Confindustria, Pingue esorta a competere restando uniti

4 ottobre 2013 | 16:18
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Confindustria, Pingue esorta a competere restando uniti

«Sono scomparse le Comunità Montane, riassorbite dalle Unioni di Comuni, quelle che si prospettano come l’autoriforma che riformerà il Paese per via diretta». Il presidente di Confindustria L’Aquila, Fabio Spinosa Pingue, in una nota, manifesta la sua opinione nei confronti della ‘nuova era delle autonomie’; riallacciare un rapporto di fiducia col cittadino, valorizzare le imprese così da competere con le grandi città: questa l’idea di fondo.

«Con le Unioni e, certamente, ancor di più con le Fusioni – ha continuato Pingue – si riesce a mettere mano alla riorganizzazione dei servizi, cioè alla parte più importante dell’architettura dello Stato. Una cosa che va capita subito è che la riorganizzazione dei servizi, necessita di un significativo bacino di utenza, per cui, esempi di ben 2 Unioni (anziché una soltanto) in sostituzione della vecchia comunità montana, come accade, ad esempio, in Valle Peligna, con esclusione della città di Sulmona, e nell’Alto Sangro, sono assolutamente da evitare in quanto il numero di abitanti di ciascuna Unificazione è fondamentale per la riuscita stessa della riorganizzazione del servizio. Una massa critica di abitanti che sia poco consistente non consentirebbe la creazione di servizi economici, efficienti ed efficaci, con il risultato che non avremmo conseguito alcun risultato, ma solo perso una importante occasione».

«Certo, le Unioni rappresentano solo l’[i]hardware[/i], e questo necessita di [i]software[/i], di programmi, intelligenze, di progettualità: siamo in un mondo nuovo nel quale le imprese possono sicuramente creare lavoro, ma solo se sono parte di un disegno ampio che spetta alle Istituzioni. E’ vero – si legge ancora nella nota – che la legge sulle Unificazioni non ci dà numeri né sugli abitanti né sui Comuni, ma anche le pietre della Maiella sanno che la competizione, nell’anno del 2013, si concretizza facendo sistema e che vinceranno quelle comunità nelle quali riusciremo a creare modelli virtuosi tra la pubbliche amministrazioni, il sistema delle Imprese e il [i]no profit[/i]».

L’obiettivo che il presidente di Confindustria si prefigge, è quello di «fare massa critica, di erogare ai cittadini e alle imprese servizi veloci, di alta qualità, di uniformare lo standard dei servizi ed evitare che a pochi chilometri di distanza ci siano procedure, regolamenti e tariffe diverse. Le zone interne e periferiche, nonostante il [i]web[/i] che potenzialmente restituirebbe loro un’opportunità, sono sotto attacco in tutta Europa, come ci ha fatto notare l’economista Calafati del gruppo di lavoro dell’ex ministro Barca. E allora dobbiamo essere maledettamente virtuosi».

«La vera svolta che ci prospetta questa nuova stagione delle autonomie – ha aggiunto ancora Pingue – è quella della partecipazione delle comunità alla loro stessa vita, cioè della democrazia: una comunità che matura consapevolezza dei propri problemi non si paralizza per qualsiasi decisione, diversamente anche la collocazione di denaro pubblico a fondo perduto o quella di un’edicola diventa una questione insormontabile. Siamo al cospetto di imprese che chiudono quotidianamente, della scomparsa del lavoro, del salario o della pensione che finiscono a metà mese, del 40% di disoccupazione giovanile, del suicidio di chi prima produceva ricchezza: ebbene, tutto questo, inesorabilmente, porta ad una percezione di inutilità e incapacità del Comune che ci sta piegando ad una partita giocata in difesa».

Quale la reazione a fronte di ciò? «La reazione da innescare – ha concluso il presidente – è recuperare l’attenzione dei cittadini, del mondo imprenditoriale, delle competenze in luogo degli “amici degli amici”, con l’obiettivo dichiarato di attaccare l’immobilismo che ci sta divorando come un cancro; bisogna contaminare la politica con le competenze».