Ed era la stessa notte che nevicava sulla città

18 settembre 2013 | 06:56
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Ed era la stessa notte che nevicava sulla città

di Valter Marcone

Dopo le cose e i luoghi della nostra vita, si parla ora in questi versi delle stagioni dell’esistenza. Un percorso legato al corpo e ai sensi. Così i colori della primavera e dell’autunno, i loro profumi, diventano vere emozioni per la vista e l’olfatto, come pure i silenzi dell’inverno per l’udito.

Quattro stagioni atmosferiche, ma anche metaforiche rispetto alla vita e al suo tempo terreno. Fino alla “quinta stagione”, quella dell’anima, che riconsegna al tempo una dimensione insolita nella quale riaffiorano i sedimenti dell’esistenza in un nuovo modo di essere che è in definitiva quello della libertà.

ED ERA LA STESSA NOTTE CHE NEVICAVA SULLA CITTA’

In una notte spopolata di stelle

vidi grappoli, neve tabacco, fili di metallo,

vapor acqueo, granelli di sabbia

colonne, templi, tetti, fili sparsi

figure superbe di pietre e polvere.

Là dove non arrivavano gli occhi

immaginai il mondo,

là dove si fermava la luce

vidi le lune conversare con il tempo

dell’universo.

Là dove Orfeo suonava per stringere

per sempre al suo petto, premio e gioia

dell’amore passato, Ofelia, nel buio dell’inferno,

come un respiro attraverso le galassie

del profondo universo, vidi Ofelia,

ed era la stessa notte spopolata di stelle

che nevicava sulla città.

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