
di Renzo Pinterpe
Mi son fatto tutt’acquolina
nel vedere i frutti sapidi
d’una felice e suggestiva immagine.
Il colore che, come un’onda,
avvolge il “Corso”,
contenuta ai margini dal pallore
dei nobili palazzi offesi,
e che tracima oltre.
Mi sforzo d’eguagliare
i gloriosi poeti
per cantarla, la mia città, all’anima,
al cuore di tantissimi fratelli.
Bramerei trasmettere loro anche
il lungo meditare,
le pene tanto eloquenti quanto sottili,
la speranza che vuol protendersi
oltre il silenzio.
Vorrei raccontare ognuno
dei novantanove metri,
dell’italica bandiera,
sorretta dall’entusiasmo dei “volontari” e fanti amici,
simbolo d’una Nazione
che non può dimenticare, né tradire
quella città percossa,
del cui fedele ossequio
pare ancora intrisa.
L’Aquila, figlia d’Abruzzo,
nocchiera dell’amore,
che nelle avversità mai s’adombra,
di solerte travagliar
or’ dunque agogna.