
Anversa degli Abruzzi, il piccolo borgo nelle vicinanze di Sulmona, celebra il 15esimo anno di attività della comunità ‘Il Castello’. Questo piccolo borgo – conosciuto per le tracce dannunziane, per le bellezze naturali e per la storia culturale e turistica – nel 1998 supportò la nascita di una piccola comunità per la cura delle malattie mentali. Dopo 15 anni e circa 200 giovani ospitati, il sodalizio tra gli abitanti del paese e la loro comunità è saldo come all’inizio e proiettato verso i prossimi anni, tanto da essere vicinissimi all’inaugurazione di un nuovo edificio progettato nel rispetto dell’ambiente e finalizzato alla migliore terapia e accoglienza dei pazienti. La struttura è regolarmente accreditata al Servizio sanitario nazionale ed è in attesa della imminente autorizzazione definitiva per il nuovo edificio di circa 1500 metri quadri.
Le sinergie espresse tra il paese e la comunità sono sfociate in un trattamento riabilitativo dei problemi psichiatrici fondato anche sull’integrazione dei pazienti con gli anversani. In tal senso Anversa non si pone certo come luogo dei miracoli, bensì della possibile integrazione, accettazione e umana comprensione di coloro che si ammalano di quella malattia per lo più nascosta e di cui poco si parla che è la psicosi.
«In un panorama nazionale di frequenti disservizi e malfunzionamenti della sanità – spiegano i portavoce della Comunità – questo progetto, una volta definibile “pilota”, alla luce dei successi terapeutici conseguiti andrebbe forse preso a modello in un’ottica di “psichiatria umana”, fondata sulla relazione, integrazione ed emozione e non su manuali, protocolli e semplici farmaci».
Anversa degli Abruzzi nella sua secolare storia e tradizione ora annovera anche l’essere stata sede di una scommessa basata sull’uomo, protagonista nel lenire sofferenze e contribuire a ridare normalità a chi da sempre si era sentito diverso e non accettato. Peccato che non sia più possibile che D’Annunzio passi di nuovo una notte ad Anversa: ora forse non scriverebbe “[i]La fiaccola sotto il Moggio[/i]”, ma un’ode alla speranza e all’uguaglianza degli uomini. Gli anversani e tutti gli operatori del Castello lo hanno già fatto e sperano di poterlo fare ancora per i prossimi anni.