Centrale Bazzano, «Confusione sulle biomasse»

2 ottobre 2013 | 16:56
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Centrale Bazzano, «Confusione sulle biomasse»

«Le biomasse possono giocare un ruolo importante nel contributo al fabbisogno energetico regionale e italiano, ma perché questa opportunità venga colta al meglio occorre porre attenzione alle risorse presenti nei territori e alla sostenibilità dei processi: nessuna preclusione, pertanto, nei confronti delle biomasse, a condizione che la portata dei progetti sia valutata in ogni suo aspetto». Sono queste le considerazioni espresse da Legambiente in merito della discussione scaturita intorno alla realizzazione dell’impianto di Bazzano della ditta Futuris Aquilana.

«La discussione sull’impianto di Bazzano rischia di generare confusione sulle energie rinnovabili», sottolinea la presidente del circolo Legambiente L’Aquila Francesca Aloisio, spiegando che «nell’interesse generale, l’amministrazione comunale deve riprendere in mano la situazione per farsi garante di un confronto pubblico che dia risposte alle preoccupazioni dei cittadini».

Secondo Legambiente, «la prima questione su cui informare e rassicurare i cittadini riguarda il piano di approvvigionamento delle biomasse». In particolare Legambiente chiede che «siano resi pubblici gli accordi che permetteranno di garantire una corretta gestione della filiera territoriale». «Il coinvolgimento della Cia (Confederazione italiana agricoltori) provinciale nel consorzio di fornitura – precisano i portavoce dell’associazione – è un fatto importante e di garanzia sia sulla certificazione della provenienza locale delle biomasse, sia sull’affidabilità e sull’attendibilità del piano di approvvigionamento dell’impianto». «È fondamentale sviluppare, a L’Aquila come nel resto d’Abruzzo, una filiera agroenergetica capace di apportare positivi risultati in termini ambientali e in termini socio-economici per le imprese agricole», commenta il presidente di Legambiente Abruzzo, Angelo Di Matteo.

«La seconda questione – rilevano i portavoce di Legambiente – riguarda l’inquinamento atmosferico prodotto dalla centrale. Lo studio pubblicato dai ricercatori dell’Università dell’Aquila sulle emissioni della centrale ha evidenziato discordanze con il quadro emissivo dichiarato dalla Futuris Aquilana in sede di progetto ed ha alimentato dubbi tra i cittadini». «Chiediamo alla Futuris Aquilana la massima trasparenza sui dati e ci auguriamo che la Società entri pubblicamente nel merito dei dubbi sorti, e li sciolga – precisa Angelo Di Matteo – Per superare i limiti delle disponibilità di dati ambientali attendibili, inoltre, è necessario organizzare un sistema di monitoraggio con centraline a gestione pubblica con possibilità di accesso alle informazioni in tempo reale anche da parte dei cittadini».

La terza questione, secondo Legambiente, riguarda il teleriscaldamento, che rappresenta «una opportunità per il territorio e anche una condizione rilevante per la sostenibilità complessiva dell’intervento». «L’impegno del Comune – spiega Francesca Aloisio – deve essere orientato, così come lo stesso auspicava nelle conferenze di servizio, a garantire un progetto condiviso di teleriscaldamento, affinché il calore generato dall’impianto possa essere recuperato e utilizzato dalle attività presenti nel nucleo industriale di Bazzano e nelle frazioni limitrofe. Questo percorso, tra l’altro, è già contenuto nell’accordo del “tavolo tecnico operativo” sottoscritto nel 2009 tra la ditta, il consorzio industriale, l’Asm e alcune associazioni locali».

«La speranza – commentano Francesca Aloisio e Angelo Di Matteo – è che la politica sappia guidare lo sviluppo delle fonti rinnovabili in modo da creare opportunità per il territorio, valorizzandone le risorse locali e integrandole rispetto alle singole peculiarità, garantendo così la coerenza con le scelte urbanistiche»

Secondo Legambiente, «la localizzazione degli impianti deve essere ricondotta in primo luogo nelle aree produttive. L’esperienza delle centrali a biomasse presenti nelle regioni alpine, sempre prese come positivo riferimento, seppur spesso di potenze molto superiori a quella di Bazzano, dimostra che, pur insistendo a ridosso dei centri abitati, esse costituiscono, se ben gestite, addirittura un valore importante per l’ambiente, per il territorio e per la sua economia».

«È necessario, pertanto – concludono Francesca Aloisio e Angelo Di Matteo – che il Comune dell’Aquila istituisca formalmente un osservatorio istituzionale con Regione, Università e Arta, aperto ai cittadini, a garanzia del corretto funzionamento non solo dell’impianto, ma anche di tutti gli altri insediamenti produttivi presenti nel nucleo industriale».