Tao art, il bianco e nero dell’arte marziale

12 ottobre 2013 | 18:13
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Tao art, il bianco e nero dell’arte marziale

«Come l’acqua avvolge i mutamenti della terra sulla quale scorre, così le discipline marziali insegnano ad adattarsi a tutti gli spigoli della vita».

Isabella Nardis racconta l’esordio della città dell’Aquila alle gare nazionali di Milano.

Il sogno di costruire un percorso sportivo e culturale. La volontà di insistere e di perseverare. Tao art, l’associazione nata di recente nella città dell’Aquila e diretta da Isabella Nardis, cintura nera sia di kung fu che tai chi chuan, racconta la storia singolare della sua scuola.

«Insegno dal 1999, ho cominciato per caso il mio percorso sportivo. All’inizio non v’era minimamente lo scopo di aprire una scuola di arti marziali. Successivamente, per mantenere all’Aquila queste stupende discipline, che crescono non solo il corpo ma anche lo spirito, scelsi di insegnare in questa città, sotto consiglio del mio maestro di allora». Queste le parole di Isabella, maestra di arti marziali, ma anche artista, fotografa e fumettista.

Una guida al timone sui generis, rappresentante, come ha detto lei, «delle due anime di ogni essere umano, quella competitiva, grintosa, volenterosa e quella fantasiosa, astratta, sognatrice. In realtà è proprio da questo strano accostamento che deriva il nome della scuola: il tao è a tutti gli effetti la mescolanza del bianco e del nero. Il perfetto equilibro di due nature dissonanti che, però, riscoprono la sintonia completandosi».

La Tao art nasce nel 2011, «proprio per dare un’identità riconoscibile a queste due discipline, per avere un’associazione in grado di crescere e in modo da dare dei riconoscimenti importanti alla città. Dal 2011, di fatti, l’associazione organizza il Tai chi day, che, è, in realtà, una manifestazione a livello internazionale, portata dalla scuola anche a L’Aquila. È una manifestazione che si ripete ogni anno in tutto il mondo: «alle 10 del mattino – ha spiegato la maestra – tutti gli atleti di questa disciplina orientale , la praticano, uniti sotto lo stesso respiro. E noi , in qualità di associazione, siamo stati in grado di farlo radicare anche nel territorio di questa città.

E l’abbiamo fatto, organizzandolo nei punti più importanti: il Castello, Piazza d’Armi, prima di essere chiusa, il Parco del sole, che probabilmente adesso chiudono. Le lezioni iniziano ufficialmente ad ottobre. Il corso di tai chi chuan è adatto a tutte le età, mentre il kung fu, solitamente, bisogna intraprenderlo come disciplina da bambini, per assimilarla bene. Si pensi che i nostri atleti più piccoli partono dai 4 anni». Il tai chi si fonda su movimenti lenti, sulla respirazione; valorizza, in breve, la parte meditativa della disciplina: è un movimento di meditazione dinamica.

Il kung fu, invece, è esplosivo, dinamico e più applicativo; richiede più marzialità ed è un mix di tecniche rivolte al combattimento puro. «È come un abito – ha aggiunto ancora Isabella Nardis – li provi e vedi quello che ti sta meglio. Non ci sono dei requisiti a priori per praticare queste discipline e nemmeno controindicazioni; per adesso sono l’unica insegnante, anche se si stanno formando delle altre persone. C’è comunque un affiancamento di allievi più avanzati».

Isabella Nardis, però è anche un’artista: «l’altra faccia della medaglia – come ha detto lei – anche se bisognerebbe parlare di medaglia tridimensionale. Ho cominciato con i fumetti, ho fatto fotografia,progetti di stop motion con le scuole. Queste due anime ovviamente vanno distinte: io sono maestra e artista. Anche se la disciplina marziale, una volta appresa, proprio perché più mentale che fisica, la si applica sia dentro che fuori. È uno stile di vita, un modo di affrontare la giornata. L’arte marziale ti insegna a non avere la strada chiusa, a porti un obiettivo ed essere flessibile. Non basta essere forti, nella vita, bisogna essere adattabili: questo l’arte marziale lo insegna. Io dico sempre: tra il sasso e la carta, chi vince è la carta perché avvolge, come l’acqua, perché si modella. Noi atleti ci adattiamo a quelle che sono le situazioni del quotidiano».

