Emergenze sismiche, ecco come reagisce la Protezione civile

Si è conclusa con un momento di confronto e analisi delle attività svolte l’esercitazione nazionale sul rischio sismico “Nord-Est 2013”, promossa e realizzata dal dipartimento della Protezione civile, d’intesa con la Regione Veneto e la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e con la collaborazione delle Province Autonome di Trento e Bolzano. L’esercitazione si è svolta nell’ambito degli eventi organizzati per il cinquantenario del disastro del Vajont, con l’obiettivo di mettere alla prova la capacità di risposta in emergenza delle componenti e delle strutture operative del servizio nazionale della Protezione civile, a livello centrale e periferico.
Nell’ambito di “Nord-Est 2013” è stato simulato un evento sismico di magnitudo 5.8 tra le province di Belluno, Treviso e Pordenone, con epicentro nei comuni di Tambre, Fregona e Polcenigo.
L’esercitazione – come riassume la Protezione civile in una nota – si è svolta principalmente “per posti di comando”, al fine di testare la funzionalità del flusso di informazioni e le procedure di attivazione della filiera del coordinamento. Sono state tuttavia organizzate anche una una serie di “azioni”, con intervento delle colonne mobili delle Province Autonome di Trento e Bolzano, attività logistiche sul campo, simulazione di attività Sar (Search and rescue), allestimento di posti medici avanzati e campi di accoglienza, ed evacuazioni di istituti scolastici.
A livello centrale è stato attivato per posti di comando il comitato operativo e presso il dipartimento ha operato un’unità di crisi organizzata per funzioni di supporto. Le strutture che hanno sperimentato, anche grazie alla simulazione di imprevisti e di scenari complessi, le proprie procedure interne e il flusso di comunicazioni verso l’esterno in emergenza. A livello locale è stata testata l’attivazione di centri operativi regionali nelle Regioni Veneto (Corem) e Friuli Venezia Giulia (Cor), di Ccs (Centro coordinamento soccorsi) nelle tre province di Belluno, Treviso e Pordenone, di Com (Centri operativi misti) e Coc (Centri operativi comunali). Sono state inoltre realizzate azioni per verificare la capacità di risposta locale all’evento sismico simulato.
Durante l’esercitazione sono state realizzate prove di evacuazione in diversi istituti superiori e istituti comprensivi, 25 nella Provincia di Belluno e 10 nella Provincia di Treviso. In sette istituti alunni, docenti e personale scolastico, una volta evacuato l’edificio, hanno raggiunto le aree di attesa individuate nei piani di emergenza comunali, seguendo percorsi in sicurezza. L’evacuazione degli istituti è stata il momento conclusivo di un percorso formativo che, nei giorni precedenti l’esercitazione, ha coinvolto dirigenti scolastici e responsabili della sicurezza degli istituti della Provincia di Belluno e Treviso.
Il capo dipartimento della Protezione Civile, Franco Gabrielli, ha seguito in prima linea le attività esercitative dalla sala operativa della Regione Veneto e della Regione Friuli per poi fare una serie di sopralluoghi su alcuni scenari operativi. Ha inoltre partecipato alla prova di evacuazione dell’istituto Calvi di Belluno e assistito ad un’operazione Sar su macerie e recupero di un ferito in parete nel territorio di Erto e Casso, oltre ad aver visitato la colonna mobile della Provincia Autonoma di Bolzano, il Pma della Regione Friuli e il campo base dei Vigili del Fuoco. Inoltre Gabrielli ha incontrato a Conegliano gli operatori delle colonne mobili di Padova e Treviso e nell’area di ammassamento di Vittorio Veneto ha visitato il Pma del 118 e salutato la colonna mobile di Rovigo. Nel pomeriggio è rientrato a Longarone per la chiusura dell’esercitazione e il debriefing al Palasport, dove è stata fatta una prima analisi delle attività realizzate a livello locale e nazionale.