Perdonanza, gli errori da non ripetere

3 agosto 2013 | 12:29
Share0
Perdonanza, gli errori da non ripetere

[i]In questi ultimi anni abbiamo assistito a varie edizioni della Perdonanza, i cui risultati, spesso, non sono risultati apprezzabili, sia dal punto di vista organizzativo, sia nei contenuti e, soprattutto, per la scarsa aderenza al vero spirito dell’evento. Ne abbiamo parlato, in senso veramente critico, con Giorgio Cavalli. Elemento impegnato su diversi fronti culturali, dalla musica alla composizione, dalla sceneggiatura alla regia e alla ideazione di spettacoli teatrali, dalla ricostruzione di eventi legati all’ultima guerra allo sceneggiato strettamente collegato alla tragedia dei Nove Martiri aquilani. Molti successi, tante delusioni e molte incomprensioni.

Giorgio Cavalli, in stretta collaborazione con il fratello Umberto, ha dedicato tanto lavoro ed altrettanto impegno ad alcune edizioni della Perdonanza Celestiniana. Perciò, di diritto e per competenza, rappresenta l’elemento più qualificato per tracciare una breve sintesi critica delle varie edizioni della manifestazione con qualche riferimento ormai di carattere storico. Ci siamo incontrati diverse volte. Abbiamo analizzato i vari eventi. Abbiamo tracciato anche diverse ipotesi di possibili razionali varianti positive. Siamo anche riusciti, finalmente, a convincere Giorgio a metterle nero su bianco per lanciare un messaggio costruttivo alle istituzioni e agli operatori che si interessano della Perdonanza, affinché leggano con attenzione l’intervento di Cavalli per poterne trarre utili indicazioni per l’immediato futuro. A Giorgio Cavalli e alla famiglia giungano i ringraziamenti della Redazione per il pregevole lavoro posto a disposizione delle intelligenze aquilane.

Fulgo Graziosi.[/i]

______

di Giorgio Cavalli

Caro Direttore, ringraziandoti per il gradito invito, mi accingo volentieri a farti avere qualche mia personale riflessione sulla Perdonanza Celestiniana – così come mi hai proposto – e che mi pare raggiunga proprio quest’anno, con la gestione del Comune dell’Aquila, i suoi trentuno anni.

Il via, in un certo senso, al nuovo corso di questo particolare momento, che chiudeva definitivamente l’epoca della ormai lunga e consolidata tradizione, che avveniva, appunto, nel grande piazzale di Collemaggio con le benedizione delle auto, era, in effetti, già cominciato qualche anno prima. Ad opera e per iniziativa dell’appena giunto a L’Aquila, Padre Quirino Salomone. Come pure di alcuni volenterosi innovatori di cui si avvalse, già impegnati nel “Presepe Vivente” di Pianola.

Fu da questo sparuto gruppo che nacque l’idea del “Fuoco del Morrone” (e non altrove), che si concludeva allora, come molti ricorderanno, con l’accensione del tripode, posto sulla sommità del Torrione della Basilica.

Tutte molto attente al sociale, quelle edizioni, e non indifferenti alle sofferenze dei malati della vicina Neuro, che ne divenivano anche parte attiva. Né mancavano, le stesse, di offrire agli aquilani e ai tanti pellegrini presenti, la festa popolare successiva, sempre tanto desiderata, e che, per come spesso ci viene ricordato, va intesa – dopo aver fruito dell’indulgenza e del perdono – come atto di liberazione dell’uomo dal peccato e quindi di esultanza e di gioia per la riconciliazione verso Dio e verso gli uomini.

Anche negli anni Trenta, dove si registra un pittoresco corteo con costumi d’epoca forniti da Cinecittà, che, sembra, partisse da San Bernardino per poi esibirsi davanti la Basilica, con la rievocazione dell’incoronazione a Papa di Pietro Angelerio, stesso identico appuntamento di festa, divenuto ormai irrinunciabile rituale.

E’ vero, è capitato a anche a me di collaborare un po’ di anni fa in una edizione della Perdonanza. Molto a latere, ovviamente. Mi accorsi presto però, che i motivi per i quali mi ero reso disponibile, neppure minimamente si avvertivano in tale contesto. Il sistema del “copia – incolla” era già pronto. Si “ridiscuteva” unicamente sulle “Mannoia” di turno (con tutto il rispetto, naturalmente), oltre a tutto un fiume di ovvietà, cui da molti anni impotenti assistiamo. Come, ad esempio, quello di dare spazio anche alle infinite richieste di iscrizione da parte dei tanti “artisti in erba”, punti dalla vaghezza di rientrare nella grande kermesse.

