma.

PREFETTO: BENE LA PROTEZIONE CIVILE – È durato quasi un’ora il sopralluogo del Prefetto di Pescara Vincenzo D’Antuono nella zona dove stamani è esplosa la fabbrica di fuochi d’artificio.

«Per rassicurare i cittadini – ha detto – posso dire che il

sistema di protezione civile ha funzionato bene. I soccorsi sono stati tempestivi, anche se ci sono state diverse esplosioni. Al momento non ci sono aggiornamenti sul precedente bilancio. Purtroppo confermo che c’è un decesso accertato e tre dispersi. C’è bisogno di lavorare. La zona verrà bonificata e messa in sicurezza – ha aggiunto – i focolai di incendio ancora attivi sono motivo di attenzione per la presenza di polvere pirica. Si lavorerà senza sosta con gli artificieri e i Vigili del Fuoco fino a quando tutta la frazione di Villa Cipressi (Pescara) non sarà in completa sicurezza. La sala della protezione civile – ha concluso il Prefetto – è stata aperta immediatamente e lo sarà fino al termine dell’emergenza».

118:NESSUNA SPERANZA PER I DISPERSI– «Purtroppo non abbiamo più speranze che trovare solo i resti dilaniati dei corpi dei tre dispersi».

Lo ha detto il dottor Emanuele Cherubini, responsabile provinciale del 118 di Pescara che sta coordinando i soccorsi in collaborazione con le forze dell’ordine.

RICERCHE SOSPESE, ZONA DA BONIFICARE– I soccorritori e le forze dell’ordine stanno decidendo se e come proseguire nella ricerca dei dispersi, in quanto c’è il forte pericolo di nuove esplosioni per la presenza di polvere nera e fuochi di artificio inesplosi. L’enorme area del cratere – campi coltivati, boschi, uliveti, colline e dirupi – è interdetta e dovrà essere bonificata dagli artificieri, perché come hanno spiegato i carabinieri «con la deflagrazione in tutta l’area si sono disseminati gli ordigni, le bombette con le quali si fanno i fuochi d’artificio».Sarà molto difficile recuperare i corpi, o di quello che resta, dei tre dispersi perché l’epicentro della devastante esplosione sentita nel raggio di chilometri, é avvenuta proprio all’interno del corpo fabbrica dove stavano lavorando i tre Di Giacomo.

VIGILE DEL FUOCO IN SALA OPERATORIA – Per uno dei vigili del fuoco investiti dall’esplosione a Villa Cipressi di Città Sant’Angelo è stato necessario un intervento chirurgico, avendo riportato diversi traumi. Gli altri invece sono rimasti feriti in maniera lieve e non sono in pericolo. Complessivamente gli operatori arrivati nell’area per i soccorsi sono circa 300, in base a una stima del 118.

CONAPO, NESSUN ERRORE VIGILI DEL FUOCO– « Appresa la tragica notizia ho subito telefonato al comandante dei vigili del fuoco di Pescara per sincerarmi delle condizioni di salute dei colleghi coinvolti nell’esplosione di Città Sant’Angelo e per cercare di capire la dinamica. Il comandante mi ha dato notizie sui colleghi e rassicurato che i vigili del fuoco hanno ben operato senza nessun errore. Stiamo andando sul posto per cercare di capire di più sulle cause e per assistere i colleghi, ed esprimiamo profondo cordoglio e ci uniamo al dolore delle famiglie di chi è deceduto e siamo vicini ai feriti, nel frattempo è massima la nostra mobilitazione per la ricerca dei dispersi». Lo rende noto Antonio Brizzi, segretario generale del sindacato dei vigili del fuoco Conapo.

