
di Gioia Chiostri
Medicina e chirurgia: il merito fa approdare in Giappone
Guido Macchiarelli, docente di Anatomia presso la facoltà di Medicina dell’Università degli studi dell’Aquila, spiega la grande opportunità offerta a cinque studentesse aquilane di seguire un corso estivo sulla dissezione anatomica umana in Giappone.
Cinque borse di studio per il Giappone. Cinque grandi strade che si dipanano dinanzi ad altrettante studentesse.
Imparare a crescere come medici in un altro paese, andare oltre i confini per unire pratica a teoria, voglia di lavorare a voglia di costruire ex novo.
Questo il senso che aleggia nelle parole del professore Guido Macchiarelli, docente di Anatomia, direttore del centro interdipartimentale di microscopia elettronica all’Aquila e vice presidente della facoltà di Medicina e Chirurgia.
« Il progetto nasce da un accordo storico che il nostro gruppo di ricerca ha con il Giappone, da sempre nostro partner prescelto per scambi culturali e scientifici. Io provengo dalla scuola romana di anatomia; il mio maestro, il Professor Motta, personaggio famoso scomparso ahimè prematuramente, mi ha lasciato in eredità questa proficua friendship.
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In passato si è avuta una crescita formidabile con il Giappone: proprio 24 anni fa, l’Università di Okayama, brillante baluardo della comunità scientifica lì residente, istaurò un rapporto proficuo con l’Università aquilana, non solo dal punto di vista scientifico e quindi tecnologico, ma anche dal punto di vista culturale», così ha spiegato l’iniziativa il docente, beneficiario anche del titolo di segretario generale della ‘International Committee of Symposia on Morphological Sciences’.
«Organizzai – ha continuato il professore – tantissime attività in tutto il mondo. Nel 2000, all’Aquila hanno avuto luogo numerose attività internazionali; questa città, di fatti, ha sempre avuto e dimostrato una sensibilità particolare in merito a questa volontà di soverchiare le frontiere cittadine.
Negli anni a cavallo fra 2000 e 2001, mi sono occupato dell’ufficio per l’erogazione internazionale di un accordo quadro, che ha consentito alla nostra Università di essere inserita in un programma di scambi culturali didattici. Gli studenti, il nostro frutto più prelibato, nell’ambito di questi accordi, potevano scegliere di continuare il loro percorso di studi in un’altra sede universitaria; per la facoltà di Medicina, che presenta un ciclo accademico unico, ossia sei anni continui, definiti come ‘undergraduate degree’, la possibilità è quella di specializzarsi in un paese estero.
Oppure di portare a termine il dottorato di ricerca in un paese estero, quello che viene genericamente definito ‘postgraduate’. Questo tipo di rapporto culturale, oltre che con Okayama, l’università dell’Aquila lo ha istituito anche con l’università di Tohoku , a Sendai.
Questo ci tengo a dirlo, perché con essa condividiamo una tragedia immane, il terremoto, e perché abbiamo avanzato un importante progetto a carattere internazionale, un modo per fare lì il dottorato congiunto. Una nostra studentessa partirà a breve per Sendai, proprio al fine di conseguire un dottorato di ricerca. Quindi, in linea di massima, l’accordo quadro permette di sviluppare progetti di ricerca in sé o di dar adito a diverse pubblicazione scientifiche, non dimenticando, inoltre, che il substrato è composto dallo scambio culturale che studenti vanno ad intessere con altri studenti. Non c’è solo lo scopo scientifico che ci fa scegliere l’estero, ma anche quello umano».
Le studentesse vincitrici – Sara Cicchinelli, Laura Cirella, Giorgia Marchetti, Valentina Maurizi e Jessica Centonze – sono state selezionate con un semplice bando, congiunto poi alla qualità del loro percorso di studi, soprattutto delle votazioni riportare negli esami di Anatomia, ma, come ha avvertito il professor Macchiarelli, «la differenza di valutazione fra i candidati, ha riguardato solamente la lode presa o no all’esame della materia di cui mi occupo».
