Emiciclo, protestano anche lavoratori ex Golden Lady

17 settembre 2013 | 15:18
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Emiciclo, protestano anche lavoratori ex Golden Lady

Un centinaio di lavoratori dell’ex Golden Lady dello stabilimento di Gissi (Chieti) ha protestato questa mattina davanti al Palazzo dell’Emiciclo per denunciare «il fallimento della riconversione operata dopo la fuoriuscita dalla stessa Golden Lady».

L’obiettivo dei lavoratori è quello di determinare da parte della Regione l’istituzione di un’area di crisi nel territorio di Gissi che è interessato anche da altri contesti di crisi. I lavoratori della ex Golden Lady sono complessivamente 380: 225 sono stati assunti dalla Silda (operante nel settore delle calzature), e 155 dalla New Trade (abbigliamento). Come hanno sottolineato i manifestanti, delle due esperienze una non è mai partita, l’altra è partita ed è poi fallita, con il risultato che tutti e 380 sono in mobilità.

«Vogliamo che la nostra vertenza torni al centro delle attenzioni della Regione – spiegano i manifestanti – faremo altre proteste qualora non dovessero ascoltare le nostre istanze». I lavoratori hanno sottolineato che rischiano lo stesso epilogo negativo anche i 385 lavoratori della Golden Lady dello stabilimento di Basciano (Teramo).

La giornata di protesta davanti a palazzo dell’Emiciclo – caratterizzata dalle manifestazioni dell’[url”associazione Carrozzelle determinate d’Abruzzo”]http://ilcapoluogo.globalist.it/Detail_News_Display?ID=86552&typeb=0&Disabili-all-Emiciclo-contri-tagli[/url] e dal Comitato Mia Casa in favore dei terremotati – è stata completata dalla protesta solitaria di un dipendente in cassa integrazione da 40 mesi della società pubblica Abruzzo Engineering. «Da 40 mesi sono in cassa integrazione e la società non si è mai fatta sentire – ha spiegato Franco Neri – continuo a protestare da solo perché gli altri non si muovono. Il caso di Abruzzo Engineering andrà anche su Striscia la Notizia e su Le Iene. Non ho certezze sul mio futuro quindi attendo risposte sulla vicenda di Abruzzo Engineering». La società pubblica è in liquidazione per volontà dell’azionista di maggioranza, la Regione Abruzzo, che controlla il 60% del pacchetto azionario (30% Selex Services Managment, società di Finmeccanica, e 10% Provincia dell’Aquila). Dei 185 dipendenti, 120 sono occupati nelle commesse legate alla ricostruzione dal terremoto, e la restante parte è in cassa integrazione.

MIA CASA CHIEDE LEGGE REGIONALE SU EDILIZIA PUBBLICA

– Una legge regionale organica per far partire la ricostruzione dell’edilizia residenziale pubblica nel cratere del terremoto. È questa la richiesta pressante formulata dal segretario regionale del sindacato Mia Casa, Pio Rapagnà, nel corso della protesta inscenata questa mattina davanti al Consiglio regionale.

Alla manifestazione hanno partecipato un centinaio di inquilini degli alloggi di proprietà dell’azienda territoriale per l’edilizia residenziale (Ater) dell’Aquila ancora in attesa di rientrare nelle loro abitazioni.

«Occorre che il Consiglio regionale immediatamente approvi una legge organica – spiega Rapagnà – ci sono infatti migliaia di famiglie che dopo oltre quattro anni non tornano nelle loro case nonostante il fatto che siano stati assegnati al’Ater dell’Aquila 150 milioni dall’agosto del 2009. Grazie all’ex commissario Merli che si è dimesso nelle scorse settimane – continua Rapagnà – sono stati completati i recuperi delle case A B e C, ora le E cioè quelle più danneggiate, sono ancora al palo non si capisce cosa sta succedendo mentre l’Ater dell’Aquila con il nuovo commissario non ha un programma preciso mentre però acquista delle sedi in zone sismiche».

Rapagnà nel corso del sit-in ha parlato di «2.700 alloggi pubblici ancora fuori uso, intendendo gli appartamenti di edilizia residenziale pubblica del comune e dell’Ater dell’Aquila non ricostruiti». «Ci sono diecimila persone che ancora attendono di rientrare a casa. La regione deve occuparsi dei terremotati – ha detto ancora Rapagnà – molti politici vivono come se il terremoto non ci fosse stato ognuno pensa di avere i fondi per sè, il presidente Chiodi che non ha fatto niente come commissario ora ha l’obbligo di fare concretamente, non penso che prenderà molti voti se non si occuperà di questa vicenda importante che rischia di diventare davvero drammatica».