Santo Stefano, il gioiello degli Appennini

5 settembre 2013 | 17:05
Share0
Santo Stefano, il gioiello degli Appennini

di Fulgo Graziosi

La spinta dei privati che ha fatto crescere, non la dimensione, ma la conoscenza del piccolo Borgo dell’aquilano è stata di gran lunga superiore alle aspettative e alla portata dell’amministrazione comunale. Oggi di Santo Stefano se ne parla in Italia e in Europa, ma anche nei Paesi extra continentali, grazie ad una capillare azione promozionale svolta dai privati, per non dire da un solo operatore, che ha saputo divulgare l’immagine del prezioso Borgo attraverso una campagna pubblicitaria di alta levatura, impegnando molte riviste di carattere turistico e giornali di portata nazionale e internazionale. Se domani dovesse venir meno al Comune di Santo Stefano questo grosso sostegno finanziario e pubblicitario, sorgerebbero guai seri per l’amministrazione che, a causa delle scarse disponibilità di bilancio, non avrebbe più la possibilità di continuare a divulgare la propria immagine, facendo scemare sensibilmente i flussi turistici, apportatori di presenze, anche se di solo carattere giornaliero.

{{*ExtraImg_159860_ArtImgRight_300x400_}}Gli operatori privati si sono sostituiti all’amministrazione, con la quale, però, hanno condiviso idee e progetti. La prematura perdita di una pedina di capitale importanza, quella del sindaco D’Aloisio, ha creato non poche difficoltà alla gestione comunale, anche se la signora Di Matteo, vice sindaco, ha saputo rimboccarsi le maniche e abbracciare la croce con tutte e due le braccia, dedicando la maggior parte del tempo alle attività amministrative del Comune.

Forse, in altre circostanze, se non avesse avuto l’appoggio e la collaborazione degli altri due Borghi di Castel del Monte e Navelli, non si sarebbe imbarcata in questa grossa avventura che richiede impegno, dedizione e notevoli sostanze economiche, certamente superiori alle reali potenzialità di cassa del Comune, specialmente in un momento di massima difficoltà come l’attuale.

Comunque, tra mille difficoltà, anche di carattere familiare e, soprattutto in rapporto alla consistenza organica del Comune, la Di Matteo è riuscita a districarsi magnificamente, rispondendo sinteticamente ad alcune domande che ho potuto rivolgerle.

L’Associazione dei Borghi più Belli ha voluto premiare alcuni Comuni del cratere sismico, tra cui Santo Stefano per l’organizzazione del Festival dei Borghi 2013. Come hai accolto la notizia e quali sono state le reazioni dei cittadini? La recente scomparsa del tuo predecessore ha creato qualche pensiero in più nella messa a punto del programma organizzativo?

La notizia che mi ha comunicato Luciano Mucciante mi ha preso un po’ di sorpresa. Sono rimasta incerta se manifestare tutta la mia soddisfazione, oppure se palesare dubbi e incertezze circa la reale possibilità di condurre a termine il progetto di partecipazione all’importante evento nazionale. Poi, dopo aver tratto un breve sospiro di sollievo, rincuorata dagli incoraggiamenti di Mucciante, mi sono sentita integrata nel programma della manifestazione e ho cominciato a realizzare modi, maniere e strategie per consentire alla “Piccola perla degli Appennini” di fare bella figura, mostrando tutte le bellezze archeologiche, artistiche, ambientali e culturali di cui dispone il territorio. È la prima volta, giova evidenziare che tre piccoli Comuni riescono a mettere insieme idee, progetti, programmi e strategie per raggiungere un unico comune obiettivo finale: lo sviluppo socio economico di un più vasto territorio, in luogo della isolante corrente di pensiero corrente solo ed esclusivamente entro le mura fortificate dei Borghi.

{{*ExtraImg_159861_ArtImgLeft_300x400_}}Il tuo Comune, grazie all’intervento dei privati, ha raggiunto anche una bella immagine in area nazionale e lo stesso è già conosciuto per un bel prodotto tipico di nicchia. Nella vetrina del Festival quale altro prodotto andrete ad esporre, oltre alle famose lenticchie?

In effetti i privati, oltre a far conoscere le loro mirate iniziative turistiche, hanno promosso anche la divulgazione dei prodotti tipi del territorio. Prodotti, come le lenticchie di Santo Stefano, che intendo porre sui tavoli di esposizione con altri prodotti tipi locali, come biscotti artigianali, liquori fatti con erbe ed essenze del posto, amaretti, prodotti artistici artigianali fatti esclusivamente a mano.

Noi siamo fermamente convinti che le attività culturali possano dare un serio sostegno allo sviluppo del territorio e delle attività produttive prettamente tipiche. Il Comune di Santo Stefano, da qualche anno, ha curato molto l’aspetto delle mostre artistiche di qualità, l’aspetto musicale e anche quello commerciale propriamente detto. Intende proseguire su questo filone? Vuole incrementare ulteriormente l’aspetto culturale? In che modo e verso quale settore intende indirizzare gli interessi di settore?

