
Il cattivo gusto dilaga su Facebook, diventato ormai vomitatoio incontrollato di orde di filosofi e analisti economici di ogni ordine e grado. Competenti e incompetenti, tutti hanno un’idea da esprimere e una pagina facebook su cui pubblicarla. Ma non tutti si possono permettere sfoghi incontrollati e pubblicazioni offensive e di cattivo gusto come quella che Antonio Morgante, fidato collaboratore marsicano del presidente Gianni Chiodi, ha fatto sulla sua pagina di facebook ieri notte.
Il commento personale contrario alla realizzazione dell’aeroporto aquilano, e a difesa di quello pescarese, sarebbe anche comprensibile, anche se non condivisibile, ma la fotografia correlata di uno schianto aereo è, a dir poco, scandalosa e di cattivo gusto.
«Come si fa a pensare che un bacino di qualche decina di migliaia di persone (ad essere buoni) – scrive Morgante – possa sostenere il traffico di un aeroporto commerciale? Populismo o idiozia? Prego per il primo!»
Secondo Massimo Cialente il pensiero espresso da Morgante riflette la posizione di Chiodi sullo scalo aquilano.
«Ho il verbale della riunione del 6 settembre scorso a cui partecipammo – spiega Cialente raggiunto questa mattina al telefono – io e Corridore, Musarella e alcuni suoi collaboratori e dieci ingegneri Enac guidati da Alessandro Cardi – Direttore Centrale Infrastrutture Aeroporti di Enac – in cui Cardi ci confermava la data prevista per la firma del ministro all’autorizzazione dello scalo».
«Il responsabile Enac Abruzzo e Marche – continua Cialente – ha emesso l’ordinanza per il nostro scalo, ma per le pressioni politiche di cui tutti sappiamo, non ha potuto firmarla nè, però, ritirarla.»
La posizione di Morgante «spiega e chiarifica quello che avevamo ipotizzato – conclude Cialente – e cioè che una parte della politica pescarese ha cercato di bloccare il nostro scalo, credendo che non saremmo mai veramente arrivati ad un soffio dalla firma e dall’autorizzazione. I vertici regionali del centro destra sono intervenuti sul Ministro per cercare di ritardare e complicare la nostra situazione».