‘Le confessioni di Liala’ del Massimo sindaco

24 settembre 2013 | 15:40
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‘Le confessioni di Liala’ del Massimo sindaco

Signore,

questa volta sono restata veramente stupita. Con un semplice giro di parole avete costretto, ancor meglio suggerito, al Massimo imperatore del Comune dell’Aquila, di abbassare i toni, di effettuare una seria analisi introspettiva, di non parlare troppo male del prossimo e, soprattutto, di evitare di raccontare le bugie se non si vuole fare la fine di Pinocchio. Non ho capito bene, però, quale possa essere stato lo stimolo, così efficace, che ha consigliato al primo cittadino di cimentarsi in questa lunga serie delle “Confessioni di Liala”. Ricordo che fin dalle scuole medie vedevo questa rivista, prettamente femminile, esposta nelle edicole della città. Mi sembra che avesse una cadenza settimanale. Ho continuato a vederla pubblicata per tutto il periodo delle scuole superiori e, anche, per tutta la durata del corso universitario. Poi, non ho avuto più modo di vederla. Me la “ritrovo tra le mani”, rubando fugacemente una tipica espressione del Massimo cittadino quando definisce le pubblicazioni a lui poco gradite, con la confessione che solo Voi potevate ottenere. Ditemi Signore, se possibile, cosa ha spinto l’imperatore Massimo alla esternazione delle proprie sofferenze, se così si possono definire.

[i]Mia cara vedova,[/i]

[i]ti ho pregato di non avere mai fretta. Aspetta pazientemente, invece, che il tuo interlocutore cuocia nel proprio brodo, ammesso che sia in grado di produrlo. Potrebbe anche bruciare senza dare luogo alla minima quantità di liquido che dovrebbe consentirgli di non bruciare. Chiarito questo concetto, passo a fornirti una parte delle informazioni che mi chiedi. Ho detto una parte, perché l’altra la tengo in serbo per un prossimo futuro. Vedi, pur sfogandosi il Massimo cittadino, non si è pienamente e dovutamente confessato. C’è ancora ben altro da dichiarare, non per scaricare le colpe addosso al prossimo, ma per cercare di limitare i danni rivelando quella verità interiore che tanto scotta e pesa. Ancora una volta ha perseverato nel mentire, affermando di essere pronto a dimettersi. Non lo farà mai, non per gli aquilani, per non buttare la spugna, per non abdicare e per non lasciare le poltrone vuote. Ma, preferisco tornare ai colloqui intercorsi con il primo cittadino, in assoluto silenzio, guardandoci negli occhi fino al momento in cui non ha abbassato lo sguardo per i vari rimorsi di coscienza.[/i]

[i]Appena ho visto la sua immagine riflessa nello specchio, ha pensato di essere stato un po’ troppo duro nei suoi riguardi. Per un momento ho creduto che sarebbe passato velocemente dinanzi al cristallo allo scopo di evitare uno sconvolgente esame introspettivo. Ho pensato di essermi sbagliato, perché è rimasto fermo a fissare la propria immagine. È rimasto immobile per diverso tempo, forse per riordinare le idee e per scegliere l’argomento iniziale meno traumatico. Mi ero sbagliato, perché si è messo a riordinare il ciuffo dei capelli che gli scende su un occhio. Ha raddrizzato il nodo della cravatta. Si è sistemato il collo della camicia. Si è posto di tre quarti e di profilo per verificare che tutto l’abbigliamento fosse in ordine. Stava per muovere il primo passo e, allora, l’ho richiamato all’ordine dicendogli come mai questa volta non gli era “capitato tra le mani” il Lamento della povera vedova che sottilmente gli aveva precisato: “Sindaco, l’ironia è una dote e non un difetto”. Si è fatto scuro in volto. Ha immediatamente tirato fuori nervosamente il pacchetto delle sigarette e ne stava per accendere una, quando gli ho ricordato che “a casa non si fuma” e, inoltre, ricordati che hai fatto “un fioretto”. Non avresti più fumato se la squadra di calcio dell’Aquila avesse conquistato la promozione. Il fatto di avergli ricordato che troppo spesso non presta fede alle promesse fatte lo ha irritato visibilmente. Ha capito però che, alla luce dei fatti, è meglio abbassare i toni che scaldare i muscoli, dal momento che anche l’opposizione manifesta segni di virilità.[/i]

[i]Ho dovuto sussurrargli ad uno orecchio un vecchio adagio di Orazio, Epist., 1, 18, 68-71, che dice: “Quid de quoque viro et cui dicas,saepe videto. Percontatorem fugito: nam garrulus idem est. Nec retinent patulae commissa fideliter aures; et semel emissum volat irrevocabile verbum”. Naturalmente, vedendolo alquanto perplesso al cospetto della lingua latina, mi sono sentito in dovere di fare la traduzione affinché potesse afferrare razionalmente il concetto: “… Pondera sovente / A quello che tu dici di taluno. / E a chi lo dici. Fuggi l’uom curioso / D’interrogarti; poiché pur ciarliero / E’ il medesimo, né serban fedelmente / Aperte orecchie le commesse cose; /Ed emessa una volta la parola, / Irrevocabil vola”. Infatti, ha evitato attentamente di dire alla propria immagine “sei un bagnino, un gufo, un guascone, tifi per gli abusivi, sei un mediocre”, perché sapeva che la risposta sarebbe stata irrevocabilmente una e una sola: “è vero. Queste qualificate affermazioni ti calzano a pennello”. Puoi ritenerti soddisfatto, ameno per oggi. Potrei continuare ancora per molto, ma preferisco attendere lo sviluppo degli eventi.[/i]

