Gli Incartamenti del Sindaco

7 settembre 2013 | 10:58
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Gli Incartamenti del Sindaco

Signore,

questa volta non mi dovete dire di no, mi dovete aiutare a capire, perché altrimenti divento pazza e, se mi dovessi imbattere nel Massimo dirigente medico della ASL, mi farebbe sicuramente ricoverare a Collemaggio, al posto di Celestino, anche per non lasciare il posto letto vuoto. Mi vorrei riferire agli incartamenti del Sindaco.

[i]Mia cara signora, è da un po’ di tempo a questa parte che noto il personaggio, a cui hai fatto cenno, seduto spesso a da solo su qualche panchina, con la testa tra le mani che cianfrusaglia cose non sempre comprensibili: “le caccio o non le caccio”. Non ha mai specificato a che cosa potesse riferirsi. Ritengo che sia ancora affetto da quei famosi dubbi amletici “sono o non sono il Sindaco dell’Aquila”, “sono o non sono il Don Chisciotte della ricostruzione”, “sono o non sono compatibile” e così via di seguito. Ora non so se possa riferirsi alle carte di questi argomenti o ad altre carte non identificabili. [/i]

Signore, se mi avessi fatto finire di esprimere il concetto, ti saresti accorto che non intendevo riferirmi a documenti di particolare interesse amministrativo e legale. Nella nostra città l’incartamento è di ben altra natura. Non hai mai sentito dire “si è incartato”, senza alcun riferimento al gioco della briscola? La definizione significa che si è avvolto su se stesso, anzi, per rendere più comprensibile l’idea, si è infilato in un “culo” (leggi fondo) di sacco e non sa come venirne fuori. Mi riferisco, in particolare, a diversi argomenti di notevole importanza politica, amministrativa e sociale e cioè:

Il trasferimento di Celestino alla vigilia dell’apertura della Porta Santa, dovuto alla precaria stabilità della Chiesa che, in caso di terremoto, crollerebbe di sicuro. Questa notizia non l’ha portata il piccione viaggiatore la settimana prima della cerimonia. L’Università l’aveva comunicata al Sindaco fin dalla fine dell’anno 2012. Ci dovrebbe essere anche una relazione con una lettera di accompagnamento, alla quale il Comune non ha mai risposto. La storia puzza di bruciato, perché non ho ben capito se le ragioni dello sfratto siano di natura politica. Oppure se le stesse siano state dettate da fatti contingenti come quello della sottoscrizione dell’accordo con l’ENI per la ricostruzione della Chiesa e, perciò, bisognava esiliare di tutta fretta Celestino per consentire l’inizio dei lavori. Oppure se il Sindaco abbia voluto vendicarsi del “gran rifiuto” per il trasporto totale della bolla e per l’altro “gran rifiuto” di non avergli consentito neppure la sola lettura della bolla stessa.

Questo è uno degli “incartamenti” di cui vorrei parlarti.

L’altro “incartamento” riguarda quella penosa sceneggiata svolta a Roma, quando andò a presentare il progetto per la realizzazione di una prestigiosa industria che avrebbe dovuto trattare il recupero e la rottamazione dei prodotti elettronici. Il progetto scritto da un “indiano” di provata fede, invocava la concessione di benefici economici riservati dalla legge esclusivamente per le produzioni chimiche e farmaceutiche. Oggi è calato il silenzio più assoluto sulla vicenda, forse perché non è stato possibile estendere gli effetti della legge alle rottamazioni, o perché il progetto, come si dice da più parti, rappresenta solamente uno scatolone vuoto. E sono due.

L’aspetto del terzo “incartamento”, quello del parcheggio di Via Vicentini ha del grottesco. A parte il fatto che molte mamme che transitavano nella zona con i bambini hanno minacciato azioni verso “ignoti” per una scarsa moralità dovuta all’uso di epiteti irripetibili e irriguardosi per i bambini, non tanto per gli adulti. Ha minacciato pubblicamente, lo ha messo pure per iscritto, che avrebbe cacciato carte compromettenti per la precedente Amministrazione. Fino ad oggi non si è visto nulla, tranne il sequestro dei locali di un bar nato dal nulla.

Forse, non mi vorrei sbagliare, penso che il Sindaco voglia far riaprire, a tutti i costi, la struttura ospedaliera psichiatrica di Collemaggio, altrimenti non si spiega, per nessuna ragione possibile, il quarto “incartamento”, inerente la lite di questi giorni con Aielli. Non credere che si tratti di ragioni di confini territoriali con il Comune di Aielli. Non esiste alcuna controversia tra i due Enti Locali. La lite è scoppiata con la “lunga mano”, Aielli per l’appunto, collocata dal Governo a L’Aquila per dare almeno la parvenza di una corretta assegnazione dei fondi per la ricostruzione. Anche in questo caso “Don Chisciotte”, lancia in resta, è partito alla carica solo perché sobillato dai giullari di corte della Giunta che non possono manovrare a proprio piacimento. Questa volta, francamente, non vedo alcuna ragione plausibile, anche se, bene o male, dovrei protestare per le lungaggini che riguardano l’approvazione del mio modesto progetto. Si tratta di una casetta classificata”A” che non si può riparare perché, forse, è da demolire. Con soli diecimila euro la potrei rimettere a posto, potrei tinteggiare anche la facciata. Non si può fare. Bisogna spendere trecentomila euro, se bastano.

