
di Fulgo Graziosi
Appare quanto mai strano che una città candidata ad assumere ruolo e funzioni di “capitale della cultura” viaggi praticamente a ritroso, come i gamberi, rispetto alla evoluzione dei tempi.
Eppure, la tecnologia è venuta in aiuto a tutte quelle strutture asfissiate da una pressante e improduttiva burocrazia. E così, la città muore.
Se è vero, com’è vero, che le strutture governative viaggiano a rilento per quanto riguarda l’erogazione dei fondi connessi alla ricostruzione, è altrettanto vero che le istituzioni locali non hanno brillato nel tempo per produttività, progettualità e chiarezza di idee. Si è perduto troppo tempo e nel periodo meno negativo per lo stato di salute della cassa finanziaria dello Stato.
Un pauroso lasso di tempo di cui nessuno vuole parlare, forse perché comporterebbe un serio esame di coscienza, dal quale nessuno uscirebbe assolto. Perciò, i problemi si ignorano, non si vogliono vedere e si cammina indossando paraocchi consistenti e lenti fortemente scure per eliminare le poco edificanti visioni.
Nel momento in cui l’Amministrazione comunale decide di emulare le condizioni di vivibilità e di civiltà di una città come Trento, ben venga l’idea anche dello scopiazzamento, visto che la dirigenza comunale non ha idee sufficientemente credibili da sottoporre all’attenzione della Giunta e del Consiglio. Per lo meno si effettui l’esercizio del copiato con assoluta celerità, dal momento che non ha la necessità della preventiva progettazione e approvazione degli organi preposti.
Il biglietto da visita di una città modello, che è stata da secoli capitale della cultura regionale, che aspira a risollevare le sorti socio economiche del proprio territorio attraverso la trave portante della cultura, dovrebbe attuare una seria politica volta ad abbellire anche quello che il terremoto ha sconvolto e ha reso inaccettabile. Dovremmo smettere di piangerci addosso e guardare con occhio critico tutto ciò che di brutto dovremmo eliminare con tutta l’urgenza che il caso richiede.
La civica Amministrazione ha voluto lanciare un perentorio avviso alla propria dirigenza, avvertendo che sarebbe stata valutata attentamente la produttività dei singoli settori. Da quello che possiamo vedere e valutare, come prima impressione, si è trattato solamente di un piccolo sassolino lanciato nello stagno, incapace di produrre onde per la propagazione dell’avvertimento.
Per un momento abbiamo avuto il dubbio che potessimo sbagliarci e che non fossimo al corrente dell’ampliamento dei confini dei Parchi nazionali e regionali. Questa incertezza è scaturita dal fatto che, normalmente, le politiche dei Parchi tendono ancora a reprimere ogni forma di sviluppo, ponendo rigidi vincoli su ogni cosa. Lo stato dei fatti ci ha indotto a pensare che sul territorio cittadino, oltre al vincolo della zona rossa, fosse stato imposto al “vincolo ambientale”. Infatti, solo per fare un piccolo esempio capace di sintetizzare tutto ciò che avviene nel circondario, basta percorrere la strada che collega l’Aeroporto dei Parchi con il Viale delle Fiamme Gialle. Quasi in corrispondenza con il secondo ingresso alla struttura aeroportuale esiste un muro di sostegno in cemento, alla cui base si è formata una pozzanghera perenne fin dal momento della realizzazione della strada. Non si riesce a capire bene se la provenienza dell’acqua sia sorgiva, data la limpidezza della stessa, oppure se provenga da una perdita della conduttura di adduzione dell’acqua potabile ad un soprastante capannone. La pozzanghera costituisce un evidente pericolo per gli utenti della strada.
Pericolo ancora più preoccupante nel periodo invernale per effetto delle gelate che invadono quasi tutta la corsia di marcia posta, tra l’altro, in semicurva. Non finisce qui. Lungo il rettilineo che conduce alla Scuola della Guardia di Finanza l’erba comincia a invadere buona parte dei margini della piattaforma stradale. Alcuni pannelli della segnaletica verticale sono praticamente resi invisibili, o quasi, dall’altezza delle erbacce che rendono difficile la visibilità dei medesimi. Potrebbe sorgere il dubbio che alcuni cartelli, come quello che abbiamo fotografato, siano stati installati dal Comune o dall’Ente Parco, perché l’interpretazione dei medesimi risulta alquanto ardua. Non si comprende bene, osservando la foto, se il cartello avverta l’automobilista del possibile passaggio di animali selvatici, oppure, data la plastica posizione del cervo raffigurato, se non sia un cartello che indichi un’area sportiva dove i cervi si misurino nel salto della siepe.
Il biglietto da visita della città è rappresentato non soltanto dalla percorribilità delle strade, assai precaria per la verità, ma, anche e soprattutto, dalla cura delle pertinenze circostanti. A Trento i piani stradali sono perfetti. I chiusini stradali assolvono pienamente alla funzione di deflusso delle acque di superficie. Le aiole sono perfette e sempre in ordine. I cimiteri sono puliti, ordinati, curati. Tutto ciò è verificabile in tutto il territorio comunale e non soltanto nel capoluogo come, purtroppo, avviene in maniera consolidata nella nostra città, tanto è vero che i contribuenti delle periferie si chiedono se siano cittadini aquilani solamente per il pagamento dei tributi, dal momento che i servizi non risultano rilevabili, come la manutenzione delle strade, la mancata pulizia delle stesse e la percorribilità delle medesime nel periodo invernale.
L’Amministrazione aquilana, purtroppo, è ancora prigioniera della burocratica dirigenza e non riuscirà a scrollarsi di dosso questo oneroso fardello, a meno che non decida, seriamente, di dare fedelmente corso al “proclama” lanciato dal Sindaco, se si vuole dare al cittadino, al contribuente, al visitatore una pallida idea di efficienza, efficacia e, perché no, anche di economicità. Se non si perseguono e non si raggiungono questi obiettivi, in tempo utile, possiamo tranquillamente abbandonare l’idea della candidatura a “capitale della cultura”, perché tra gli elementi di valutazione ci sono anche quelli legati alla vivibilità e alla cura della città. Questi aspetti, anche se qualcuno non lo sa e non vuole sapere, costituiscono un prezioso elemento della cultura in senso generale.