
Il taglio paventato di 20 guardie mediche, sedi di continuità assistenziale, in Abruzzo solleva polemiche e critiche a tutti i livelli.
L’orografia della nostra regione motiva la necessità di presidi medici sul territorio, un esempio su tutti potrebbe essere il territorio di Campo di Giove che dipenderebbe da Sulmona. Oppure il taglio di 2 medici su 5 a Vasto, che conta più di 8.600 abitanti.
Il presidente regionale del sindacato medici (Smi), Silvio Basile, non ha intenzione di restare impassibile davanti a questi tagli che «Non fanno risparmiare costi utili alla Regione per sanare il bilancio, non creano una rete alternativa di servizi, di contro generano disagi (tempi più lunghi, Pronto soccorso intasati, nessuna garanzia di equità di accesso ai servizi per tutti i cittadini) e fa perdere il lavoro a 88 medici» ai quali non verranno più confermati gli incarichi a tempo determinato.
«La Regione ci obbliga a prendere una direzione sola, quella del ricorso al Tar per bloccare questa delibera», risponde Basile.
Contro il provvedimento si era espresso anche la Federazione dei medici di medicina generale (Fimg) con il segretario regionale Sandro Campanelli preannunciando la mobilità per gli 88 colleghi. Lo Smi sostiene che la delibera sia illegittima perché modifica unilateralmente un accordo sottoscritto dalla Regione: «Viene negato il diritto alla salute degli abruzzesi, non possiamo assistere in silenzio ad un simile scempio,il disastro sta raggiungendo un limite di guardia dal quale non sarà più possibile tornare indietro».
«Lo scorso anno avevamo già denunciato la pericolosità di una iniziativa del genere», scrive Basile in una nota, «ma la testardaggine di burocrati incompetenti, come a sua tempo denunciato della dottoressa Baraldi, che tengono in ostaggio il commissario Chiodi e il sub-commisssario Zuccatelli, sta portando al disastro la sanità abruzzese».
Per lo Smi si tratta di un ennesimo atto di desertificazione dei servizi, che non trova alcun riscontro di carattere economico. «La “strana coppia”, dopo aver scaricato sul territorio, con la riorganizzazione della rete ospedaliera, una mole impressionante di domanda di salute, con un atto che taglia in modo sconsiderato i servizi territoriali, crea le condizioni affinché questa domanda non possa essere soddisfatta», spiega il presidente regionale Smi.
La controproposta che fa il sindacato è di aspettare il decreto Balduzzi che prevede l’attivazione delle associazioni mediche (Uccp) per tutto l’arco della giornata: «Ma prima ci dev’essere una intesa a livello nazionale e regionale per cui, a maggior ragione, una riorganizzazione del servizio di continuità assistenziale deve essere posticipata». Nel frattempo il divario è largo: «Useremo tutti i metodi di lotta e le risorse che abbiamo a disposizione per perseguire in tutte le sedi questi atti illegali».