Quest’anno, poi, è arrivato il salto di qualità per Tao Art: all’interno della Feik (Federazione italiana kung fu), la scuola ha partecipato a delle gare svoltesi a Milano, a livello nazionale. «La nostra partecipazione – spiega la maestra – è stata governata dal caso: avevamo solamente tre atleti per quattro categorie. Due gare le abbiamo vinte e abbiamo conseguito piazzamenti fra i primi dieci. Un ottimo risultato visto che c’erano a competere 150/200 scuole venuta da tutta Italia e una trentina di atleti per categoria.

Nel kung fu donne, la Tao Art è arrivata prima con l’atleta Carla di Ilio. Siamo arrivati secondi, invece, nella disciplina del tai chi chuan». Si potrebbe quasi parlare di esordio per la città dell’Aquila. «Noi quasi non ci vedevamo in mezzo a tutte quelle scuole numerosissime – racconta Isabella Nardis – lì per lì nemmeno avevamo sentito la premiazione; volevamo addirittura andare via prima, invece qualcosa ci ha detto di rimanere. E poi siamo stati, con nostra sorpresa, premiati.

Una vittoria inaspettata, che però è nata da un percorso naturale: si inizia, si crea un gruppo, una squadra. È stata L’Aquila che ha partecipato assieme contro il resto d’Italia e non i miei singoli alunni. È L’Aquila che ha riportato le vittorie. Io miro a costruire, fra i miei alunni, un’omogeneità di fondo, anche se puntellata dalle differenze di ognuno: si è diversi ma amalgamati in un ambiente che abbraccia il tutto. Questo lo si ritrova anche fuori: l’anno scorso ho organizzato anche una giornata della poesia: noi abbiamo partecipato come artisti e non come marziali. La stessa Carla di Ilio suonava l’arpa (essendo lei una bravissima allieva del Conservatorio aquilano). Ecco qui che l’associazione Tao Art ha fatto vedere anche un altro aspetto della sua anima poliglotta: non è soltanto sportiva, ma culturale».

Il gruppo di Tao Art è molto eterogeneo: si parte dai 4 anni e si arriva ai 70. Questo fa sì che varie generazioni vengano messe a confronto naturalmente. La squadra è composta da tutti i tipi di figure professionali: dall’ingegnere al muratore, dallo studente al musicista, al sommelier, all’attore di teatro. « Io ho cominciato il mio percorso a 10 anni – ha poi raccontato Isabella – sono cresciuta con il mito di Bruce Lee e di Ken il guerriero. Mia madre voleva farmi fare danza classica. Ricordo ancora l’immagine, a cinque anni, dell’insegnate con il frustino in mano. A 10 anni ho partecipato alla mia prima lezione di kung fu e ho detto: quasi quasi resto. E sono rimasta lì. Adesso sto seguendo un maestro, Chang Wei-Shin, che è il miglior capo scuola Feik; la Tao art ha avuto anche modo di conoscerlo in quanto ha fatto uno stage qui all’Aquila e gli esami. Dopo il terremoto dal 2009, non si sono più fatti stage ed esami all’Aquila. Oggi, con la Tao Art, abbiamo abbattuto questo divieto. All’inizio siamo stati dislocati in due punti: L’Aquila est e L’Aquila ovest. Dal 2011 siamo tornati in centro, presso la palestra Zero Gravity a San Bernardino».

Si dice che quando pratichi il kung fu, hai bisogno di tre cose coraggio, tecnica, forza. Coraggio di entrare in palestra e di dire: non bisogna mollare mai. C’è sempre bisogno della spinta iniziale,mentre la tecnica la si impara come fosse un linguaggio, come può essere l’abc. Quando poi si entra in una palestra, si imparano le posizioni, i fondamentali, e da lì vengono fuori le forme, poi le espressioni; infine si applicano i principi della disciplina con lo stile personale, in questo senso vengono detti sport individuali. Poi la forza: la forza fisica è importante ma non è tra le prime, se non si ha il coraggio e la tecnica, non basta avere solo la forza. «Quando si tira un pungo, è tutto il corpo che partecipa – ha concluso Isabella Nardis – arrivi a sentirti un uno, non sei a pezzetti. Dico sempre ai miei atleti che un lungo viaggio inizia dal primo passo: nella vita bisogna imparare ad accettare le vittorie come le sconfitte, e pensare: i limiti che vedo sono solo frutto di pregiudizi. L’arte marziale abbatte le pareti della chiusura mentale».