L’ultimo “incartamento” per oggi mi provoca risentimento e irritazione per le dichiarazioni del Sindaco che ho dovuto leggere sulla stampa. Ha asserito, in passato, che la metropolitana di superficie a L’Aquila non si giustifica per ragioni politiche e, pertanto va smantellata. Ha fatto pure la rescissione del contratto con la società costruttrice, la quale, a norma di legge, vuole i danni per il mancato guadagno, gli interessi per il ritardato pagamento e, forse, anche i danni morali per l’immagine. Oggi, mi sono letteralmente cadute le forze. Il Sindaco, fate molta attenzione alla dichiarazione, dopo una lunga riflessione e una pesante crisi di coscienza, ha partorito questa brillante idea, lo ha pure scritto: “Sto seriamente pensando di vendere i binari”. Chi li potrebbe acquistare se non una società con le stesse caratteristiche di quella che si sarebbe dovuta occupare delle rottamazioni elettroniche, o di quella che avrebbe dovuto smaltire le macerie con favolosi compensi. Signore, non mi potete rifiutare il vostro aiuto, altrimenti mi scoppierà il cervello. Aiutatemi a capire come veramente possano stare le cose.

[i]Mia povera anima fedele, capisco perfettamente lo stato di angoscia che generano in te questi enigmatici “incartamenti”, da te ingegnosamente definiti. Personalmente ero rimasto al significato di documenti. Comunque, per toglierti da ogni incertezza e per tentare di restituire al tuo senno un po’ di serenità, ti fornirò alcune lapidarie informazioni, anche per consentirti di riposare e recuperare energie vitali per la tua sopravvivenza, per il pagamento delle cambiali e per la ricerca di un posto di lavoro per il tuo amato figlio medico. Ti è costata una fortuna questa laurea e, perciò, sarebbe giusto che qualcuno venisse ricollocato in aspettativa per far posto al tuo ragazzo. Lo troverei corretto e onestamente apprezzabile. Allora, ti spiego:[/i]

[i]Vorrei fornire al Sindaco una ciambella di salvataggio che lo sollevi da tutte le brutte figure fatte con la Perdonanza. Celestino è stato collocato in esilio d’urgenza alla vigilia dell’esecuzione dei rito religioso solo ed unicamente per mettere in risalto la firma dell’accordo raggiunto con l’ENI per il finanziamento relativo alla ricostruzione della Chiesa. L’effetto che aveva sperato non lo ha raggiunto. Avrebbe fatto meglio a dire agli aquilani la verità. Avrebbe evitato tanti sberleffi e tante incomprensioni e la sua immagine ne sarebbe uscita pulita e trasparente. Non è un concetto facile da capire quello della verità. Ci vorranno ancora diversi decenni e, forse, tu non arriverai a ricordarlo. [/i]

[i]In merito alla rottamazione elettronica devo, purtroppo, confessarti che a L’Aquila non c’è rimasto nulla da rottamare. Il famoso polo elettronico e l’ITALTEL, in ordine di tempo, sono stati rottamati da molto tempo. L’unica cosa da rottamare è il PC con il quale quel famoso “Indiano” ha scritto la relazione e lo scatolone vuoto che avrebbe dovuto contenere gli elaborati progettuali di cui non si è avuta mai cognizione. Anche queste carte il Sindaco avrebbe promesso di esibire in piazza. Fino ad oggi, però, non abbiamo visto ancora nulla. La mancata interpretazione della legge di finanziamento dell’opera è stata una piccola svista, una semplice inezia. Tra chimica e farmaceutica la rottamazione elettronica calza alla perfezione. Non è colpa del Comune se al Ministero non sanno leggere e interpretare correttamente le leggi. Ma, forse, la vera ragione sta nel fatto che gli “indiani” li hanno confinati nelle riserve e, quindi, non sono nelle condizioni di operare al di fuori del ristretto territorio assegnato.[/i]

[i]A Via Vicentini, probabilmente, il Sindaco ha toppato ed è rimasto veramente “incartato” tra gli incartamenti che ha tra le sue mani e che, probabilmente, non ha mai letto attentamente. Al momento del rientro in sede si è accorto di aver esagerato e, anziché rimediare con la presentazione delle dovute scuse, per salvare la faccia ha trovato la scappatoia del bar non in regola. Provate ad immaginare la scena quando il malcapitato gestore, al quale è stato negato il diritto all’esercizio dell’attività, presenterà la licenza rilasciata dal Comune. Per quanto riguarda gli incartamenti riferiti ai possibili abusi edilizi commessi dal proprietario degli immobili, non abbiamo e non vedremo mai nulla, perché bisognerebbe esibire anche quelli più recenti che, in qualche modo, potrebbero coinvolgere l’attuale amministrazione. Se, poi, questi documenti di cui parla il Sindaco dovessero esistere realmente e li tiene chiusi nel cassetto, farebbe bene a non cantare vittoria prima del tempo, perché la mancata denuncia delle irregolarità costituisce un reato di gravità unica. Le parolacce le lascerei da parte. Costituiscono una sua particolare prerogativa. Le pronuncia quando difetta di dialettica qualificata e qualificante.[/i]

