La parola agli esperti: la celiachia

di Gioia Chiostri

«In Italia la celiachia è riconosciuta come malattia sociale, tanto che si stima colpisca all'incirca 400.000 italiani, ovvero una persona ogni 100/150. Molti soggetti convivono per numerosi anni con questa malattia senza accusare disturbi particolarmente gravi; il numero di casi diagnosticati (35 mila) è molto inferiore rispetto alla reale incidenza della patologia» - Laura Di Domenico, dietista specializzata in Scienze della Nutrizione, tenta di tratteggiare i caratteri generali di un ‘problema alimentare’ che spesso viene preso sottogamba - «Ogni anno, nella nostra nazione, si riscontrano circa 2800 nuovi casi di celiachia, con un incremento annuo che si attesta intorno al 9%». Il dato appare preoccupante. Ma, sic et simpliciter, cos’è il cosiddetto ‘morbo celiaco’?

«La celiachia è una patologia dell’intestino indotta dal glutine, sostanza proteica presente in buona parte dei cereali, come frumento, orzo, segale, farro, kamut, avena, spelta e triticale. Si tratta di una malattia autoimmune, nella quale il sistema immunitario, attivato in misura anomala dal glutine, danneggia le mucose dell’intestino. L’intolleranza cronica al glutine è considerata tipica dell’età pediatrica, ma può comparire in qualsiasi momento della vita di un individuo».

La celiachia si manifesta in taluni casi, determinati da dei fattori condizionanti. Così si è espressa la dottoressa Di Domenico: «perché la celiachia possa manifestarsi, è necessaria la contemporanea presenza di una predisposizione genetica e di un consumo di alimenti contenenti glutine. Una diagnosi precoce della celiachia consente di evitare danni all’organismo e di condurre una vita libera dai disturbi che comporta. Lo spettro clinico della celiachia è estremamente vario: il quadro classico è quello di malassorbimento con diarrea, perdita di peso e carenze nutritive multiple. Altri pazienti, invece, riferiscono uno o più sintomi cronici estranei all’apparato digerente come crampi, debolezza muscolare, formicolii, emorragie».

Oltre a ciò, vi è una casistica di sintomi più frequentemente correlati a questa malattia. I principali sono: l’anemia da carenza di minerali (Ferro) o vitamine (vitamina B12, acido folico), l’osteoporosi precoce per ridotto assorbimento di calcio e carenza di vitamina D, che può condurre nei casi più gravi a fratture ossee in seguito a traumi di lieve entità; l’aftosi orale (quel fenomeno che porta alla formazione di piccole placche rotondeggianti e fastidiose sulle mucose orali) e più in generale la dermatite erpetiforme (una particolare lesione bollosa della cute) e in ultimo la progressiva distruzione dei villi intestinali che conduce infatti a malattie importanti e talvolta irreversibili come infertilità, aborti ripetuti, arresto della crescita, ipotiroidismo, alopecia, diabete e tumori intestinali. È frequente che la celiachia possa portare, poi, a problemi di natura psicologica come ansia, irritabilità e depressione. Essa, se non viene diagnosticata in tempo ed adeguatamente curata, può condurre a fenomeni molto gravi soprattutto in giovane età (celiachia tipica).

Quali sono i fattori di rischio? «Innanzitutto è bene ricordare che la celiachia insorge negli individui geneticamente predisposti ma non è escluso la possibilità che la celiachia possa colpire persone geneticamente non predisposte. Per questo motivo quei soggetti che hanno almeno un parente affetto da celiachia hanno un maggior rischio di contrarla. La patologia insorge più facilmente in presenza di altre malattie autoimmuni e più in generale in condizioni di debilità fisica prolungata. Anche la dieta ha un ruolo fondamentale nella comparsa della celiachia e tanto più risulta povera di glutine, tanto minore sarà il rischio di insorgenza. Altri fattori di rischio sono: diabete mellito di tipo 1, sindrome di Down, deficit di IgA, familiari di primo grado celiaci. La prevalenza statisticamente il morbo celiaco colpisce maggiormente popolazione femminile, con un rapporto femmine/maschi di 2 a 1».

Inoltre, la somiglianza con altre malattie rende la patologia celiaca di difficile diagnosi. Soprattutto quando in età adulta, sono necessarie numerose visite specialistiche prima di accorgersi che l'origine dei disturbi è legata alla sua presenza. «In altri casi può accadere che il paziente si autoconvinca della normalità dei sintomi omettendo di riportarli al medico curante. Per questo motivo si stima che almeno 300.000 Italiani convivano ogni giorno con la celiachia senza esserne a conoscenza», ha aggiunto la dottoressa.

«Dato che in presenza di celiachia vi è un considerevole aumento della produzione di specifici anticorpi, un semplice esame del sangue può aiutare la diagnosi. In caso di positività solo la biopsia dell'epitelio intestinale potrà confermare l'effettiva presenza della patologia. Tale tecnica diagnostica si basa sul prelievo di un piccolo campione di tessuto tramite l'inserimento di un sottile e lungo tubo per via orale. A differenza di altre patologie autoimmuni, la celiachia è curabile nella quasi totalità dei casi adottando un'alimentazione appropriata, qualora non siano già instaurate complicanze irreversibili. Per questo chi si scopre affetto non deve farsi prendere dal panico, è importante seguire subito una dieta priva di glutine, o anche detta gluten free diet, GFD.

I precetti più significativi della dieta priva di glutine sono tre:

1) Sostituire grano, orzo, segale e farro con riso o mais. Sono permessi pane, pasta, semola, biscotti, fette biscottate, dolci, fiocchi ecc. che vengono preparati con farine gluten free, poiché queste farine non contengono glutine.

2) Bandire tutti quegli elementi che contengono ugualmente delle tracce di glutine. È il caso di alcune marche di formaggi e salumi in cui il glutine viene aggiunto in piccole quantità per accelerare il processo di stagionatura. Può essere rischioso consumare alcune marche di gelati o di sughi pronti in cui la farina viene aggiunta come addensante. Stesso discorso vale per alcuni farmaci per uso orale in cui la farina è presente come additivo.

3) Evitare accuratamente l'inquinamento ambientale degli alimenti gluten free. Infatti è inutile consumare pane gluten free se viene posto nella cestina del pane comune. Può essere dannoso consumare pasta gluten free se viene cotta, ad esempio, nella pentola della pasta comune; oppure consumare pizza gluten free se viene impastata da un pizzaiolo con le mani sporche di farina di grano. A proposito di pizza, ricordiamo che anche la birra contiene glutine. Ma anche a questo è stato posto rimedio mediante la preparazione di un’apposita birra gluten-free, da poco tempo in commercio».

Combattere il morbo celiaco è semplice; basta seguire, a fronte di tutto ciò, poche e basilari regole alimentari. Fondamentale è la ‘scoperta’ di esserne affetti: ogni buon cammino comincia con un buon proponimento. Fare una capatina in ospedale se si è in dubbio sull’avere la celiachia o no, può solo portar benessere al proprio viaggio.