«Fermo restando che le notizie che riceviamo parlano di una fabbrica attentissima a sicurezza e prevenzione – afferma Brizzi – torniamo a ribadire la necessità che il ministero dell’interno disponga preventivi controlli ispettivi a campione da parte dei vigili del fuoco sulle attività lavorative, in adempimento alle normative sulla sicurezza del lavoro, controlli che invece sovente non vengono effettuati a causa della mancanza di direttive, e per la cronica carenza di personale, peraltro in Italia sono numerose le esplosioni accadute in tali tipologie di fabbriche, segno evidente che tanto si deve ancora lavorare sul fronte della prevenzione e dei controlli».

NAPOLITANO TELEFONA A PREFETTO – Il presidente Giorgio Napolitano ha chiesto notizie sulla tragedia di Villa

Cipressi direttamente al prefetto di Pescara Carmine D’Antuono. Lo ha rivelato il sindaco di Città S.Angelo Gabriele Florindi. Il sindaco ha anche spiegato che attende la data dei funerali per poter dichiarare il lutto cittadino.

ASSOCIAZIONE PIROTECNICA IN SQUADRA MONDIALI – I Di Giacomo, titolari della fabbrica di fuochi esplosa nel pescarese, con quattro vittime, «dovevano partecipare lunedì prossimo 29 luglio ai campionati del mondo a Valmontone, vicino Roma, in rappresentanza dell’Italia». A riferirlo il presidente dell’Associazione pirotecnica italiana (Ass.P.I.) Nobile Viviano che conosceva le vittime.

«Conosco i Di Giacomo, sono i delegati in Abruzzo della nostra associazione – ha raccontato all’ANSA Viviano – il loro rispetto delle norme era ossessivo e scrupoloso. La Di Giacomo è riconosciuta e classificata dal ministero dell’Interno”.

«Noi come associazione – ha aggiunto il presidente dell’Ass.P.I. – avvieremo una nostra ricerca interna e daremo la nostra disponibilità, come avvenuto in altri tragici casi simili, per il supporto necessario per seguire tutte le pratiche post-incidente che non solo è traumatico per le perdite umane ma anche per tutto quello che riguarda le procedure relative all’inchiesta della magistratura”.

Sulle cause, per Viviano «è difficile ricostruire”. «Da escludere l’effetto atmosferico dall’esterno e l’autocombustione di un prodotto già confezionato. L’incidente non è attribuibile alla materia prima, tutta testata e controllata ». «Noi – ha concluso Viviano – trattiamo esplosivi, quindi il rischio è alto anche nelle fabbriche a norma. E le leggi in Italia sono le più rigide d’Europa ».

SINDACO: AZIENDA MODELLO E A NORMA – «Era un impianto a norma, assolutamente sicuro. Tanto che la magistratura utilizzava la ditta Di Giacomo come deposito quando venivano sequestrati i botti illegali». Lo ha raccontato il sindaco della cittadina pescarese Gabriele Florindi, il quale ricorda con affetto «una famiglia di gente bravissima e veri lavoratori: erano dei veri amici carissimi», dice Florindi.

I PRECEDENTI IN ABRUZZO – Sono sette gli incidenti avvenuti in Abruzzo nelle fabbriche di fuochi pirotecnici e materiale esplodente, con dieci morti e quattro feriti: il più grave è accaduto nel 1994 nella Marsica, con sei morti, escludendo quello di oggi in contrada Villa Cipressi a Città Sant’Angelo, con un morto e tre dispersi:

25 marzo 1992 – un morto Un operaio della fabbrica ‘Sabino’ di Casalbordino (Chieti),

Bruno Molisani, di 48 anni, muore a causa dell’esplosione di una spoletta, che poi innesca l’esplosione di altre 100 spolette, danneggiando il capannone.

14 luglio 1994 – sei morti e quattro feriti Due esplosioni nella fabbrica di petardi tra Balsorano

(L’Aquila) e San Giovanni Valle Roveto (L’Aquila) provocano la morte dei due titolari della ditta, i fratelli Angelo e Donato Cancelli di Sora (Frosinone), di 40 e 46 anni, i dipendenti Wilma Di Giandomenico (29), lo slavo Zoran Petrovic (26), Gabriele Gismondi (22) e Gianni Di Passio (31). Altre quattro persone rimangono ferite. L’inchiesta per strage colposa viene

archiviata nel 1996.

