
di Valter Marcone
Le montagne ammucchiate,
sprofondate nel verde
coraggioso e confuso
di questa terra furiosa;
nel firmamento gommoso e acceso
d’un cielo di latte e catrame
un pennello è sceso
a dipingere la città
mordendo gli edifici
a grandi bocconi di sconquasso.
Per il sospetto di una tenia
che a stento sgombera
i detriti
macerie e devastazioni
piangono
riflesse su un grembo
di entusiasmi e visioni
d’una natività
raccolta da questa terra
all’improvviso
per una speranza anch’essa improvvisa
improvvisata e a lungo desiderata.
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