
di Giovanni Baiocchetti
Una settimana di occupazione e corsi alternativi per continuare la protesta iniziata lo scorso 9 ottobre con un corteo studentesco allo scopo di «far valere i propri diritti, come studenti e come cittadini aquilani». Siamo stati nell’Istituto professionale statale per l’artigianato e i servizi alberghieri e ristorativi (Ipsiasar), l’ex alberghiero, provvisoriamente in un Musp in viale Aldo Moro. {{*ExtraImg_167049_ArtImgRight_300x192_}}È proprio questa provvisorietà della struttura uno dei motivi della protesta. Una struttura che presenta già alcuni problemi sia internamente che esternamente.
{{*ExtraImg_167050_ArtImgCenter_500x281_}}
Della ricostruzione della sede pre-sisma neanche l’ombra. Tra le principali lacune dell’edificio la mancanza della palestra, che costringe gli studenti a dover svolgere attività fisica presso l’Istituto per geometri “Ottavio Colecchi” a Colle Sapone, con conseguente perdita di tempo e di denaro pubblico per il trasporto, con autobus riservati dell’Ama pagati dalla Provincia.
{{*ExtraImg_167051_ArtImgRight_300x400_}}Alle difficoltà strutturali si aggiungono i problemi della vita giovanile nel post-sisma all’Aquila. «Siamo uniti agli agli altri istituti superiori cittadini nella protesta per la mancanza di un’adeguata gestione dei fondi pubblici stanziati per i giovani, quali i fondi destinati alle politiche giovanili dall’allora ministro della Gioventù Giorgia Meloni, destinati invece, con la delibera numero 20 del 24 gennaio, alla realizzazione di una struttura polivalente presso l’ex mattatoio, senza che siano stati interpellati i diretti destinatari di questo progetto», dice Gianluca Micarelli, rappresentante degli studenti dell’istituto. «Uno dei problemi del dopo terremoto all’Aquila – aggiunge – è proprio la mancanza di centri polifunzionali che permettano ai ragazzi di organizzare qualsiasi tipo di attività al loro interno».
Tornando ai problemi strutturali dell’edificio, la validità di un Musp (modulo ad uso scolastico provvisorio) come questo è di cinque anni. Corriamo il rischio di dover cambiare la sigla in Musd (modulo ad uso scolastico definitivo)?