
«Non si arresta affatto la mobilità passiva. Al contrario cresce di 1 milione di euro e stabilizza la dipendenza strutturale del servizio sanitario abruzzese rispetto a quello di altre regioni». Ad affermarlo, attraverso una nota, è Giovanni D’Amico, vicepresidente del Consiglio regionale dell’Abruzzo.
«La specificità dell’esodo dei pazienti abruzzesi, tra l’altro, non è per patologie importanti – aggiunge D’Amico – Vanno via anche e soltanto per prestazioni di estrema semplicità. Vuol dire, come ammette lo stesso presidente Chiodi, che è scarsa la fiducia del cittadino nei confronti del servizio sanitario regionale. La prossimità territoriale che il governatore della Regione Abruzzo ritiene causa dell’emorragia di pazienti, professionalità e quindi economie verso le Marche è una giustificazione che lascia il tempo che trova. In effetti per le prestazioni complesse i pazienti emigrano verso regioni con servizio sanitario qualificato, Regioni del Centro nord. Mentre emigrano verso Regioni contigue che offrono migliori qualità di prestazioni generali, anche per interventi di minore complessità».
«Per questo – prosegue la nota – l’attenzione del gruppo Pd sui temi della sanità in questi anni, che si sta rafforzando col coordinamento interregionale dei gruppi». Il 19 luglio scorso, proprio D’Amico, ha partecipato ad una riunione in Toscana. «Il gruppo – si legge ancora nella nota – si propone di interfacciare il Governo Nazionale per un nuovo e qualificante Patto per la salute. Voce unanime tra i partecipanti».
«Carte alla mano – sottolinea D’Amico – questi dati vanno letti con maggior attenzione e non annunciati come una conquista. Un milione di euro in più di perdita rispetto al 2011 ed un valore generale della passività che vale quasi 70 milioni, ovvero un dato che si attesta tra il 3 e il 4% del valore del servizio sanitario regionale.
Andando ad analizzare bene non se ne comprende la motivazione, quando il dato certo è che il cittadino abruzzese va fuori regione sia per patologie importanti, le cui specialistiche non sono presenti sul territorio, che per prestazioni di bassa complessità. Dunque questi i dati su cui riflettere ragionando, per evitare l’effetto perverso di annunci rassicuranti a fronte un servizio sanitario percepito come carente rispetto alla tutela delle persone e dei cittadini in Abruzzo».