A seguire, ogni ragazza ha sostenuto un colloquio, nel quale doveva essere dimostrata l’assoluta padronanza dell’inglese scientifico; «io di solito faccio vedere un filmato scientifico in lingua inglese. Io ho mirato alla costruzione di una specie di club, e questa genuinità nei legami d’amicizia fra le ragazze vincitrici, si è dimostrata in ogni momento. È il gruppo che ha vinto, non la singola persona.
La partenza è prevista per il 15 di agosto. Altre importanti convenzioni internazionali sono state intessute con il Kazakistan. Inoltre un bel riconoscimento è quello che abbiamo conseguito in Georgia con il progetto ‘Tempus’: abbiamo vinto il The (Times higher educaton awards) per il miglior progetto condotto con le Università di Westminster (UK); Università di Brest (France) relativo all’e-learning nei paesi del Caucaso: Georgia, Azerbaijan e Armenia.
A qualche settimana fa risale anche un accordo con un’Università albanese,’Nostra signora del buon consiglio’: in questo caso, oltre alla collaborazione scientifica, ciò che è entrato in gioco è stato anche il discorso di trasferire lì la tradizione culturale italiana; tant’è che vi si insegna proprio in italiano».
L’Università dell’Aquila è stata selezionata da ben tre atenei giapponesi, «i loro studenti vengono da noi con la finalità di perfezionare le loro conoscenze nel laboratorio: per un periodo di tre mesi vengono a praticare all’Aquila quel che è definito il laboratorio intermedio».
L’esperienza degli studenti aquilani nell’Università giapponese inoltre, andrà ad essere testimoniata da un feedback che ciascuno di loro ricondurrà in Italia. «Il feedback è una sorta di diario individuale vertente su tutto quello che lo studente aquilano ha fatto in Giappone; è costituito da due parti: una, a mo’ di relazione, riguardante la parte scientifica, dove si racconta il lavoro nel laboratorio, e una seconda più critica, che descrive le attività che non sono state soddisfacenti. Di solito i giapponesi che vengono a studiare da noi, criticano più che altro i trasporti», ha aggiunto sorridendo il professore.
«Ciò che, infine, deve restare dello scambio con una egregia università come quella Giapponese, è l’esperienza dello scambio fra civiltà, delle amicizie che si andranno a coltivare, del fortissimo significato di socializzazione che i ragazzi maturano. I vincitori delle borse di studio, non sono ancora laureati a medicina, arrivano a malapena ai 25 anni ciascuno, e alcuni di loro non hanno mai scoperto altri orizzonti rispetto a quelli europei.
Nonostante oggi ci sia la globalizzazione, questi ragazzi non sanno cosa significhi vedere il mondo e imparare a raccontarlo. Maturano, all’estero, restano affascinati dal vivere in modo diverso la vita. La vita aquilana, almeno quella prima del terremoto, era fatta da passeggiate sotto i portici, da rumori e sapori di una città che rimane comunque medioevale, anche se suggerisce le dimensioni di una metropoli. In questo forse L’Aquila è unica. Per quel che riguarda la mia esperienza, la città dell’Aquila mi ha consentito di crescere; ho cambiato città per trovare stimoli maggiori e ho capito che questa città è un posto che ti permette di esprimere la passione abbarbicata allo scoglio sempre maestoso dell’Università.
Fare ricerca in un contesto internazionale, permette di conoscere ciò che è meglio e ciò che è peggio rispetto alla nostra realtà.
Con Teheran abbiamo intrecciato un’esperienza internazionale: i nostri ricercatori hanno dimostrato entusiasmo, voglia di fare in quei paesi che sbadatamente vengono detti emergenti, nonostante le loro radici siano risalenti nel tempo e vengano studiati come antichissime civiltà. Penso che dal Giappone i nostri studenti potranno imparare molto: il bello dell’oriente è proprio il rispetto che si ha per l’individuo, cosa che in questo momento da noi si è un po’ persa.
Esiste una parola giapponese che riassume tutto questo ed è: 大和魂 (spirito giapponese); un termine che condensa in sé il coraggio, il valore delle idee in cui si crede, lo slancio vitale verso una meta agognata e desiderata».
Ha concluso il professor Guido Macchiarelli «formare gli studenti è il motivo per cui noi docenti siamo qui. Io cerco di dare una valenza umanistica alla medicina. L’uomo è da sempre al centro del nostro obiettivo».