Capistrello, la festa ‘seria’ della democrazia

16 settembre 2013 | 14:29
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Capistrello, la festa ‘seria’ della democrazia

di Gioia Chiostri

Quando tutti gli attributi di una festa vengono surclassati dalla necessità di un confronto. Si è svolta il 14 settembre la prima parte della festa democratica organizzata dal circolo Pd locale di Capistrello. La piazza del Municipio è diventata una fucina di idee, opinioni, rivoluzioni di pensiero. I vari interventi che si sono susseguiti – il segretario del circolo Pd Capistrello, Picozzi; Piacente, segretario provinciale del partito; D’Amico, Lolli e il professor Claudio De Vincenti – hanno centrato l’attenzione sulla problematica del lavoro nella Marsica. Presenti anche gli operai della ex fabbrica Maccaferri di Celano.

{{*ExtraImg_161551_ArtImgRight_300x190_}}«Partire dal lavoro e dalla gente – ha sottolineato il moderatore Augusto Bisegna dell’ufficio stampa Fim – Cisl – partire dal considerare importante un territorio come la Marsica che ha tanto da offrire e che deve poterlo offrire». Il segretario Picozzi ha ribadito quando sia importante tenere alta la testa, non abbattersi e mantenere vivo lo spirito. «In questi mesi, come circolo – ha spiegato – ci siamo fatti promotori di molte iniziative importanti. Stiamo diventando un punto di riferimento e questo significa che stiamo lavorando bene».

Francesco Piacente ha aperto il dibattito. «Stare tra la gente per ascoltare e per proporre. Questo l’imperativo, suggeritoci da un amico del circolo che ha mosso il partito Pd di Capistrello, che ringrazio per aver organizzato questa festa utile e bella a suo modo, a rivitalizzarsi, quest’anno – ha sottolineato – Questo pomeriggio abbiamo l’occasione di fare un’analisi sulla crisi del lavoro, che si connette inevitabilmente a quella che è la crisi sociale. Da amministratore comunale posso dire di doverla toccare con mano ogni giorno. Le difficoltà della crisi economica, per un comune dissestato come il Comune di Capistrello, sono il triplo rispetto a quelle di altre realtà. Sono problemi comuni che connettono il paese Capistrello, con la p minuscola al Paese Italia, con la p maiuscola. Il governo nazionale non sempre, però, viene capito dalla nostra base locale del Partito democratico: non si comprende perché il Pd, partito del lavoro, debba dover darla vinta in merito alla richiesta di un’attenzione maggiore nei confronti dell’Imu, ad esempio, e non portare avanti i suoi cavalli di battaglia, come la problematica tanto scottante quale il lavoro. Nonostante questo governo ha fatto grandi sforzi per mantenere e garantire la copertura della cassa integrazione, anche con l’ultimo decreto, il decreto del Fare, molte cose sono state fatte, ma non sempre la nostra gente democratica, i nostri lavoratori condividono, e questo è un problema che dobbiamo porci. Tutto questo ha a che fare con la prospettiva di un territorio, il paese con la p minuscola. Fra pochi mesi abbiamo una grande sfida che è quella regionale. Una sfida che io credo sia cruciale. Questo territorio, che ha una sua vocazione territoriale, smarrita ahimè a causa di molte politiche regionali errate, deve trovare la forza di fare uno scatto di reni, di scegliere rappresentanti adatti al difficile compito: quello di garantire a un territorio tutti i servizi, perché se un governo regionale come quello che è al timone attualmente si bea di aver abbassato le tasse, non è detto che in questo modo faccia una buona politica. Questi mesi di crisi ci stanno insegnando molto: non si può fare politica solo con la calcolatrice alla mano. Parlare inoltre di sviluppo e lavoro per un territorio come la Valle Roveto, non ha senso in quanto sta per perdere un suo arto importante: la ferrovia Roccasecca – Avezzano. Abbiamo fatto una battaglia col partito e con le amministrazioni locali, rivolgendoci in maniera decisa alla Regione Abruzzo. Questo è uno dei tanti neri esempi di ‘strangolamento’ di un territorio. Come si fa a parlare di sviluppo, premesso ciò? Queste sono tematiche che uniscono il partito democratico all’amministrazione, non solo perché siamo al governo in questo momento, ma soprattutto perché il Pd è l’unica voce riformista che può mutare le sorti dei due paesi, locale e nazionale. Avrei l’ambizione, di fronte a questi lavoratori, ai cittadini e al mio comune dissestato, unico in Abruzzo, di sperare in una restituzione, anche col prossimo convegno, del partito democratico nella sua antica e nobile veste, il partito del lavoro, dei lavoratori e delle autonomie locali».

