Parricidio Popoli, gip convalida arresto

9 agosto 2013 | 11:22
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Parricidio Popoli, gip convalida arresto

Si è avvalso della facoltà di non rispondere Sante Corazzini, il 40enne che, la sera del 6 agosto scorso, avrebbe ucciso, a Popoli (Pescara), il padre Angelo. Corazzini, assistito dagli avvocati Sergio Della Rocca e Paolo Marino, è comparso oggi davanti al gip del Tribunale di Pescara, Mariacarla Sacco, che dovrà ora decidere se convalidarne l’arresto. I suoi legali al momento non hanno avanzato richieste. Si attendono, dunque, le decisioni del giudice.

L’uomo è rinchiuso nel carcere pescarese di San Donato sotto il controllo dei sanitari. Uno dei suoi avvocati ha riferito che ha chiesto notizie del padre, e comunque, «non si rende conto di quanto accaduto».

Secondo l’accusa, subito dopo una violenta lite, il 40enne avrebbe aspettato che il padre si mettesse a dormire, lo avrebbe quindi raggiunto in camera da letto e colpito al torace e al collo con un coltello da cucina. Corazzini era da tempo in cura nel centro di igiene mentale di Tocco da Casauria (Pescara) ed era stato affidato al padre in quanto ritenuto seminfermo di mente.

Negli anni ’90, Sante Corazzini fu condannato per aver picchiato e ucciso un anziano, da cui avrebbe subito, a suo dire, attenzioni a sfondo sessuale. Per questo motivo la pena venne prima attenuata in appello e poi condonata con la grazia, che gli fu concessa da Carlo Azeglio Ciampi.

Gip convalida arresto, «E’ recidivo specifico» – Resta in carcere Sante Corazzini. Lo ha deciso il gip del Tribunale di Pescara, Mariacarla Sacco, che ne ha convalidato l’arresto. Per il gip «sotto il profilo cautelare sono da ravvisare pressanti esigenze di specialprevenzione, avuto riguardo alle modalità di commissione dei fatti di reato, che evidenziano una personalità criminale non comune: trattasi di recidivo specifico» si legge del dispositivo.

Per il giudice «le modalità crudeli e le circostanze del fatto-reato denotano una spiccata ed elevata pericolosità sociale». Nell’ordinanza di convalida Sacco sottolinea che «il pericolo di reiterazione di gravi reati o comunque di reati della stessa specie di quelli per cui si procede è concreto e attuale».

«Le predette modalità infatti – scrive il giudice – evidenziano l’elevata pericolosità sociale dell’indagato che, anche alla luce del precedente penale specifico, lascia fondamentalmente presumere che lo stesso, proprio per la dimostrata incapacità di controllare i suoi impulsi aggressivi, possa commettere gravi reati della stessa specie di quelli per cui si procede».

Per quanto concerne la misura cautelare in carcere, per il giudice è «allo stato l’unica misura adeguata a salvaguardare le menzionate esigenze specialpreventive (attesa comunque la necessità concreta di accertare successivamente la capacità di intendere e volere di Corazzini Sante al momento del fatto e la pericolosità sociale)». Sempre per il gip, «ogni altra misura meno gravosa sarebbe insufficiente a impedire la reiterazione di condotte di reato della medesima specie».