Regione verde senz’acqua potabile

8 ottobre 2013 | 19:32
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Regione verde senz’acqua potabile

«Vogliamo passare come la regione dei Parchi e dell’ambiente e abbiamo il più basso tasso di depurazione dell’acqua in Europa. Dopo aver toccato sanità e rifiuti, per la Regione è il momento dell’acqua».

«Dopo aver risolto la questione sanità ed aver evitato il rischio di default per il settore dei rifiuti ora dobbiamo pensare all’acqua. Perché in Abruzzo tutti i servizi pubblici erano vicini al collasso, mentre nelle Marche o in Emilia funzionano?»

Queste le parole del presidente della Regione Gianni Chiodi, al Festival dell’Acqua in corso a L’Aquila, in un dibattito sul futuro dei servizi idrici.

«Me lo sono chiesto: cosa hanno in comune questi servizi? Che sono gestiti dal pubblico? Non è così, perché ci sono aziende pubbliche come la Gran Sasso Acqua, che funzionano. La realtà e che abbiamo avuto un sistema politico e amministrativo in Abruzzo che ha utilizzato i servizi pubblici locali per massimizzare risultati nel consenso elettorale. Nella sanità e nei rifiuti avevamo numeri da spavento. Vogliamo passare come la regione dei parchi e dell’ambiente quando abbiamo il più basso tasso di depurazione delle acque reflue d’Europa».

In effetti appare atipica nel quadro generale la performance di Gran Sasso Acqua Spa (Gsa) che, pur avendo suo malgrado gestito la drammatica situazione del sisma del 2009, «ha realizzato investimenti per 23 milioni e ridotto i costi di gestione attraverso un accordo sindacale interno».

Il suo giovane presidente, Americo di Benedetto, ha ricordato come Gsa «abbia perso il 60% del fatturato a causa del sisma e i contributi ricevuti dallo Stato e dalla Regione sono stati tutti investiti nelle reti cittadine, con bilanci certificati».

Di Benedetto chiama i sindaci aquilani e abruzzesi a farsi protagonisti: «Se i gestori in crisi falliscono, i debiti ricadono sui Comuni azionisti, che andranno in dissesto finanziario e saranno dunque commissariati». L’appello è per la costituzione di un unico gestore regionale, sul modello dell’Ambito unico.

Nel corso del dibattito, a tratti piuttosto acceso, è infatti emersa una riflessione approfondita sui sistemi di governance e sulla realtà industriale del servizio idrico, al secondo posto in regione per numero di addetti dopo le Asl. La Regione ha da poco approvato la legge che riorganizza il servizio idrico integrato, con l’istituzione di un unico Ambito regionale (Ente regionale per il Servizio Idrico, Ersi), in sostituzione delle 6 precedenti Autorità d’Ambito.

I soggetti affidatari del servizio – gestori idrici totalmente pubblici – sono afflitti da situazioni debitorie gravi, anche per gli alti tassi di morosità dell’utenza privata e pubblica.

Sul rischio di fallimento delle aziende e di commissariamento degli enti locali, il presidente della Regione ribadisce: “se potessi commissariare le aziende dei servizi pubblici lo farei, come abbiamo fatto per la sanità, dove abbiamo chiuso sei ospedali. Il problema è che a volte pagano in termini di consenso, quelli che hanno ricevuto il cerino acceso e non quelli che hanno creato il danno. Dobbiamo tutti fare un “mea culpa” – ribadisce Chiodi – assumiamoci la responsabilità di dire che in passato ci sono stati comportamenti che non potremo mai più permetterci. I privati entreranno se il pubblico dimostrerà di non saper gestire, quindi la responsabilità è prima di tutto delle aziende che hanno ora il compito di rimettere in linea le gestioni. Qui la regione Abruzzo non c’entra niente, non possiamo certo pensare che possa entrare a compensazione di situazioni debitorie”.