La Moschea non s’ha da fare

12 ottobre 2013 | 17:10
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La Moschea non s’ha da fare

Non decolla il progetto della moschea a San Benedetto dei Marsi. E’ stato individuato un locale adatto vicino al nucleo artigianale del paese, il proprietario dell’immobile ha presentato la richiesta per il cambio d’uso, ma il primo cittadino non ha avallato con la sua firma il cambio e il progetto.

Ce ne sono altre quattro nella Marsica: ad Avezzano, Trasacco, Lecce nei Marsi e Luco dei Marsi. «Abbiamo già costituito anche a San Benedetto un’associazione per avviare il centro culturale e per realizzare quindi la moschea, dove tutti avrebbero la possibilità di pregare», spiega Samiri El Haj, presidente della comunità islamica di tutta la Marsica, marocchino con cittadinanza italiana, residente in Italia da 25 anni.

San Benedetto, paese interessato nelle scorse settimane da un’inchiesta per delle aggressioni tra italiani e stranieri, conta 240 persone islamiche che, in tutto il territorio marsicano, sono oltre 5.000.

«Ho parlato con il sindaco di San Benedetto, Quirino D’Orazio, e l’ho incontrato in Comune per tentare di risolvere il problema», ha affermato il presidente, «ma lui è irremovibile e non c’è stato nulla da fare».

«La moschea non è solo un luogo di culto – ha spiegato Gamal Bouchaib, consigliere straniero del comune di L’Aquila -, ma anche una realtà di aggregazione, di scambio e di condivisione umana. La moschea per gli islamici è un punto di riferimento».

«Il sindaco D’Orazio, dopo i raid razzisti, ha preso le difese di uno degli aggressori assicurando che in paese ci fosse serenità tra le comunità e che l’episodio fosse una bravata. Il sindaco aveva addirittura bollato l’accaduto come esagerazione mediatica, poi ieri ci ha onestamente comunicato che c’è un clima sociale di attrito tra la popolazione locale e la comunità marocchina per via di quegli episodi raziali».

«L’articolo 8 della Costituzione – continua Gamal – garantisce l’esercizio e la libertà di culto per cui mi chiedo come faccia un primo cittadino ad andare contro la costituzione stessa.

Negando l’autorizzazione alla moschea il sindaco indirettamente collabora alla clandestinità del culto islamico, aiutando la non prevenzione in materia di sicurezza».

«Mi rivolgerò – conclude Gamal – al Viminale, sezione di culto, e al comitato dell’islam italiano per dare voce alla sofferenza della mia gente onestamente e dignitosamente rispettosa delle leggi affinché si chiarisca al piu presto il cammino di tutta una comunità intera».

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