Regionali, Pd: «Bocciata risoluzione minoranza»

1 ottobre 2013 | 17:20
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Regionali, Pd: «Bocciata risoluzione minoranza»

«Ora è tutto chiaro: Chiodi è il presidente degli spaventati, divorato dalla paura e dal calcolo: oggi la maggioranza ha bocciato la risoluzione dell’opposizione (Pd, Sel, Rif. Comunista, Comunisti Italiani, Verdi, IdV) che chiedeva che le elezioni venissero fissate entro e non oltre il termine previsto dalla legge elettorale, ovvero il 14 marzo, chiarendo che siamo pronti anche novembre». Lo afferma il Capogruppo del PD Camillo D’Alessandro all’esito del voto sulla data delle elezioni.

«Incredibilmente Chiodi – riprende D’Alessandro – non ha preso la parola sulla data del voto, neanche questa volta, è rimasto sulla sedia ripiegato su se stesso, quasi a nascondersi, lasciando annunciare al povero Venturoni che loro hanno scelto di votare a maggio». Assenti al momento della votazione i consiglieri del Movimento 139 Cesare D’Alessandro e Carlo Costantini.

Caramanico (Sel) contrario alla scelta di maggio – Ha espresso voto contrario il consigliere regionale di Sel, Franco Caramanico, alla risoluzione del Pdl per l’accorpamento delle elezioni regionali a quelle europee. Nel corso del suo intervento in aula Carmanico ha spiegato che «Se si fosse votato nello scorso febbraio con le Politiche, come avevamo più volte richiesto, avremmo avuto un risparmio di 4 milioni e 973 mila euro, a fronte del solo milione che si avrà andando alle urne a maggio 2014. E facendo quella scelta, e non certo procrastinando fino alla prossima primavera, che Chiodi avrebbe assecondato le esigenze di spending review, previste dalla normativa. Né vale la scusa per cui non ci sarebbero più i tempi per permettere ai sindaci di dimettersi e candidarsi alle regionali, secondo quanto previsto dalla legge vigente. Un ostacolo che si sarebbe potuto evitare se Chiodi avesse scelto di dimettersi: a quel punto sarebbe venuta meno la norma sulla incandidabilità dei sindaci».

«In realtà – osserva Caramanico – Chiodi ha voluto in ogni modo prolungare ulteriormente la scadenza elettorale, salvo cercare di non assumersene la responsabilità, ammantando le sue scelte di false ragioni dietro le quali c’è solo la volontà di assicurare, oltre il limite, la sopravvivenza della sua giunta e dei suoi incarichi».