[i]L’attacco rivolto di recente ad Aielli, rappresentante del Governo sul territorio, non è una novità e non desta nessuna meraviglia. È un vecchio ritornello che, spesso, cantano in Giunta quando vogliono distrarre l’opinione pubblica da alcune manovre di largo raggio. È una maniera cronicizzata di aggredire il prossimo per nascondere le brutte figure, le incapacità, la tracotanza e la presunzione. Solamente loro sono i depositari della verità. All’inizio se la sono presa con Berlusconi per le passerelle politiche. Si sono impadroniti delle passerelle e hanno lasciato in pace Berlusconi. Poi, se la sono presa con Chiodi che rallentava tutto e remava contro la ricostruzione dell’Aquila. Il rapporto con Chiodi è stato caratterizzato da amore e odio in maniera sfrenata. Successivamente hanno preso di mira Cicchetti e, qui, non posso dare loro torto, anche se non hanno avuto il coraggio di denunciare lo sperpero dei quattrini per i lauti compensi senza produrre nulla di positivo. Anche Bertolaso ha avuto la sua parte di disprezzo, odio, tacciandolo di non operare con celerità e, soprattutto, per l’eccessivo potere di cui godeva. Non sono andati oltre per carenza di idee. Con Barca, l’unico che ha veramente remato contro la ricostruzione della città, il discorso è stato delicato e difficile. Navigavano tutti sulla stessa “barca” politica. Accusarlo di remare contro sarebbe stata una precisa ammissione di colpa, perché sulla “barca” c’erano solamente loro. Comunque, Barca è l’unico che si è fatto veramente le ossa, la corda, i ramponi, per tentare la scalata non della ricostruzione, ma dei vertici della segreteria del Partito Democratico. Sta pur certa che Collemaggio sarà riaperto, se non se lo vendono prima. Ci sarà anche una immediata carenza di posti letto. I ricoverabili sono tanti e attualmente a piede libero. Il posto per te non ci sarà mai e, perciò, ritieniti fortunata, sei ancora sana di mente.[/i]

[i]Per quanto riguarda la metropolitana di superficie, ti vorrei raccontare un aneddoto calzante alla perfezione con la realtà dei fatti. Non posso, perché qualcuno potrebbe dirmi che sono anche blasfemo e a me non è concesso essere tale. Posso dire, invece, che l’organo di controllo, come la Corte dei Conti, è rimasto ancora immobile al cospetto di questo grave episodio. La rescissione del contratto a danno dell’Amministrazione con l’impresa esecutrice dell’opera, lo smantellamento, con spese a carico del Comune, delle rotaie che nel frattempo hanno creato danni seri ai cittadini. A tutto ciò potrebbe far seguito la richiesta di rimborso del finanziamento concesso dall’Unione Europea. Questo aspetto non interessa gli amministratori comunali perché non sarebbero loro a pagare, ma l’intera e incolpevole cittadinanza. Se sommiamo tutte le passività e le andiamo a confrontare con la residua somma necessaria per il completamento delle opere, avremmo potuto dire, forse, che sarebbe stato conveniente ed economico ultimare i lavori. Questi saranno, probabilmente, i famosi incartamenti che il Sindaco tiene chiusi in cassaforte e che non può esibire, perché concorrerebbero alla sua palese e ineluttabile autodenuncia.[/i]

[i]Per concludere, mia cara vedova, ti consiglierei di lasciar perdere tutto. Cerca di non capire. Paga a fronte alta le tue cambiali. Cerca un onesto lavoro per tuo figlio medico. Lascia perdere quelli che si vogliono rifare la casa senza averla utilizzata mai. Sarebbe bastato un semplice controllo per vedere se l’abitazione fosse dotata di allaccio dell’acqua, della corrente elettrica, dei servizi igienici e del relativo scarico alla fognatura, per individuare tutti gli “sveltoni”, quelli, appunto, che non avrebbero avuto diritto ad alcun finanziamento. Ma, i controlli, al Comune dell’Aquila rappresentano soltanto un “optional”, non un dovere e obbligo. Esistono centinaia di casi che non saranno mai individuati per carenza di personale, afferma il Comune, anche dopo l’espletamento del concorsone. Perciò, mettiti l’anima in pace e cerca di vivere serenamente questi pochi anni che ti sono rimasti.[/i]

Signore, grazie per avermi illuminata. Vi vorrei pregare, comunque, di richiamarmi accanto a Voi quanto prima possibile. Non vorrei assistere ad altri scempi, continue falsità, ingiurie e parolacce. Sono stanca e nauseata del linguaggio scurrile usato dagli amministratori che, volutamente, ignorano etica e stile. E così sia.