
Una smart card potrebbe registrare i movimenti e i contatti dei viaggiatori, aiutando così a controllare la diffusione di malattie infettive e a contenere eventuali epidemie. Il primo test è stato condotto tra gli utenti dei mezzi pubblici di Singapore, una metropoli che conta oltre 5 milioni di abitanti.
I risultati sono pubblicati sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze, Pnas, in uno studio coordinato da Kay W. Axhausen, dell’Istituto per la pianificazione del traffico e per i sistemi di trasporto del Politecnico federale di Zurigo.
I dati memorizzati sulle smart card hanno consentito di comprendere i comportamenti e le dinamiche che determinano gli incontri che i viaggiatori fanno quotidianamente. E’ emerso che tutto avviene secondo schemi ben precisi e che le interazioni ripetute sono regolari e sempre uguali nel tempo.
Molto è determinato da meccanismi regolari che interessano la vita dell’intera collettività, come nel caso del traffico dei pendolari, massimo nelle ore di punta, oppure come nel caso dei weekend, in cui le gente si affolla nei supermercati.
La routine quotidiana di ogni viaggiatore è invece il motore che determina gli incontri più personali, come quelli che ci rendono quasi familiare il volto di uno sconosciuto che vediamo tutti i giorni.
I ricercatori hanno anche compreso che gli individui che fanno incontri ripetuti non sono raggruppati in piccole comunità, ma nel tempo si ritrovano connessi in grandi reti invisibili che si estendono su tutta l’area metropolitana. Comprendere come questi network si estendono nella città potrà essere di grande aiuto per prevedere l’eventuale diffusione di un’epidemia.