Dove abiterai speranza?

28 agosto 2013 | 06:58
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Dove abiterai speranza?

di Valter Marcone

Il mio amico fotografa le spose

sul sagrato di Collemaggio

ma è un fingitore; la sua agenda

non è quella di un fotografo di professione

ma di uno che tiene la contabilità

dei sogni d’amore e quando ci parlo

assolve sempre quei sogni, sogni

che fanno fatica a vivere in questa città.

E se penso a quelle “polaroid mutanti

del tempo” come le immagini dei santi

che mia madre teneva sulla credenza

e ai visi delle bambole di pezza

vestite di panno lenci che teneva

sul risvolto del lenzuolo

dell’alto letto matrimoniale,

anch’io non so negare a quelle polaroid

un’assoluzione di tenerezza e pietà.

Come a quegli altri sogni

ad un passo dalla riva

quando la vita si fa così lontana

che dolore, sofferenza, malattia

e morte sembrano non avere speranza.

E invece no. Per aver colmato il mondo

di nuovi suoni, per aver contato

i battiti del cuore, per aver reso

il cielo meno estraneo, per aver disegnato

una speranza, quella speranza che accoglie

il futuro, io abiterò la città

la nuova città che da questo nascerà.

Dove abiterò io? Dove abiterai

speranza? Nella città, nella città dove

sarà domani il mattino.

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