Tutto come da copione. Non rilevavo, infatti, nulla che potesse, in qualche modo far pensare ad un palinsesto un po’rivoluzionario, diciamo così, per queste giornate; e che, finalmente, si ponesse come primazia, l’esaltazione della figura di Celestino. Mi spesi, al riguardo, davvero con passione, proponendo anche interessanti spunti che pure animarono qualche discussione. Per poi vederli, sovente, fare la stessa fine delle “valigie” affidate a Totò. (Totò a colori – nda). Quasi ci fossero degli infiltrati iconoclasti . . .

Francamente non fu una bella esperienza e, da allora, nulla di nuovo sotto il sole. A causa, secondo me – pur nei limiti di una opinione personale, ovviamente – della facilità con cui, forse, si affidano deleghe così delicate. Non può ridursi tutto ad una grande sagra paesana, perché tale appare. Come dimostra, del resto, l’interesse sempre minore che si registra ogni anno. Conseguenza, va pure osservato, anche per mai risolti problemi del Corteo che, per compattezza e scorrevolezza e con l’aggravante del sol leone che di solito picchia, lascia sempre uno strascico critico, per via delle sue lunghe ed estenuanti soste, capaci solo di compromettere il sistema nervoso dei convenuti. In quella mia esperienza, mi espressi anche su questo specifico tema, indicandone la soluzione. Tutto inutile.

Qui ci vorrebbe, davvero, gente culturalmente competente e lungimirante, mi domandavo. E mi chiedo ancora. Perché è proprio di essa, e non delle solite improvvisazioni, che si ha bisogno. Che sia all’altezza, in buona sostanza, di innovare, rinnovare e tirar fuori dall’ombra, e porla al centro di tutto e di tutti, la semantica universale di questo straordinario evento che, grazie alla figura poderosa di Celestino – gigantesco Nobel per la Pace ante litteram – ci ritroviamo a celebrare in agosto a L’Aquila. Non è con il meccanismo di un programma pieno zeppo di appuntamenti che si evade la “pratica”. In una selva così fitta, difficile districarsi. Nel 2007 (forse) . . . incuriosito dal suono di una voce, mi avvicinai con un amico a questa fonte musicale. Spettatori presenti, otto. Appunto. Poche cose ma buone, mi verrebbe da dire. Tanto meglio se fatte con scelte che puntino unicamente alla qualità e un po’ meno alla notorietà dei personaggi, che non potremmo – ahinoi – economicamente permetterci.

Penso, in proposito, alla bella intuizione per i “Cantieri dell’Immaginario”. Un bel progetto davvero, che avrà richiesto di certo una seria riflessione; come pure un gran lavoro, se scritto e confezionato su misura per una città pressoché sparita. Questo genere di cose – e sarebbe il caso si cominciasse a metabolizzare – sono esclusivamente frutto di specifiche sensibilità e consolidate esperienze. Non si acquistano in un supermercato. E’ solo nella consapevolezza di tale concetto, quindi che, a mio parere, la Perdonanza, potrebbe più verosimilmente sperare di “aprirsi al mondo” e camminare sui suoi sentieri. Purché, ripeto, tutto venga affidato a mani in grado di voltare pagina.

Quest’anno sembra ci sia una grande novità, ci informano. Si tratta, nientedimeno che, di un particolare “gioiello”, che indosserà una dama. C’è da scommettere: tutti ne resteranno esterrefatti…

Ho ovviamente estremizzato la cosa e, a parte pure la facile e scontata ironia, non è proprio con questi impercettibili quanto inutili orpelli – sempre costantemente presenti – che il nome ed il messaggio di Celestino potranno dilagare e volare oltre le mura urbiche. Per essere ancor più chiari: tutte le manifestazioni che facciano da contorno al grande evento di cui parliamo, son sempre momenti interessanti e di sicuro divertimento – e siamo pure d’accordo – ma non saranno di certo esse che sposteranno le grandi masse dei migranti della fede.

In conclusione, qui ci vuole un pensiero alto, una sceneggiatura totalmente diversa, che scavi nel profondo la storia, che trovi, che inventi e che ricavi le giuste coordinate per far conoscere al mondo intero, lo spirito del messaggio sempre attuale della “Bolla Celestiniana”. Mai tanto necessario e urgente, ove si pensi alle crescenti inquietudini dei popoli e ai tanti teatri di guerra che oggi li affliggono.

Intanto, nel nome, e nello spirito di quel Piccolo Grande Uomo del Monte Morrone, qui sceso da noi, per parlarci di amore e di pace, ci si accinge anche quest’anno a celebrare la Perdonanza. Da Egli stesso voluta. Ma che purtroppo, non riesce ancora ad ergersi, al centro della scena.