
di Valter Marcone
Dopo le cose e i luoghi della nostra vita, si parla ora in questi versi delle stagioni dell’esistenza. Un percorso legato al corpo e ai sensi. Così i colori della primavera e dell’autunno, i loro profumi, diventano vere emozioni per la vista e l’olfatto, come pure i silenzi dell’inverno per l’udito.
Quattro stagioni atmosferiche, ma anche metaforiche rispetto alla vita e al suo tempo terreno. Fino alla “quinta stagione”, quella dell’anima, che riconsegna al tempo una dimensione insolita nella quale riaffiorano i sedimenti dell’esistenza in un nuovo modo di essere che è in definitiva quello della libertà.
ED ERA LA STESSA NOTTE CHE NEVICAVA SULLA CITTA’
In una notte spopolata di stelle
vidi grappoli, neve tabacco, fili di metallo,
vapor acqueo, granelli di sabbia
colonne, templi, tetti, fili sparsi
figure superbe di pietre e polvere.
Là dove non arrivavano gli occhi
immaginai il mondo,
là dove si fermava la luce
vidi le lune conversare con il tempo
dell’universo.
Là dove Orfeo suonava per stringere
per sempre al suo petto, premio e gioia
dell’amore passato, Ofelia, nel buio dell’inferno,
come un respiro attraverso le galassie
del profondo universo, vidi Ofelia,
ed era la stessa notte spopolata di stelle
che nevicava sulla città.
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