Processo Parolisi, Como: «motivazioni imprecise»

di Claudia Giannone
È alle ore 13.10 che il dottor Romolo Como, Pg della Procura Generale dell’Aquila, esce dall’aula in cui si sta tenendo l’udienza che vede Salvatore Parolisi accusato dell’omicidio della moglie, Melania Rea. La stampa attende il procuratore generale all’uscita dell’aula, tra le mura della Corte d’Appello, ed è dopo alcune domande che afferma: «Ho chiesto la conferma dell’ergastolo».
«Lunedì la corte andrà in Camera di Consiglio per la sentenza. Essendo stato fatto il processo con rito abbreviato – ha aggiunto il procuratore – non possono essere acquisite nuove prove. Può essere solo la Corte, all’esito di tutto, a ritenere che sia indispensabile qualche altra verifica».
Parla poi dell’imputato e del suo comportamento in aula.
«Parolisi in aula è stato composto, seduto. Sempre silenzioso. Non ha fatto dichiarazioni spontanee, non so se deciderà di farle».
Ma la domanda che tutti si pongono riguarda la motivazione della sentenza di primo grado. Il Pg dell’Aquila condivide anche quella?
«Secondo me, devono essere corrette l’impostazione e la parte del movente. La motivazione è imprecisa e mal impostata. Ma non si deve pensare – ha proseguito il Pg – che l’eventuale difetto di motivazione comporti qualcosa per la sentenza. La corte può benissimo dare una diversa motivazione per arrivare allo stesso risultato».
Il procuratore generale è chiaro: conferma non solo della pena, ma anche di tutte le aggravanti.
Si proseguirà nei prossimi giorni, con le udienze del 27 e del 30 settembre. Per la sentenza, ovviamente, si dovrà aspettare minimo lunedì, anche se c’è la possibilità di un’attesa ancora più lunga.