
«E’ fondamentale che l’intero sistema di protezione civile, di cui anche gli organi di informazione fanno parte, affronti con equilibrio i temi legati al rischio sismico, senza cadere negli eccessi di rassicurazione, da una parte, o allarmismo, dall’altra». E’ quanto si legge in una nota congiunta del dipartimento della Protezione civile e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).
«In questi giorni, a seguito degli eventi sismici che, in varie zone d’Italia, sono stati avvertiti dalla popolazione – evidenziano Protezione civile e Ingv – sono stati pubblicati numerosi articoli e mandati in onda diversi servizi televisivi. In alcuni casi, gli interventi di esperti scientifici sull’andamento e le possibili evoluzioni delle sequenze sismiche sono stati interpretati in modo da poter indurre i cittadini ad abbassare il livello di attenzione in un territorio, nel caso specifico la zona di Gubbio, esposto a rischio sismico».
«Quasi tutto il territorio italiano – si legge nella nota – è caratterizzato da faglie attive e in grado di produrre terremoti. Le sequenze sismiche iniziano e dopo un tempo, più o meno lungo, finiscono; a volte, però, hanno delle riprese e, nel complesso, si possono protrarre per mesi o anni. In alcuni casi, poi, possono essere associate a terremoti forti. Anche ora, in diverse zone d’Italia, sono in corso sequenze che hanno picchi e periodi di relativa quiete: come questi varino, aumentando o diminuendo d’intensità e frequenza, è, al momento, argomento di studio e ricerca che l’Ingv affronta quotidianamente nel suo lavoro».
Per esempio, rilevano ancora i due organismi, «l’aggettivo “naturale” o “normale”, utilizzato talvolta per descrivere l’evoluzione di una sequenza sismica, non va inteso come un’indicazione di un fenomeno che si è concluso: sarebbe “normale” anche una ripresa dell’attività con scosse altrettanto o più forti di quelle già avvenute. Per queste ragioni, come dipartimento della Protezione Civile e Ingv chiediamo la collaborazione di tutte le redazioni affinché, quando si parla di terremoto, sia fornito un messaggio corretto e chiaro al pubblico, prestando la dovuta attenzione anche al significato dei termini utilizzati».
«Come si sa – conclude la nota – il primo passo verso la riduzione del rischio passa attraverso una popolazione consapevole: occorre premunirsi, far controllare le abitazioni, gli edifici pubblici, i luoghi di lavoro, verificare e pretendere che il proprio Comune abbia piani di emergenza aggiornati e testati, poiché i terremoti, anche forti, possono avvenire in gran parte del territorio italiano in ogni momento e senza preavviso».