Metanodotto Snam, assemblea pubblica

30 luglio 2013 | 15:20
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Metanodotto Snam, assemblea pubblica

«Ieri 29 luglio, su convocazione del sindaco di Sulmona Peppino Ranalli, si è tenuta nell’aula consiliare del Comune una assemblea pubblica sulla questione del metanodotto “Rete Adriatica” e della Centrale di compressione Snam prevista a Sulmona. All’assemblea hanno preso parte, oltre a molti cittadini, il sottosegretario di Stato Giovanni Legnini, le senatrici Paola Pelino ed Enza Blundo, Vittoria D’Incecco, i consiglieri regionali Giovanni D’Amico, Giuseppe Di Pangrazio, Carlo Costantini, Franco Caramanico e Gino Milano, gli ex parlamentari Giovanni Lolli e Alfonso Mascitelli, l’assessore al Comune dell’Aquila Alfredo Moroni, portavoce del Coordinamento interregionale anti-gasdotto, il presidente dell’Anci Abruzzo, il presidente della Comunità Montana Peligna, sindaci e amministratori provinciali e comunali del territorio». A comunicarlo sono i Comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona.

Al termine è stato approvato il documento che segue:

«L’assemblea ribadisce la contrarietà al progetto, così come proposto dalla Snam, già espressa attraverso atti deliberativi adottati da numerosi Enti istituzionali delle Regioni interessate dall’attraversamento del gasdotto, tra cui: la Regione Abruzzo, la Provincia dell’Aquila, i Comuni dell’Aquila e Sulmona, in quanto il tracciato dell’opera e la localizzazione della centrale presentano notevoli criticità sia sotto il profilo della sicurezza e della salute pubblica, sia per l’impatto sull’ambiente e sulle già deboli economie locali. Le scelte riguardanti le grandi opere come quella in oggetto, dovrebbero essere sempre fondate sul principio di precauzione, riconosciuto dal Trattato Istitutivo dell’Unione Europea, al fine di minimizzare i rischi per i cittadini ed i danni per il territorio. Di ciò non si è tenuto conto nel caso specifico in quanto le scelte progettuali, a fronte di criticità oggettive, relative in particolare alla elevata sismicità dei territori attraversati, non consentono di escludere, con adeguato margine di certezza, rischi per la incolumità e la salute delle popolazioni interessate».

«Pertanto, il progetto – si legge nel documento – non appare conforme al perseguimento ed alla tutela dell’interesse pubblico, esponendo l’Amministrazione pubblica ad eventuale contenzioso e possibile risarcimento di danni. Tenendo conto di quanto sopra, l’assemblea chiede che venga data attuazione, senza ulteriori indugi e ritardi, a quanto unanimemente deciso con la risoluzione approvata dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati e con le due risoluzioni approvate dal Consiglio Regionale dell’Abruzzo: che il Governo nazionale disponga la modifica del tracciato, escludendo la fascia appenninica “al fine di evitare, sia gli elevati costi ambientali che ne deriverebbero, sia l’elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini dovuta al rischio sismico che metterebbe a dura prova la vulnerabilità della condotta”; che il presidente della Regione Abruzzo trasmetta al Ministero dello Sviluppo Economico il parere contrario della Regione sull’opera per come attualmente progettata, negando l’intesa con lo Stato; che venga subito istituito l’apposito tavolo tra tutti i soggetti interessati al fine di individuare una soluzione alternativa alla dorsale appenninica sia per il metanodotto che per la centrale di compressione».

«L’assemblea chiede – si legge ancora nel documento – che il Governo nazionale ritiri l’impugnazione della Legge regionale numero 14 del 7 giugno 2013, relativa alla localizzazione e realizzazione delle centrali di compressione a gas in aree sismiche, ritenendo che sia prerogativa della Regione tutelare la sicurezza e la salute dei cittadini e, in ogni caso, chiede che la Regione Abruzzo si costituisca in giudizio, presso la Corte Costituzionale, in difesa della legge stessa. L’assemblea auspica che la Regione in difesa della legge regionale numero 14 del 7 giugno 2013 relativa alla localizzazione. L’assemblea, inoltre, auspica l’abolizione di quanto previsto dall’articolo 38 del c.d. “decreto sviluppo” (Legge numero 134 del 7 agosto 2012) in merito all’intesa Stato-Regione, ripristinando in questo modo i pieni poteri delle Regioni in una materia, quale quella dell’energia, per la quale la Costituzione prevede la competenza e la potestà legislativa concorrente tra Stato e Regione.

L’assemblea, infine, decide di costituire un comitato ristretto di amministratori pubblici e rappresentanti della società civile che, in adesione al coordinamento interregionale anti-gasdotto, programmi le future necessarie iniziative».