{{*ExtraImg_161553_ArtImgLeft_300x189_}}«Capistrello, oggi, mi pone una domanda: come si fa a ripartire dal lavoro? – ha affermato Claudio De Vincenti, sottosegretario di Stato presso il ministero dello Sviluppo Economico – Beh direi che la risposta più semplice è ‘rimboccandosi le maniche’, nostro slogan nella campagna elettorale appena trascorsa, di certo non la migliore in assoluto, questo ve lo devo. Ma lo slogan era giusto: ripartire dal lavoro significa, prima di tutto, partire dal risanamento dell’economia italiana. Ad oggi, dopo 5 anni di crisi, questa è stremata. Si sono succeduti anni di disastro che hanno indebolito un’economia in realtà già debole per via delle politiche precedenti fatte e non fatte. Si può ben dire che siamo reduci da 10 anni di stallo. Dobbiamo attivare la crescita, anzi dare delle basi strutturali per far sì che la questa possa attivarsi. Bisogna rivitalizzare il tessuto delle imprese e questo si fa attuando una politica industriale. Cosa significa? Creare prima di tutto le condizioni di contesto perché le imprese possano fiorire e i lavoratori esprimere le loro capacità. Fare in modo che sul mercato non ci siano poteri forti che bloccano altri più deboli. Che abbiano stessa possibilità di accedere al credito. Questa politica in Italia è labile. Significa preoccuparsi di come le imprese riescono a reagire alla crisi. Qui, nella Marsica, abbiamo molti casi di situazioni preoccupanti aziendali, come l’ex fabbrica Macchiaferri. Io mi sono impegnato a convocare presso il ministero dello Sviluppo economico un tavolo, per capire come possiamo lenire questa disastrosa ferita territoriale. Altro caso è quello della Micron: la vicenda non si è conclusa, è attualmente in evoluzione. Abbiamo cercato di individuare assieme con i sindacati e manager dell’azienda una prospettiva di mercato per la Micron, in modo da assegnare alla fabbrica di Avezzano un futuro stabile e duraturo. Questa è la battaglia dei lavoratori, non solo della politica, e del loro diritto a produrre per il Paese. Importantissimi sono ad esempio gli ammortizzatori sociali che permettono che i lavoratori restino motivati e legati al mondo del lavoro, ma hanno senso se ci aiutano a superare un momento di crisi e a riaprire prospettive di lavoro e produzione. Per la Micron abbiamo ragionato in questo modo: trovare un gruppo di manager capaci di mettersi in gioco. Su questo abbiamo costruito una soluzione. Sì, la Micron ha ceduto lo stabilimento alla società Micron Tecnology che è composta, comunque, al 50% da lavoratori italiani e i poteri di governo sono in capo al management italiano, noi abbiamo preteso questo per garantire radicamento sul territorio di Avezzano e nel nostro Paese. Si è anche attivato un piano di investimento al quale lo Stato contribuisce attraverso con un contratto di ricerca e sviluppo che sta definendosi proprio in questo momento per gli ultimi particolari. La soluzione consiste nell’aver aperto un percorso. Adesso lo dobbiamo seguire e verificare i passi che si stanno facendo».

{{*ExtraImg_161554_ArtImgRight_300x192_}}A chiudere il dibattito sul tema lavoro, gli operai dell’ex fabbrica Maccaferri. «Il problema del nostro stabilimento – spiegano – è più grave di quello che è stato detto. Noi apparentemente ci trovavamo, fino a qualche mese fa, in una situazione migliore di quella in cui galleggia la Micron. Eravamo riusciti a far nostro il contratto di solidarietà ma l’azienda, dopo due mesi che l’aveva messo in atto, ci ha informato che non c’erano le condizioni per poterlo realizzare. Abbiamo iniziato la vertenza qualche giorno fa, siamo stati convocati dal Prefetto dell’Aquila sotto nostra richiesta, ma siamo molto preoccupati perché sembra che proprio ieri l’azienda abbia dato ordine agli altri operai di spegnere altri impianti, gli ultimi che erano accesi questi giorni. Non ci aspettavamo una notizia del genere, anche se ufficiosa. Speriamo che questo incontro al ministero dello Sviluppo avvenga il prima possibile, anche perché abbiamo terminato la fase degli ammortizzatori sociali, la cassa integrazione straordinaria il 17 dicembre finirà. Siamo quindi a rischio mobilità tutti quanti».

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