Il Pd, 50 sfumature di rosso

21 settembre 2013 | 14:36
Share0
Il Pd, 50 sfumature di rosso

di Roberta Galeotti

E’ pieno di spifferi questo partito democratico che si affaccia sempre più malato di correntismo al suo nuovo congresso rottamatore.

Le aree politiche che avevano posto le basi del Partito Democratico nel 2007 erano le anime degli ex Ds, ex margheritini ed ex socialisti, rappresentati dai membri del comitato promotore che ne definirono i confini politici.

Oggi più che mai il Pd del governo delle grandi intese appare spezzettato in mille correnti.

Se prima c’erano i D’Alemiani, i Prodiani, i Bersaniani, i Franceschiniani, i Veltroniani, i Lettiani oggi si sono aggiunti anche i Civatiani e i Renziani.

{{*ExtraImg_162445_ArtImgRight_300x225_Giuseppe Civati}}

Cinquanta sfumature… [i]dei rossi del Pd[/i].

Ciò che preoccupa gli elettori, quelli che non aderiscono alle fazioni e non militano nei congressi, è che le correnti e le ambizioni personali rappresentino le priorità per i leader della sinistra.

Il bene del Paese è diventato secondario al posizionamento dei rappresentanti delle varie correnti nelle diverse stanze dei bottoni.

Logiche vecchie e stantie che, seppur sinonimo di contraddittorio e di democrazia, hanno portato l’Italia all’implosione che è sotto gli occhi di tutti.

Uomini politici nati e cresciuti come funzionari di partito, generalmente senza esperienze professionali significative. Politici che hanno perso il contatto con la realtà e la vita reale, solo concentrati a promuovere slogan e a vincere competizioni elettorali, senza nemmeno troppo successo.

Naturalmente in scala tutto si ripropone anche in regione, per cui, non solo si stratificano le proiezioni delle correnti nazionali ma si frazionano in loco i rappresentanti delle varie aree politiche.

I D’Alfonsiani e i Ginobliani, all’epoca delle primarie del 2007, furono gli antesignani locali del correntismo del pd, che traslati ai giorni nostri, in vista delle prossime regionali, si tradurrebbero in D’Alfonsiani e Legniniani.