
«L’amministrazione comunale non è conseguente alle sue dichiarazioni».
E’ netta la posizione di Ettore Di Cesare contro «gli slogan che l’assessore Moroni e il sindaco Cialente hanno propinato agli aquilani in relazione alla centrale. Prima quello “dell’impresa pulita che porta lavoro”, poi, vista la protesta comune, quello del “no dovunque e comunque perchè il territorio è devastato dal caos del dopo-sisma”.
L’istanza è stata presentata nel 2009, immediatamente dopo il sisma.
Se ci si è accorti alla buon’ora che in tali zone, in totale e colpevole deregolamentazione, si sono insediate attività commerciali, sedi istituzionali e persino nuove comunità di abitanti, perchè non è stato chiesto con forza alla Regione di revocare il provvedimento autorizzatorio, ammettendo che il Comune abbia espresso una valutazione errata tre anni fa?
Fin dall’inizio della vicenda, infatti, la Giunta, sia precedente che attuale, ha mantenuto una posizione tutt’altro che cristallina.
L’istanza era stata presentata proprio all’indomani del sisma e ha ottenuto l’assenso regionale con il parere positivo dell’amministrazione comunale espresso in conferenza di servizi.
Inoltre alla presentazione organizzata dalla Futuris, Sindaco e Assessore Moroni esprimevano il loro compiacimento per per una iniziativa imprenditoriale che avrebbe portato sviluppo e occupazione, per giunta nel campo delle energie pulite.
Ora, se è vero che il ricorso alla biomassa per la produzione di energia, nell’ambito di un bilancio globale, non immette nuova CO2 in atmosfera, è anche vero che localmente, trattandosi di una combustione, rilascia comunque una certa dose di inquinanti (polveri, CO, NOx, SOx). E uno studio recentemente pubblicato da alcuni ricercatori dell’Università dell’Aquila mette quanto meno in dubbio quanto dichiarato dall’azienda rispetto alla futura qualità dell’aria nelle zone prossime al sito prescelto.
Tanto più che l’impianto non viene ancora costruito.
E’ notizia recente, invece, che il provvedimento autorizzatorio che prevede la realizzazione dell’impianto entro 3 anni, sia stato frettolosamente prorogato dal competente ufficio regionale di altri 21 mesi.
Ancora una volta, un’occasione persa da parte dell’amministrazione per dimostrare di voler davvero riconsiderare l’intervento e il parere positivo da essa stessa espresso al tempo del procedimento.
E’ lo stesso D.Lgs. 28/2011 a prevedere che proprio in sede di pianificazione e ristrutturazione di aree residenziali, industriali o commerciali nonchè delle reti dei sottoservizi, i Comuni verifichino la disponibilità di soggetti terzi a integrare reti di teleriscaldamento.
Abbiamo tanti centri da ricostruire e una rete di sottoservizi da rifare: facciamo il Piano di sviluppo del teleriscaldamento. Facciamola davvero questa smart city!
Non si tratta quindi di dire no alle biomasse ma piuttosto di dire no a questa localizzazione in una zona industriale che di fatto non lo è più e per un’impianto così concepito con basso rendimento energetico.
Non è tardi: la società ha recentemente cambiato progetto modificando la potenza dell’impianto e le caratteristiche del materiale combustibile. Vista la modifica del progetto autorizzato ,il Comune chieda con forza alla Regione che si convochi una nuova conferenza di servizi per la valutazione. Si faccia questo, il resto sono solo chiacchiere.
In ultimo: insieme ad altri gruppi consiliari abbiamo richiesto la convocazione di un Consiglio comunale straordinario sull’argomento. Ci aspettiamo la sua convocazione entro i venti giorni previsti dall’art. 25 del regolamento del Consiglio comunale e che in quell’occasione venga data la parola ai comitati dei cittadini».