
«Nel secondo trimestre del 2013 agricoltura e agroalimentare confermano il trend positivo, facendo registrare incrementi resi ancora più significativi dal difficile momento, con le esportazioni abruzzesi diminuite di quasi 2 punti percentuali nel periodo gennaio-giugno. L’export dell’agricoltura, ancora una volta, va in controtendenza rispetto ai dati regionali e, aspetto non secondario, in termini percentuali ha fatto molto meglio di un settore come quello dell’abbigliamento, tradizionalmente sempre voce principale per l’economia abruzzese». L’assessore alle Politiche agricole della Regione Abruzzo, Mauro Febbo, commenta così i dati diffusi dall’Istat sull’export.
«I prodotti dell’agricoltura – aggiunge – hanno fatto registrare una variazione del +7% rispetto al 2012, mentre gli interscambi commerciali dei prodotti agroalimentari sono cresciuti dell’1%. Incrementi significativi si sono registrati per i prodotti di colture permanenti, olio, prodotti da forno e naturalmente il vino, re indiscusso delle nostre esportazioni in tutto il mondo. Il dato diffuso dall’Istat è quanto mai eloquente: nei primi sei mesi dell’anno i nostri vini hanno fatto registrare scambi per oltre 58 milioni di euro con una variazione del +14% rispetto all’anno passato. Questo vuol dire che i prodotti ‘fatti in Abruzzo’ restano altamente competitivi e non solo mantengono importanti quote di mercato, sia con i partner storici sia con i Paesi emergenti, ma riescono a crescere nonostante la crisi generale conquistando nuovi spazi a livello internazionale. Andando ad analizzare i dati nazionali, con un +8,4% per l’export Italia, è possibile affermare che quella della nostra regione è una delle migliori performance visto che meglio dell’Abruzzo, nei primi sei mesi 2013, hanno fatto solo Liguria, Emilia Romagna, Campania, Basilicata e Calabria».
«Notizie molto positive – conclude Febbo – anche dalle esportazioni di altri prodotti d’eccellenza dell’agroalimentare come l’olio, che continua a fare importanti balzi in avanti e ha fatto registrare un incremento del 6%, e la pasta che si conferma prodotto altamente competitivo con un variazione significativa del +8%».