
di Gioia Chiostri
Il mondo universitario potrebbe apparire a volte come un immenso calderone di parole. All’inizio di un nuovo anno accademico, i segreti di un altro corso di laurea dell’università degli studi dell’Aquila, quello in Infermieristica, vengono svelati da una rappresentante a livello studentesco. Le matricole quasi convinte potrebbero magari anche convincersi del tutto e affrontare più serenamente questa losca sfida chiamata università.
Marzia Giacca, 21 anni, originaria di Colli al Volturno, un paese nella provincia di Isernia, «ma molto affezionata a L’Aquila» – come ci tiene a dire lei stessa, «essendo la città che mi ha accolto e mi ha cresciuta» – spiega in cosa consiste divenire un’infermiera e cosa porta a scegliere questa figura professionale.
«A L’Aquila – spiega – ho incontrato e coltivato le mie più grandi passioni, le scienze infermieristiche, la rappresentanza con Lista Aperta e le mie più vere amicizie. Ho conosciuto qui persino il mio fidanzato attuale. Dopo aver visto e vissuto in questa città delle cose così belle, è inevitabile fare del mio meglio per rendere L’Aquila bella anche agli occhi dei nuovi arrivati. Quest’anno sarà diverso dal passato perché vedo il traguardo della mia laurea: è un motivo in più per essere vigile e accorta ogni minuto della giornata. In questo mi dà una grande mano la responsabilità della rappresentanza: cercare di capire le problematiche del proprio corso (l’astio di una lezione, la difficoltà di reperibilità del materiale didattico, la disorganizzazione del tirocinio formativo) è una cosa che costringe a stare svegli riguardo a tutto e in un certo senso tiene sulle spine. Il mio giudizio sull’università è che tutti abbiano la possibilità di imparare ciò che faremo da grandi. Per farlo occorre seguire le lezioni e ritengo giusto che tutti gli studenti abbiano un posto degno per farlo, quindi appoggio il test auto-valutativo introdotto quest’anno per aiutare lo studente a capire se ha delle lacune da colmare».
«Ai neo-universitari – aggiunge Marzia – consiglio di studiare. Sembra banale, ma assicuro che studiare con la consapevolezza che si potrà forse diventare esperti un giorno in quella disciplina è tutta un’ altra cosa. Spesso ci si dimentica che l’università è il posto in cui si cresce per diventare un individuo adulto, poliedrico, che contribuisca a costruire il mondo con il proprio lavoro. Ci si dimentica che oltre allo studio esiste un mondo, in cui viviamo, fatto di realtà. Ciò si connette all’etimologia di università, ossia ‘[i]luogo di studio pubblico in cui si insegna l’universalità delle scienze[/i]’, quindi la loro applicabilità alle cose del mondo. Lista Aperta organizza ogni anno, da tanti anni, l’accoglienza matricole per i neo-universitari. Personalmente mi sono occupata e interessata soprattutto alle matricole dei corsi di studi della mia area, quella medica. In questi anni di rappresentanza è stato bellissimo incontrare ragazzi pieni di entusiasmo e studiare assieme a loro. Per quanto riguarda la scelta del corso di studi, quest’anno ho incontrato più persone che si sono avvicinate a Infermieristica per passione. Molti compagni di corso all’inizio della carriera universitaria cominciano per il guadagno facile, questo è vero, ma entrare in ospedale rappresenta sempre una svolta e penso di parlare a nome di tutti. A differenza di qualsiasi altro corso di laurea infatti, Infermieristica inserisce immediatamente nel mondo del lavoro a partire dal primo anno. In ospedale si entra a contatto con due categorie di persone: da una parte i pazienti e i loro parenti, persone cariche di bisogni da colmare; dall’altra i ‘maestri’, come è successo per me in un reparto che, ahimè, ho dovuto lasciare. Sono persone stimabili e appassionate che ti lasciano dentro una scintilla che puoi accrescere con lo studio e il coinvolgente lavoro in reparto».
«Ridurre l’infermieristica al semplice guadagno è da pazzi – conclude la ragazza – arrogarsi la capacità di colmare i bisogni di persone sofferenti è già incredibile, figurarsi farlo senza un minimo di amore e compassione, nel senso proprio del termine [i]cum-patire[/i], ‘soffrire insieme’. A chi sceglie questo corso di studi ricordo semplicemente la frase della fondatrice dell’infermieristica, Florence Nightingale: “[i]L’assistenza è un’arte; e se deve essere realizzata come un’arte, richiede una devozione totale ed una dura preparazione, come per qualunque opera di pittore o scultore; con la differenza che non si ha a che fare con una tela o un gelido marmo, ma con il corpo umano, il tempio dello spirito di Dio. È una delle Belle Arti. Anzi, la più bella delle Arti[/i]”».