Il Festival nazionale dei Borghi chiude i battenti

8 settembre 2013 | 06:15
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Il Festival nazionale dei Borghi chiude i battenti

di Fulgo Graziosi

Oggi si ammaina la bandiera che per quattro giorni ha sventolato sui Borghi più belli del nostro circondario, accendendo i riflettori sui piccoli Comuni del cratere per cercare di mantenere alto il grado d’interesse per la soluzione di uno dei problemi più assillanti e indifferibile: la ricostruzione.

Non si è parlato solamente di ricostruzione. Sono state poste sul tavolo della discussione una serie di proposte che vedono la cultura posta al vertice di ogni interesse, quale elemento polarizzante e trainante per ipotizzare una qualsiasi forma di rinascita, sviluppo e decollo dei territori montani, sprovvisti di qualsiasi potenziale industriale e commerciale capace di concorrere alla ripresa della economia locale.

È una delle poche volte che tre Sindaci dei Borghi più Belli parlino una sola lingua. Una lingua che, guarda caso, ha tratto spunto dalla nostra incessante iniziativa di porre a capo di ogni iniziativa la cultura, perché questo attrattore è capace di mettere in movimento una serie di iniziative collaterali che vanno dalle attività prettamente scientifiche, alla promozione del territorio attraverso le emergenze archeologiche, artistiche e ambientali. I fattori innanzi citati, poi, se opportunamente coniugati tra di essi danno origine agli interessi turistici, mossi non soltanto dall’ambiente e dal paesaggio, ma, anche e soprattutto, dal desiderio di prendere cognizione dei favolosi patrimoni culturali di cui il territorio è abbastanza ricco.

Navelli, Santo Stefano e Castel del Monte sono stati animati come non mai. Sono tornati per la circostanza i cittadini residenti in altri Comuni italiani. Sono venuti a visitare i Borghi del circondario aquilano anche turisti e visitatori attratti dalla manifestazione. È difficile, se non impossibile, ipotizzare in tutto l’arco dell’anno delle presenze così numerose. Sarebbe una risorsa economica non indifferente per i Borghi e i Comuni limitrofi. Per consentire un fenomeno del genere sarebbe necessario e opportuno che i tre Borghi continuassero nell’azione comune con un accordo totale. Dovrebbero raccogliere e mettere sul piano della discussione tutte le potenzialità da curare e sviluppare per il decollo socio economico dell’intero territorio. Non basta.

È necessario imparare a saper vendere i prodotti culturali, ambientali e turistici esistenti nell’area ricompresa tra i tre Comuni. Sarà necessario, oltretutto, che l’Anci assuma il ruolo di interfaccia tra i piccoli Comuni montani, la Regione e il Parlamento. Senza risorse non si va da nessuna parte. Senza risorse non si fa cultura. Senza infrastrutture primarie e secondarie non si fa turismo. Dedicare un minimo di attenzione ai Comuni montani costituisce un atto dovuto da parte delle superiori Istituzioni regionali e nazionali, senza tralasciare neppure quelle comunitarie. Quello che si sta verificando in questi ultimi tempi rappresenta un paradosso assurdo e inaccettabile. Si tolgono risorse alle piccole realtà locali e si pretende che esse provvedano ad assicurare tutti i servizi tecnici, amministrativi e sociali previsti dalla vigente legislazione. Si adoperano bilance con pesi diversi per la ricostruzione e la riparazione dei danni causati dal sisma del 2009. In città le opere costano molto di più, mentre nei piccoli centri si lesina anche il centesimo. Forse, e non a caso, le due valutazioni, se non si possono rendere uniche, dovrebbero essere diverse e leggermente a favore dei piccoli centri, per i quali costituisce maggiore spesa la distanza dai luoghi di approvvigionamento dei materiali, il costo dei trasporti, il noleggio di attrezzature speciali, la disponibilità di imprese idonee per la messa i sicurezza dei fabbricati.

Di parole, di discorsi, di propositi ne abbiamo ascoltati tanti, alcuni dei quali, per la verità, scarsamente attinenti al tema proposto all’unisono dai tre Sindaci. Staremo a vedere quale sarà la corretta evoluzione dei fatti e propositi manifestati in questi quattro giorni del Festival Nazionale dei Borghi.

