Giampaolo Giuliani, il Radon della discordia

10 agosto 2013 | 19:41
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Giampaolo Giuliani, il Radon della discordia

La Fondazione Giuliani risponde alle polemiche confusionarie e sommarie sorte all’indomani della pubblicazione di uno studio sulle emissioni di Radon dell’Università di L’Aquila. La nota molto tecnica eppure molto chiara dovrebbe far riflettere i profani, o i tuttologi, dall’emettere giudizi e polemiche su elementi scientifici molto delicati e specifici.

«Sono trascorsi oltre quattro anni dal terremoto di L’Aquila – scrive il direttore della Fondazione Giuliani – quando il 9 agosto 2013 viene annunciata la notizia relativa alle misurazioni di Radon effettuate dall’Università di L’Aquila.

Ritardo assolutamente grandioso per dati che possono essere letti normalmente in “tempo reale” ma che vengono pubblicati alla vigilia di un fatto storico che ha colpito il mondo scientifico italiano ma che preferiamo non nominare perché se così fosse sarebbe di una gravità inaudita.

L’Università di L’Aquila – continua il direttore della Fondazione Leonardo Nicolì – in una pubblicazione scientifica dichiara che nel mese di marzo 2009 non solo non si sono riscontrati aumenti di Radon ma addirittura la media è risultata più bassa dello stesso mese dell’anno precedente.

Con questi dati nessuno ha inventato o scoperto qualcosa di nuovo e che già non si sappia da almeno 40 anni e cioè che le misurazioni Radon effettuate in superficie con il classico Radonometro non portano ad alcuna possibilità di riscontrare un’anomalia precursore di un terremoto. Cosa che viene sottolineata da quattro anni da noti scienziati come Enzo Boschi ma che continuano ad avallare questo tipo di ricerca con enormi spese di denaro pubblico.

Lo stesso OGS di Trieste attraverso una collaborazione con l’INGV continua a monitorare le emissioni Radon con lo scopo di trovare il precursore sismico. Vogliamo credere, visto che si è parlato di mettere “fine a questa storia”, che la collaborazione venga interrotta e che venga cessata ogni ricerca di questo tipo visto che la pubblicazione dell’Università di L’Aquila è già diventata “Bibbia” e che gli enti pubblici la smettano di effettuare ricerca visto che tale ricerca è stato conclamato non portare a nulla.

In realtà è proprio vero, questa ricerca non serve a nulla. Misurare il decadimento Alfa del Radon in superficie non porta e non porterà mai da nessuna parte e guarda caso, non a caso, il nostro strumento (Rivelatore Gamma) non solo non misura le emissioni Alfa ma cosa più importante non misura in superficie.

Non è un caso che il Rivelatore sia posizionato tre metri sotto il piano campagna e non è un caso che, anziché misurare le particelle Alfa prodotte dal decadimento del Radon, misuri particelle Gamma prodotte dai progeni del Radon e che tali particelle sono osservabili dal Rivelatore solo in presenza del Radon222 dentro il nostro strumento.

Cosa ancora più importante – conclude Nicolì – è soffermarci sulla questione della media di emissioni Radon dal sottosuolo. Tali emissioni avvengono e avverranno sempre fintanto che nelle profondità del nostro pianeta sarà presente l’Uranio la cui emivita è di circa 4,5 miliardi di anni ricordando che il Radon222 fa parte di questa catena di decadimento e di tutta la catena è l’unico elemento che troviamo in forma gassosa.

Non è determinante la quantità media di Radon anche perché, se così fosse, la Sardegna dovrebbe essere una regione altamente sismica, ma la sua variazione di concentrazione rilevata anche in sole pochissime ore. Detto ciò possiamo affermare che poco conta se a marzo 2009 le emissioni medie di Radon erano inferiori del 30% rispetto allo stesso mese del 2008 e invece ci stupiamo che grandi luminari ancora non lo abbiano capito, o meglio, facciano finta di non capirlo.

In realtà in questi ultimi quattro anni il Radon è stato utilizzato, discusso, chiacchierato a piacimento in base alle proprie convenienze.

Di seguito pubblichiamo una nota di Giampaolo Giuliani diramata poco fa sul suo profilo Facebook:

«Speravo tanto che le polemiche sulla ricerca sperimentale effettuata dalla Fondazione Giuliani fosse ormai placata ed in qualche modo compresa, in particolare da chi sente il bisogno a tutti i costi di dimostrare che possiede un livello culturale superiore alla media.

Il recente articolo scientifico apparso su Environmental Earth Sciences: “Observations and box model analysis of radon-222 in the atmospheric surface layer at L’Aquila, Italy: March 2009 case study”, a firma di: Giovanni Pitari, Eleonora Coppari, Natalia De Luca e Piero Di Carlo, non può essere assolutamente correlato con le osservazioni ottenute dal sottoscritto che utilizza metodo, tecnica e strumentazione completamente diversa da quella da loro documentata.

L’accostamento dei risultati ottenuto da uno strumento a scintillazione, misurando particelle alfa in atmosfera, pretendendo di stabilire valori in percentuale di variazione di concentrazione di 222-Radon, sempre in atmosfera, denota solo una grande mancanza di cultura sul comportamento dell’elemento Radon a seconda del luogo in cui viene misurato.

Non a caso le mie stazioni di monitoraggio sono collocate a 2-3 metri sotto il piano campagna. Non a caso lo strumento utilizzato, una scatola di Piombo a tenuta, scherma al suo interno la camera di decadimento per la misura di particelle gamma (214Piombo e 214Bismuto progenie del Radon) il cui spessore, a seconda della scatola utilizzata, varia da 5cm a 10cm di spessore, appunto. Il dato scientifico sul livello di concentrazione di 222Radon, rilevato dai 4 ricercatori nel periodo pre-terremoto, non ha alcun fondamento: l’atomo di Radon è un gas pesantissimo, staziona in superficie, in aria perde la sua concentrazione veicolato da fluidi e possiede una emivita di 3.8 giorni.

Voglio ricordare in ultimo a tutti che la mia sperimentazione scientifica non è mai stata sostenuta da nessun ente in assoluto. Solo risparmi di famiglia. La Fondazione Giuliani oggi è sostenuta da donazioni di liberi cittadini che credono e vogliono andare avanti sulle sperimentazioni in atto. Vorrei anche mettere in evidenza la mancanza di etica professionale dimostrata nella circostanza da coloro che hanno utilizzato informazioni scientifiche per colpire indiscriminatamente un altro gruppo di ricerca.

Voglio ricordare che nel 2004, quando mi resi conto di possedere dati scientifici in controtendenza con le informazioni possedute dall’ambiente scientifico nazionale, ebbi la premura di informare coloro che all’epoca rappresentavano il top della ricerca in Italia e tutti sanno di chi sto parlando.

Il capo della Protezione Civile ed il Presidente dell’INGV, allora in carica. Ci sarebbero tante altre cose da dire, credetemi, i test che in questo momento stiamo effettuando presso il nostro laboratorio, richiedono tutto tranne queste stupide e non costruttive polemiche.

Giampaolo Giuliani»