Censimento Case, «L’inefficienza dell’amministrazione»

L’Assemblea Cittadina dell’Aquila invia una lettera aperta al sindaco dell’Aquila Massimo Cialente in merito al censimento degli assegnatari degli alloggi Case e Map. Di seguito il testo integrale della lettera.
LA LETTERA DELL’ASSEMBLEA CITTADINA
[i]«Signor sindaco onorevole Massimo Cialente,
l’Assemblea Cittadina ritiene opportuno porre alcune osservazioni alla Sua attenzione che, di seguito, si elencano:[/i]
[i]Relativamente al censimento degli assegnatari del progetto Case e Map, corre l’obbligo di far presente che i dati che vengono richiesti e riferiti alla posizione reddituale di ogni residente sono già a conoscenza del Comune. Come lei ben sa, una Convenzione con l’Agenzia delle Entrate autorizza i Comuni d’Italia all’accesso a tutti i dati dell’Anagrafe Tributaria: possono essere visionati e verificati non solo i dati reddituali, ma anche quelli riferiti, ad esempio, agli atti del registro, alle locazioni, alle successioni, agli accertamenti, ai rimborsi.[/i]
[i]Relativamente ai dati che vengono richiesti in merito alla residenza, fa fede il suo comunicato di qualche giorno fa, con il quale ha chiarito che, dall’incrocio dei dati in possesso dell’anagrafe comunale ed i dati statistici del censimento ISTAT 2011, è emerso che circa 9 mila persone risultano avere la residenza in altri Comuni. Tramite un avviso, queste persone sono state invitate a trasferire la residenza nel Comune dell’Aquila entro il 4 novembre, pena la perdita dell’assistenza, se erogata. Pertanto, si deduce che codesto Comune sia in possesso del dato di residenza “aggiornato”.[/i]
[i]Relativamente alla diversa composizione dei nuclei assegnatari, così come rilevati al momento del censimento della Protezione Civile nell’agosto del 2009, corre l’obbligo ricordare che i dati riferiti ai decessi, ai matrimoni, alle coppie iscritte nel registro delle unioni civili, alle disaggregazioni dei nuclei aggregati ai soli fini del censimento 2009 e con residenza diversa, ai cambi di alloggio, al cambio da progetto Case in autonoma sistemazione e viceversa, sono in possesso della Banca dati Emergenza e Assistenza alla Popolazione. Tale archivio di dati è stato finanziato, ed è ancora finanziato, con risorse pubbliche, assegnate tramite convenzioni che l’allora Protezione Civile sottoscrisse con il SED; tale assegnazione di risorse è stata successivamente rinnovata ed è stata rinnovata, dopo la fine dello stato di emergenza, anche da codesto Comune, sempre con l’assegnazione di risorse pubbliche. [/i]
[i]Riteniamo che quanto enunciato sia sufficiente ad affermare che i dati richiesti sono in possesso di codesta Amministrazione. Ma Lei, signor sindaco, ha chiesto ai cittadini un piccolo sforzo perché, a suo avviso, se tali dati dovessero essere forniti dagli Uffici comunali, si correrebbe il rischio che tutte le altre attività, in particolare quelle finalizzate alla ricostruzione, vengano bloccate. Su questa Sua affermazione, osserviamo che, nell’era telematica e nell’era dell’informatizzazione, è risibile che esistano banche dati che non comunicano tra di loro e che bisogna occupare un numero ingente di dipendenti, tra impiegati e funzionari, oltre alle risorse umane già assegnate con i vari concorsi e con le proroghe per il personale precario, per ciò che sarebbe sufficiente inquadrare con una semplice indagine telematica. Oltre, ribadiamo, all’esistenza di Banche dati, finalizzate agli archivi dell’assistenza alla popolazione e finanziate con risorse pubbliche per milioni di euro.[/i]
[i]Stabilito che i cittadini sono chiamati a dare una mano, perché non dire chiaramente che il censimento viene richiesto per le difficoltà di gestione degli archivi di codesta amministrazione, come sopra descritto? Al contrario, viene affermato che il censimento serve per stanare i “furbetti degli agglomerati”: ecco di nuovo che una responsabilità di inefficienza dell’amministrazione viene fatta passare come una colpa dei cittadini assegnatari. Stesso filo logico che legò anche le proteste dei cittadini al momento del recapito delle bollette pazze: i cittadini volevano pagare e pagare il giusto, ma l’idea che passò fu quella che gli assegnatari volevano tutto gratis. Riteniamo che insistere su questa idea non solo faccia male ai cittadini assegnatari, ma all’intera città: mette l’uno contro l’altro armati e avvalora anche l’idea che l’Italia, purtroppo, ha degli aquilani furbi e approfittatori. Hanno avuto le c.a.s.e.(sic!), non vogliono pagare le tasse, non vogliono rimboccarsi le maniche. E con questo messaggio, per quale motivo il Governo si dovrebbe convincere ad assegnare le risorse per la ricostruzione e per la stessa assistenza alla popolazione?[/i]