Signore,

grazie per la squisita, perfetta e puntuale lezione che avete voluto impartire al mio tenace oppositore che vorrebbe gettare volentieri nel cestino i miei lamenti. Qualcosa, però, è sfuggito anche a Voi. Non avete chiesto all’imperatore Massimo di fornire agli aquilani una spiegazione logica in merito all’affermazione “tu non sai chi sono io e che cosa sono capace di fare”.

[i]Mia cara signora,[/i]

[i]non vedo il motivo per il quale infierire sul malandato primo cittadino alla deriva, abbandonato al vento che ne favorisce l’incartamento anche da parte dei suoi “compagni” di avventura. Non vedo la necessità di una dichiarazione e di una ulteriore affermazione, perché chi è lo sanno ormai tutti, dal Presidente della Repubblica al quale aveva restituito la fascia di Sindaco, a Berlusconi che ha praticamente cacciato dall’Aquila, a Bertolaso con cui ha bisticciato, a Gabrielli che ha snobbato come Prefetto, al Presidente della Regione Chiodi con cui ha avuto un rapporto “amore odio”, a Cicchetti vice commissario di Chiodi, ai vari Commissari governativi Barca e Aielli. Potrei continuare, ma preferisco chiudere qui il discorso, altrimenti l’elenco sarebbe troppo lungo.[/i]

[i]Per quanto riguarda la seconda parte della famigerata affermazione: “cosa sono capace di fare”, francamente, a posto suo, avrei evitato in tutti i modi di pronunciarla, perché si presta a diverse interpretazioni. Infatti i cittadini dicono che il Massimo imperatore deve fare: presentare a Napolitano, suo compagno di Partito, le dovute scuse per l’insano gesto dell’ammaina mento della Bandiera e della restituzione della Fascia di Sindaco; fornire a Tremonti, oggi al suo successore, la rendicontazione dell’anticipazione a suo tempo concessa e mai giustificata; definitiva pubblicazione del piano di ricostruzione con la precisa data di approvazione; fornire ai cittadini la chiara giustificazione della differenza dei progetti per la valorizzazione di Piazza d’Armi ( scelta attuale e quella della precedente Amministrazione), con l’indicazione esatta dei metri cubi di cementificazione; giustificazione del mancato impiego dei fondi INAIL e quelli delle altre donazioni; mancato impegno e presa di posizione in ordine alla svuotamento in atto del nosocomio aquilano a favore delle altre realtà territoriali (non ha speso una parola; un silenzio impressionante ma, nello stesso tempo, eloquente). Devo andare avanti, o preferisci che mi fermi qui.[/i]

Signore,

per carità, fermatevi pure, perché, da quello che sento dalla popolazione, l’elenco sarebbe interminabile. Una signora, più o meno della mia età, mi ha detto che potrebbe non ricordarsi la fine dell’elenco delle cose irrealizzate prima di passare a miglior vita. Non sarebbe meglio elencare le opere realizzate, visto che sono veramente poche e quelle fatte sono state effettuate solo con il concorso esterno: comunque. Mi ha fatto rilevare un cittadino di elencazioni di grossi e importanti progetti ne sono state fatte moltissime. È vero Signore?

[i]Carissima,[/i]

[i]per chiudere, te lo voglio dire alla maniera di Catone (Dist., 1, 35), affinchè tu possa riferire a chi di dovere: “Ne dubita cum magna petes impendere parva”. Traduco fedelmente: “è buon pensiero quando aspiri a grandi cose, curare le piccole”. Rende ancor più chiara l’idea l’espressione “dal poco puoi avere il molto”. È un principio al quale il Massimo cittadino si dovrebbe decisamente ispirare se non vuole correre il rischio di essere “decollato” dai suoi compagni di cordata. Inoltre, ricordagli di fare molta attenzione alla punteggiatura, altrimenti non capirà mai il senso del responso della sibilla: “Ibis et redibis non, (virgola) morieris in bello” e non come vorrebbe interpretare lui politicamente “Ibis et redibis, (anteponendo la virgola) non morieris in bello”. C’è poco da ridere e da stare allegri, facendo finta che nulla accada all’interno della casa civica, perché Sindaco e Giunta sono già con un piede nella fossa. Basta fare attenzione alle dichiarazione dei compagni di merenda e dalla decisa presa azione dell’opposizione.[/i]

Signore,

ancora una volta grazie per le illuminanti idee che avete voluto condividere con me. Speriamo che le possa condividere anche qualche altro “illustre” cittadino. Richiamatemi pure accanto a Voi, subito dopo che sia stata fissata la data delle elezioni comunali, così avrò ancora molto tempo da vivere. E così sia.