
di Valter Marcone
Gli orari in fila
allineano i treni
mentre un flauto fuori tempo
ristagna l’armonia nel sole
che scotta sul muro di marmo
già nero di fumo.
Le colonne come un fascio
di ceri si allineano sul marciapiede
e la vetrina del bar scintilla;
io la guardo e ripasso una legge
di ottica ;
il giorno ormai quasi tutto passato
allinea anche lui i fischi dei treni.
E’ la vita del pendolare:
giostre, marionette, bambini e donne
valigie, sacche, ombrelli e cappelli
nelle carrozze di un treno:
la borsa leggera del desinare,
qualche libro e una scatola
di toscanelli da fumare
e poi non avere tempo per perdere
il treno che parte sempre in orario
e arriva quasi mai in orario.
Alla stazione la sera e la mattina
recito sempre una mistica preghiera
viatico e companatico di uno scarto
di tempo da trascorrere tra la gente
la gente del treno.
E’ anche così il treno della vita:
con sul petto un cartello
con su scritto “fragile“, “alto”, “basso“
mi invento il cartellino
“porto franco a destinazione“
e spero che il destinatario, anzi la destinataria,
mi rispedisca al mittente
con una firma corta, sgraziata ma sincera.
Ma non accadrà perché nella sua bottega
tra valigie, sacche, ombrelli e cappelli
prende tutte le mercanzie, ahimè, ahimè,
tutte le mercanzie .