26 novembre 1994 – un morto Quattro esplosioni nella fabbrica di San Demetrio né Vestini

(L’Aquila): muore il titolare della ditta, Giuseppe Santoro, di 52 anni, mentre procede alla miscelazione dei colori per i fuochi d’artificio in una baracca.

7 febbraio 1996 – un morto In una casamatta di Celano (L’Aquila) muore uno dei titolari di

una fabbrica di fuochi pirotecnici, Arcangelo Tirabassi, di 48 anni.

15 marzo 1997 – nessun ferito Esplosione in una fabbrica di fuochi a Tollo (Chieti). Nei

giorni successivi il titolare della ditta viene arrestato perché esercitava senza licenza e senza il rispetto della distanza di sicurezza tra le casematte.

20 maggio 1997 – nessun ferito Esplosione per surriscaldamento in una delle casematte di Celano

(L’Aquila) poste sotto sequestro dall’autorità giudiziaria dopo la morte di uno dei titolari l’anno precedente.

9 agosto 2007 – un morto Muore a Cerchio (L’Aquila) il figlio del titolare di una

fabbrica di fuochi pirotecnici, Renato Amiconi, di 29 anni.

CORRE DAL PADRE TRADITO DAI SUOI FUOCHI – È andato incontro alla morte per disperazione e con incoscienza: Alessio Di Giacomo, 22 anni a settembre, figlio del titolare Mauro, non era al lavoro insieme agli altri familiari, ma è corso subito sul luogo del disastro di Villa Cipressi, dove pochi minuti prima, intorno alle 10,30, una deflagrazione aveva raso al suolo la fabbrica di fuochi d’artificio della famiglia. Gli operatori del 118 appena arrivati hanno tentato di fermarlo, ma lui voleva andare verso il cratere per provare a salvare il padre e lo zio,

ma proprio in quell’attimo la seconda terrificante esplosione lo ha centrato in pieno. «Siamo arrivati sette minuti dopo il primo lo scoppio – ha poi confermato il dottor Cherubini, il responsabile del 118 pescarese – è stato come vedere una scena di guerra con lapilli e materiale ricaduto fino a quattro chilometri. Ho visto dopo l’esplosione un ragazzo che mi è corso vicino e gli ho detto di allontanarsi. Dopo non l’ho visto più».

Si è immolato così, mentre mezza provincia pescarese era rimasta attonita sia per il boato sentito a chilometri, sia per il fungo ‘atomico’ che campeggiava tra le campagne di Elice e Città S.Angelo e che si vedeva da ovunque alto nel cielo. Ma se c’è un figlio che sconvolto si fa travolgere dall’esplosione e perde la vita, ecco un altro zio, Adriano, salvo per caso. È attonito in lacrime dinanzi alla tragedia: la mattina, si era staccato dai fratelli Mauro e Federico per andare in centro a Città Sant’Angelo per una visita medica.

«Non avevamo operai – dice tra i singhiozzi – era un’azienda familiare la migliore d’Abruzzo». Adriano non riesce a capacitarsi perché «era il miglior laboratorio d’Abruzzo,

avevamo rifatto tutto da capo, era tutto nuovo. Belle coperture,

tutte coibentate, muri da 40 centimetri».

Ma cosa può essere successo? «So che Mauro si stava preparando perché doveva andare a Chieti, stava lavorando sulle ‘bombe’ già chiuse, ma il nostro era un ambiente fresco e all’avanguardia. Non so proprio darmi una spiegazione».

Sul luogo del disastro è arrivato anche il genero di Federico Di Giacomo, Loris il quale conferma che «la fabbrica era tra le più in regola per perfezione e pulizia. Anche io ho fatto questo lavoro, e tutti sappiamo che i discorsi sulle tragedie sono all’ordine del giorno: sai quando inizi – conclude

– non sai se finisci».