La sezione aquilana dell’Accademia della Cucina ha voluto tendere una mano ai piccoli Borghi del nostro territorio, organizzando una conviviale a Castel del Monte, proprio nel momento in cui si dovrebbero trarre le conclusioni dei dibattiti sviluppati in questi quattro giorni di intenso lavoro. Non vuole essere solamente una manifestazione di riconoscimento per il pesante e pressante lavoro svolto. Vuole essere invece una maniera per manifestare solidarietà e sostegno all’azione che i tre Comuni hanno svolto e che continueranno a svolgere, in collaborazione con l’Anci, al fine di consentire la realizzazione dei progetti presentati e illustrati nel corso del Festival Nazionale.

L’Accademia della Cucina ha voluto ospitare le delegazioni internazionali presenti alla manifestazione anche per dare senso e peso alla degustazione dei prodotti tipici locali con delle opportune disquisizioni in ordine alla preparazione, alla scelta degli elementi di base, alla combinazione degli stessi, fino ad arrivare alla degustazione vera e propria dei piatti locali.

Sarà una pura coincidenza, ma la chiusura in bellezza del Festival Nazionale dei Borghi più Belli è rappresentata, questa volta, dalla processione della Madonna dei Pastori. Trattasi di un rito che viene praticato ormai da secoli e sancisce l’inizio della transumanza dai pascoli di Campo Imperatore verso il Tavoliere delle Puglie. Una volta la processione della Madonna dei Pastori si snodava per le vie del centro storico di sera, al buio. L’illuminazione pubblica, abbastanza fioca per la verità, veniva spenta del tutto in maniera che la strada potesse illuminarsi con la luce dei ceri e dei lumini posti sui davanzali delle finestre e sulle soglie delle porte completamente aperte, in maniera che la Madonna al suo passaggio potesse lasciare all’interno delle case la sua benedizione per preservarle da eventuali danni e furti. Gli infissi, al termine del passaggio della processione, venivano richiusi in maniera che la benedizione potesse restare all’interno della casa che, dopo una lunga invernata trascorsa nelle più calde terre pugliesi, veniva riaperta nella tarda primavera successiva. È una manifestazione religiosa toccante. Vi partecipano, con devozione, uomini e donne di qualsiasi ideologia politica. La statua viene portata a spalla, per le anguste viuzze del centro storico, da robusti giovanotti le cui provenienze affondano le radici nei predecessori e avi allevatori di ovini.

Un aspetto che né stato sempre sorprendente negli anni precedenti è costituito dal fatto che l’8 settembre la popolazione residente dei castellani è ridotta soltanto ai cosiddetti “stanziali”, cioè coloro che trascorreranno in paese anche la stagione invernale. Sono pochi rispetto ai pienoni estivi, pullulanti di francesi, australiani, torinesi, milanesi, nella mattinata dell’8 il paese è quasi vuoto, silenzioso, pieno di quella quieta che lo rende ancor più affascinante e godibile. Alla mente di chi conosce le viuzze interne e le percorre in questo periodo si affacciano in continuazione ricordi, aspetti, persone con le quali si è convissuto a lungo e che ora non ci sono più. Tornano alla memoria anche tanti aneddoti, fatti, vicende e aspetti piacevoli di una vita giovanile troppo fugace, veloce, inarrestabile, che non ti consente di assaporare pienamente le esperienze di vita del momento. Si godono oggi, vivendo intensamente nel presente e con la mente rivolta al passato attraverso i ricordi dell’infanzia, della gioventù, della maturità.

Oggi, purtroppo, non ha inizio la transumanza. Si chiude una prestigiosa manifestazione del Festival dei Borghi più Belli d’Italia, per iniziare il cammino della speranza per cercare di concretizzare, di avviare a compimenti, idee, propositi e progetti manifestati dai Borghi del cratere sismico volti ad aprire nuove strade, nuove prospettive di sviluppo e di vita per i piccoli Comuni montani che, in mancanza d’altro, saranno costretti a scomparire.