Erano gli anni lievi

21 agosto 2013 | 06:09
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Erano gli anni lievi

di Valter Marcone

Vestivamo il diavolo senza poter comprare

i vestiti di Prada

che per la fame non avevamo nemmeno

gli occhi per piangere.

A volte le vecchiette di Vico Spezzato

ci dicevano attenti agli spiriti per farci

paura

e tenerci a bada monelli come eravamo

ma gli spiriti erano angeli con le scarpe

da zappaterra o con la camicia da ferroviere

padri e zii che lavoravano dalla mattina

alla sera

come mastro Salvatore Petrilli il muratore

e mastro Puntillo il falegname

che poi la sera si sedevano, specialmente

d’estate, fuori la porta della “cantina” di Ioletta

e con un bicchiere di vino in mano

raccontavano storie affascinanti di Garibaldi

e qualcuno dei loro padri era stato garibaldino.

Oreste Bagonghe cantava “bandiera rossa”

e il professor Carlo Autiero commemorava

ogni anno

nella sezione del PCI di Corso Ovidio

Lenin e la Rivoluzione d’ottobre.

Avevo i calzoni corti e andavo dietro

a mio padre

trovai da leggere in quella sezione

“La madre” di Gorkj e “I cosacchi” di Tolstoi

e ho amato così la Bur grigia.

I cugini Marcone giocavano tutti al calcio

io non li guardavo nemmeno perché

forse del pallone non me ne importava niente

ma in fondo ero un po’ geloso

di non saper giocare al calcio come loro.

Andavamo a far guerra tirandoci sassate

fuori Porta e non avevamo ancora letto

“I ragazzi della Via Pal”.

Leggevo invece Capitan Mike,Grande Black

e il Monello

che costavano venti lire e me li comprava

mia madre il mercoledì

quando andava a dare l’acqua alle piante

di zia Liberata che in agosto andava

a Pescara da sua sorella.

Mi piaceva di più Gino Bartali

perché Fausto Coppi era un po’ aristocratico

e tutte quelle storie della Dama Bianca

che da ragazzo non capivo.

Parlavo nel sonno durante la notte

e zio Arnaldo qualche volta me lo riferiva

a modo suo che dormivamo nella stessa stanza.

Erano gli anni dell’oratorio, della prima comunione,

delle versioni di latino della professoressa Rizza

della colazione con pane e frittata prima

di entrare a scuola.

Erano gli anni che ricordo ora sempre di più

ogni giorno

e la notte quando non posso dormire

mentre faccio finta di dimenticare quello

che ho mangiato ieri;

erano gli anni lievi che non ingombrano il cuore

il cuore leggero di quegli anni vissuti

alla leggera.

(Dedicata a tutti i luoghi e gli amici di Sulmona)