
Negli ultimi anni si è verificato un drastico calo della spesa pubblica che ovviamente va ad incidere sugli investimenti infrastrutturali, anche in relazione alla gestione dell’erogazione idrica.
A rivelarlo è un’indagine sull’industria dei servizi idrici realizzata dal Srm (centro studi di ricerche per il Mezzogiorno). Lo studio è stata presentata a L’Aquila in occasione del secondo Festival dell’Acqua.
«Da un decennio – ha spiegato Alessandro Panaro responsabile infrastrutture Srm – gli investimenti infrastrutturali nel nostro Paese sono calati del 70%, la spesa pubbliche sulle risorse idriche è calata del 30%. A questo punto le strade sono due: una è favorire l’intervento dei privati, in una gestione congiunta con il pubblico oppure attraverso gli affidamenti, come previsto dalla normativa. L’altra – ha aggiunto – è quella di incidere sulla normativa per prevedere una pianificazione infrastrutturale anche sfruttando i fondi europei, spesso fermi o inutilizzati per problemi burocratici».
Il rapporto evidenzia che, rispetto alla programmazione di interventi comunitari negli anni 2000-2006 «il quadro relativo al periodo 2007-2013 è sostanzialmente peggiorato». Panaro ha rilevato che «impegniamo di meno e spendiamo di meno. Si spera che con la programmazione 2014-2020 ci sia un potenziamento dei sistemi infrastrutturali».
Dal rapporto si evince, infine, anche che il Referendum del 2011 non ha risolto affatto i problemi di frammentazione gestionale. Si stima la presenza di circa 3000 operatori.