Politica

Governo, «scomputare effetti terremoti da deficit»

Renato Brunetta chiede «al ministro tecnico Fabrizio Saccomanni, a che punto sono le trattative con l'Europa ai fini dello scomputo nel calcolo del rapporto deficit/Pil delle componenti legate ai terremoti avvenuti a L'aquila nel 2009 e in Emilia Romagna nel 2012?».

«Lo scorso 31 maggio 2013 a Bologna - prosegue il capogruppo Pdl alla Camera - il presidente del Consiglio, Enrico Letta, affermava: 'La caduta del PIL nel 2012 è anche figlia del terremoto, che ha colpito il motore dell'economia italiana. E noi abbiamo bisogno che il motore riparta e che vada al massimo'. L'affermazione del presidente del Consiglio può essere quantificata sia in termini di perdita di PIL, sia in termini di maggior deficit, con riferimento a 2 'esogene' che hanno influito pesantemente sull'andamento dell'economia italiana negli anni della procedura di disavanzo eccessivo (aperta a ottobre 2009): il terremoto a L'Aquila (6 aprile 2009) e il terremoto in Emilia Romagna (29 maggio 2012)».

«Con riferimento al terremoto avvenuto a L'Aquila, confrontando le previsioni della Commissione europea relative al 2009 elaborate prima del terremoto avvenuto a L'Aquila il 6 aprile 2009 con i dati a consuntivo, questi ultimi - riprende Brunetta - dimostrano che in Italia il Pil è crollato di 5 punti in più rispetto alle previsioni. Di questi 5 punti di Pil: 4 punti sono da attribuire alla crisi internazionale (acuita dal fallimento di Lehman Brothers il 15 settembre 2008); 1 punto di crescita in meno dell'Italia deriva dal terremoto che c'è stato a L'Aquila il 6 aprile 2009».

«Con riferimento al terremoto dell'Emilia Romagna, i dati a consuntivo relativi all'anno 2012 dimostrano che in Italia il Pil è crollato di 2,5 punti in più rispetto alle previsioni. Di questi 2 punti di Pil: mezzo punto è da attribuire alla crisi del debito sovrano, che ha colpito l'intera area euro; 1,5 punti di crescita in meno dell'Italia derivano dal terremoto che c'è stato in Emilia Romagna il 29 maggio 2012 e dalle conseguenze che esso ha avuto sull'apparato produttivo di quella regione», dice ancora.

«Facendo una stima prudenziale, e attribuendo una caduta del Pil pari a 1 punto percentuale nel 2009 (terremoto a L'Aquila) e a 1 ulteriore punto percentuale nel 2012 (terremoto in Emilia Romagna), ne deriva - spiega Brunetta - che i 2 eventi eccezionali hanno generato una riduzione del Pil in Italia, ogni anno a partire dalla data degli eventi, quindi anche sul 2013, di 2 punti percentuali (32 miliardi). Con effetti sul deficit della mancata crescita nel 2013 pari a 1 punto di PIL (16 miliardi)».

«Se a ciò aggiungiamo 6 miliardi cumulati di spesa corrente per avviare la ricostruzione, l'effetto complessivo dei 2 eventi eccezionali (terremoti) sul deficit dell'Italia nel 2013 è pari a 22 miliardi (= 1,5 punti di Pil). Ne deriva - conclude - che, scomputando dal calcolo del nostro deficit gli effetti dei 2 terremoti, come previsto, tra l'altro, nel caso di '[i]special circumstances[/i]', dall'articolo 3, comma 4, del Regolamento numero 1467/97 del Consiglio europeo, atteso l'articolo 104 del Trattato sull'Unione europea, piuttosto che chiudere il 2013 con un deficit pari a -3%, l'Italia chiuderebbe il 2013 con un deficit pari a -1,5%, liberando così risorse per 22 miliardi di euro, senza sforare la 'fatidica' soglia del 3%».