Il Comune di Santo Stefano, grazie anche alla collaborazione della Soprintendenza dei Beni Culturali, è riuscita a ottenere una serie di mostre artistiche che hanno richiamato un gran flusso di visitatori. Alle mostre si sono aggiunti concerti dell’Officina Musicale, mostre fotografiche, mostre di ceramica e mostre di natura artigianale. Inoltre, il Comune ha concesso ampi benefici a tutti coloro che hanno avuto l’idea di aprire piccoli esercizi commerciali, anche se prettamente estivi. Sono pienamente convinta che per i nostri Borghi la cultura costituisca l’elemento più importante e basilare per lo sviluppo sociale ed economico del territorio. La cultura, inoltre, ha la capacità di trascinare anche lo sviluppo delle altre attività come il turismo, il commercio e l’artigianato. Tutte le nostre speranze per un decollo socio economico del territorio sono strettamente legate alle attività culturali che, mi auguro, non vengano mai meno.

La combinazione pubblico privato ha dato degli ottimi risultati nel recente passato. Non ritieni che il modello possa essere esportato e seguito anche negli altri Borghi del Festival per dar luogo ad uno sviluppo più organico e razionale di un territorio che, guarda caso, gode delle stesse caratteristiche e delle stesse potenzialità? Si potrebbe prendere coscienza che una migliore e diffusa offerta possa richiamare in zona un maggior numero di presenze turistiche, di amanti della natura, dell’arte, della cultura?

{{*ExtraImg_159862_ArtImgRight_300x225_}}Il modello da noi sperimentato, se non quasi subito, dovrebbe essere necessariamente esteso anche agli altri Borghi Abruzzesi. Senza l’apporto della iniziativa privata i nostri Comuni non possono aspirare neppure ad ipotesi di sviluppo socio economico del territorio. Prima di tutto per l’assoluta mancanza di risorse economiche che, oggi più che mai, non possono essere erogate da Provincia e Regione. Non basta. La presenza del Governo ha assunto aspetti sempre più divaricanti. I centri montani sono stati abbandonati al proprio destino. Negli ultimi anni abbiamo dovuto assistere ad una vera e propria desertificazione del territorio. Senza risorse di alcune genere i coltivatori hanno abbandonato i terreni. Senza disponibilità di manodopera gli allevatori hanno chiuso le stalle. Senza prospettive di lavoro i cittadini si sono trasferiti nei grandi centri urbani, nei Paesi europei e nel mondo alla ricerca di occupazioni capaci di garantire la loro sopravvivenza e una possibile prospettiva occupazionale per i discendenti.

Come vorresti ipotizzare l’intervento dell’Associazione dei Borghi, in collaborazione con l’ANCI, per ottenere dal Governo e dalla Regione una maggiore e più oculata attenzione per i centri montani minori, al fine di scongiurarne la possibile scomparsa?

Mi piacerebbe che la nostra Associazione Nazionale dei Borghi più Belli potesse assumere, in seno all’ANCI, una posizione forte e determinante per poter portare avanti un’azione capace di attrarre le attenzioni politiche comunitarie, Governative e Regionali, in modo da offrire ai piccoli Borghi almeno le più elementari possibilità di sopravvivenza. Senza i Comuni e senza i Borghi il decremento anagrafico diverrà inarrestabile. Già oggi presenta aspetti veramente preoccupanti. Il saldo tra nascite e decessi è decisamente a favore di quest’ultimo aspetto. Senza la presenza delle Amministrazioni Comunali il degrado ambientale costituirà una minaccia sempre crescente per le collettività. Gli esempi in proposito sno sotto gli occhi di tutti. se ne parla tanto, ma non si prospettano all’orizzonte provvedimenti capaci di arrestare questi incresciosi e dannosi fenomeni. In poche parole, vorremmo crescere e non scomparire.

A questo punto, viste le unanimi osservazioni dei tre Borghi abruzzesi interessati dalla manifestazione nazionale, ci sarebbe da augurarsi una sola sinterizzazione delle idee offerte dai piccoli Comuni. Una immediata e indifferibile presa d’atto della scadente considerazione riservata ai piccoli Comuni montani dall’Unione Europea, dal Governo Italiano e dalla Regione. Non basta la sola presa d’atto. Ad essa dovrebbero far seguito, con tutta l’urgenza che il caso richiede, provvedimenti legislativi e amministrativi che siano in grado di assicurare l’arrivo di linfa vitale nelle vuote casse comunali, prosciugate da una poco oculata politica della stabilizzazione della spesa. Spesa che non alberga nei piccoli Comuni per ovvie ragioni, soprattutto per una scarsa possibilità del potere impositivo. I residenti sono ridotti al minimo storico. I deceduti e gli espatriati non sono tassabili. Chi ha la responsabilità di assicurare l’erogazione dei servizi essenziali per la vita e per lo sviluppo dovrebbe togliersi il paraocchi e guardare intorno a trecentosessanta gradi se ha veramente a cuore lo sviluppo del territorio e la conservazione dei nostri prodotti culturali.