
di Roberta Galeotti
Il tragico incidente, che ha stroncato la vita di un giovane 27enne e rovinato la vita di una donna, è stato spunto di riflessioni e commenti.
Queste tragedie, infatti, sono spesso frutto di errori fatali che segnano inesorabilmente le sorti dei protagonisti a cui la vita chiede un conto salatissimo da pagare.
E’ successo…
E’ successo, così, che una signora tornando a casa verso sera abbia visto l’auto, che proseguiva nel senso opposto di marcia, lampeggiarle un paio di volte come a segnalarle qualcosa. Che la signora non abbia capito il senso di quei fari, ma di lì a poco abbia urtato con l’auto un ‘oggetto’, un qualcosa che ha addirittura rotto il parabrezza.
Lui camminava nello stesso senso di marcia, spalle all’auto della signora. Forse non l’ha vista arrivare. Era vestito di scuro con un giubboto nero.
Lei non ha visto nulla. Ha sentito uno schianto.
E’ scesa, ha cercato invano di individuare quell’oggetto coinvolto in quell’incidente anomalo, è tornata a casa e si è recata per altre due volte sul luogo dell’incidente per capire, prima con il marito e poi con un’amica, quale fosse il corpo urtato.
Rassegnata e ormai convinta che si trattasse di un animale colpito e poi scappato, la signora è tornata a casa parcheggiando l’auto proprio sotto la limitrofa caserma dei carabinieri, ignara della tremenda verità.
Il giorno dopo la signora è andata come sempre a lavorare fuori L’Aquila e solo nel pomeriggio il marito si è reso conto che in città si era diffusa la ricerca di un pirata che nella notte aveva ucciso un ragazzo proprio vicino casa loro. La consapevolezza a quel punto è stata tremenda.
E’ stato il marito ad andarla a prendere al lavoro e a spiegarle l’accaduto.
Il resto è storia nota.
Tante teorie e congetture sono state elaborate su come abbia fatto la signora-pirata a dormire tranquilla nella notte, sapendo di aver urtato un corpo-oggetto così grande da romperle addirittura il parabrezza.
In tanti abbiamo condannato quell’omissione di soccorso.
Molti di noi si sono immedesimati, con il sangue gelato in vena, nella situazione di uccidere erroneamente una persona.
Omicidio colposo.
Le cose succedono. Si sbaglia ogni giorno, non volendo. Alcuni errori creano danni irreparabili e producono strascichi irreversibili che stravolgono le vite umane.
Il punto da non perdere mai di vista è l’ammissione di colpa e di responsabilità.
La stessa riflessione mi era stata indotta dall’incidente della bambina investita mentre, scesa dal bus, attraversava la strada a Pianola. Da mamma ho vissuto, e vivo, la disperazione di quella famiglia e da cittadina mi sono immedesimata nel dramma dell’uomo settantunenne che l’ha investita.
Una tragedia senza senso, che poteva e doveva essere evitata in qualche modo. Un errore fatale, dell’uomo o della bambina, non importa… resta la tragedia degli eventi.
I saggi dicevano che ‘ogni morte ha la sua pena’ nel senso che ogni accadimento ha una sua ragione a monte, un suo perchè. Sia esso una distrazione, un errore o un concorso di colpa, ciò che resta è la miseria umana. La consapevolezza che la vita sia attaccata ad un filo.
Questa riflessione mi è nata dentro con l’auspicio che sia un incentivo a prestare maggiore attenzione a ciò che si fa; un’esortazione a rispettare la vita umana sopra ogni cosa; un incoraggiamento ad ammettere i propri errori con l’umiltà di sapersi prendere le proprie responsabilità, sempre; un conforto per le famiglie che sappiano accompagnare la crescita dei propri figli in questa landa oscura piena di pericoli.