
di Gioia Chiostri
Il prossimo 27 settembre si festeggerà la Notte dei Ricercatori 2013, un’iniziativa che si svolge ogni anno in tutta Europa il quarto venerdì del mese di settembre. Insieme alle trecento città di trentacinque Paesi europei, quest’anno anche L’Aquila parteciperà, offrendo un appuntamento imperdibile con la scienza. I ricercatori dell’Aquila scenderanno in piazza a manifestare la loro, non di poco conto, esistenza, visto che sono loro a far muovere le rotaie italiane, giudicate da alcuni ‘arrugginite’, della ricerca. Per l’occasione – il 27 settembre alle ore 16 – si terrà in via dell’Arcivescovado 8, l’incontro ‘[i]L’osservazione della Terra per mitigare i rischi naturali[/i]’, tenuta da Salvatore Stramondo e relativa ad una materia affascinante, come il Pianeta blu visto dallo spazio.
L’Osservazione della Terra dallo spazio ha origine a partire dagli anni ’70, quando la Nasa mise in orbita il
primo satellite Landsat. Negli anni seguenti le missioni spaziali si moltiplicarono, consentendo la messa in
orbita di sensori ottici, ma anche di sensori radar. Dai primi anni ’90 l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) ha
messo in orbita una coppia di satelliti per l’osservazione della Terra che montavano sensori radar di tipo Sar (Synthetic Aperture Radar). Con questi strumenti si può calcolare con elevata precisione la distanza tra il trasmettitore e l’oggetto osservato a terra. Così se due satelliti ‘guardano’ la medesima area in istanti diversi ma da posizioni orbitali analoghe, calcolando la differenza tra le misure di distanza acquisite dal primo rispetto al secondo, si misurano gli eventuali movimenti del suolo o le deformazioni.
Tale tecnica di elaborazione del dato Sar è denominata Interferometria Sar o InSAR e trova applicazione in sismologia, vulcanologia, idrogeologia e subsidenza in aree urbane.
Le deformazioni che seguono un terremoto, il rigonfiarsi e lo sgonfiarsi di un vulcano prima e dopo l’eruzione, il monitoraggio di infrastrutture (edifici, ponti, centrali elettriche e nucleari), sono tra le interessanti applicazioni di tale tecnica.
La prima applicazione sismologica in Italia risale al 1997, quando fu utilizzata per misurare lo spostamento del suolo prodotto dal terremoto Umbria-Marche. Nel 2009, la tecnica InSAR ha permesso di misurare il campo di spostamento prodotto lungo tutta l’area epicentrale dopo il sisma a L’Aquila. Più recentemente è stato possibile osservare gli effetti del terremoto del Giappone e calcolare lo spostamento della superficie terrestre prodotto dal sisma che ha raggiunto un valore massimo di 2,5 m in prossimità della città di Sendai.
La manifestazione ha carattere pubblico e chiunque può parteciparvi. Ben accetti i futuri ricercatori, coloro che un giorno non si muoveranno su rotaie, ma, si spera, su agili strade rettilinee.