Fratti presenta ‘Diario Proibito’

18 settembre 2013 | 19:36
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Fratti presenta ‘Diario Proibito’

di Claudia Giannone

«Questo è un diario che ho scritto all’età di vent’anni. Anche io sono rimasto sorpreso nel rileggerlo. Lo avevo scritto di getto e non ho cambiato neanche una virgola». Mario Fratti racconta così il suo romanzo ‘[i]Diario Proibito – L’Aquila anni Quaranta[/i]’. Accanto a lui, in un’affollatissima presentazione, il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, lo storico Walter Cavalieri, la scrittrice Annamaria Barbato Ricci, il presidente della Deputazione Abruzzese di Storia Patria Walter Capezzali e l’editore Pietro Graus.

La storia raccontata nel ‘Diario Proibito’ è allo stesso tempo vera e verosimile. Sicuramente vera perché i fatti narrati si intrecciano con una serie di testimonianze vissute in un determinato periodo storico. Verosimile perchè gli eventi raccontati vengono ambientati nel capoluogo abruzzese, anche se appartengono ad altre realtà del Paese.

{{*ExtraImg_162155_ArtImgRight_300x183_}}«Credo che molti non capiranno questo libro – spiega Fratti – Parlo dei crimini del fascismo in Italia, ma per ragioni aristoteliche la storia è ambientata a L’Aquila».

Il romanzo – definito anche un “inno alla libertà” – fa riflettere sui diversi aspetti dell’umanità: il desiderio di libertà, la democrazia e la dignità umana, che in diversi periodi storici è stata ricercata con ogni mezzo. Il libro nasconde il desiderio di essere sé stessi in un momento in cui altri vogliono affermare la propria persona e le proprie idee.

{{*ExtraImg_162156_ArtImgRight_300x190_}}A dare il bentornato nella città a Fratti è il sindaco Cialente. «La cosa che mi ha colpito maggiormente – sottolinea il Primo cittadino parlando del romanzo – è il modo che viene utilizzato per scrivere. Le parole mi sono arrivate direttamente, come delle pallottole». Pallottole che colpiscono in un periodo di buio per l’umanità. Pallottole che lasciano segni indelebili davanti agli occhi innocenti di persone che, seppur capiscano la gravità della situazione, non possono fare nulla per contrastarla.

«Si può dire – conclude Fratti – che questa sia la confessione di un vigliacco. Un codardo che assiste ai crimini del fascismo, ma non ha il coraggio di scavalcarli».