[i]Sempre rimanendo nel campo “furbetti degli agglomerati”, perché affermare che il Comune scova i furbi, ma poi il Tar e il Consiglio di Stato danno loro ragione? E’ questa una affermazione molto grave, in particolare se viene fatta da rappresentanti istituzionali. Come Lei sicuramente sa, i due Organi giurisdizionali si sono pronunciati su molti ricorsi avverso provvedimenti di sfratto o di non assegnazione di alloggio, in molti dando torto ai ricorrenti, in molti altri casi dando ragione. Per molte controversie il Consiglio di Stato ancora non si pronuncia nel merito. Inoltre, come Lei sicuramente sa, in Italia vige un sistema costituzionale e giudiziario in base ai quali le sentenze si rispettano e si applicano. Questi fondamentali principi, a garanzia della convivenza civile, valgono per Silvio Berlusconi e valgono anche per i semplici cittadini.[/i]
[i]Tornando al censimento, non riteniamo legittima la richiesta relativa ai dati del reddito e dell’ISEE. Per meglio comprendere: la delibera numero 172/2011 ha previsto un canone di compartecipazione per i cittadini assegnatari che erano in affitto alla data del 6 aprile 2009, calcolato in base a dei parametri statuiti nella citata delibera. Nella delibera si stabilisce anche che coloro che erano in affitto possono accedere ad alcuni benefici, a fronte di una situazione reddituale fino a 14 mila euro. E’ del tutto evidente che, in base a quanto esplicitato, i cittadini che pensano di poter usufruire del beneficio presentino la dichiarazione dei redditi e l’ISEE. Ma la delibera numero 172/2011 esclude dal pagamento del canone di compartecipazione i proprietari e la delibera riferita al censimento, la numero 464/2013, non ha modificato tale punto. Pertanto, se i proprietari non devono pagare un “affitto”, quale è il motivo per cui sono chiamati a fornire i dati reddituali e l’Isee? [/i]
[i]Quando Lei, signor sindaco, afferma che “basta tutto gratis” continua a reiterare l’idea sbagliata che è stata illustrata: i proprietari di case inagibili vogliono partecipare, e pagare le spese di manutenzione ordinaria che, così come prevede il codice civile, vengono determinate in base ad un regolamento condominiale ed in base ai millesimi. Tra l’altro, codesto Comune ha redatto ed approvato il regolamento condominiale, con delibera di Consiglio numero 171/2001 e, ad oggi, ancora non è stata individuata la società che andrà a gestire il condominio (tralasciamo le vicende dell’avviso per la gara pubblicato e revocato nel 2012). La delibera di Giunta numero 207 del 3 maggio 2013 che prevede il nuovo modello gestionale Case e Map ancora non viene approvata dal Consiglio Comunale, è questa una mancanza da far ricadere sulle spalle degli assegnatari?[/i]
[i]Ci preme ancora evidenziare quello che riteniamo un inganno giuridico: la delibera numero 172/2011 statuisce un canone di compartecipazione che non può essere equiparato – come impropriamente viene fatto – ad un canone di locazione. Tanto è vero questo che l’Ordinanza alla quale il Comune fa riferimento nella delibera è la numero 3945 del 13 giugno 2011, nella quale viene statuito che i Sindaci possono stabilire a carico degli assegnatari un canone di locazione, tenuto conto dei criteri fissati dalla Regione Abruzzo con la legge numero 96/1996 relativa alla gestione degli alloggi di edilizia pubblica residenziale. Quindi, si parla di canone di locazione. Ora ci chiediamo: è corretto parlare di affitto, se si tratta di un canone di compartecipazione che, secondo il nostro parere, è da riferirsi al pagamento di parte delle spese di gestione elencate nel regolamento condominiale? [/i]
[i]Allora, signor sindaco: si elimini, per gli ex affittuari, il contratto di comodato d’uso gratuito; si stabilisca un affitto, facendo riferimento alla normativa regionale per l’edilizia pubblica residenziale; si stabiliscano le spese di gestione, in base ai millesimi, che andranno a pagare i proprietari e gli ex affittuari; si stabiliscano i criteri, in base al reddito e l’Isee, per i benefici a favore dei nuclei più deboli, rendendo chiaro che dovrà essere il Comune a farsi carico della parte economica mancante.[/i]
[i]Possiamo supporre che Lei risponderà che, pagando il Comune, la spesa ricadrebbe su tutti i cittadini: ciò è vero, ma riteniamo che non sia giusto che solo gli assegnatari paghino per il mantenimento di un patrimonio che, prendendo in esame solo la delibera numero 207/2013, viene definito, in termini di prospettive future di medio e lungo termine, “capace di produrre sviluppo economico e sociale”. Pertanto, i servizi resi alla cittadinanza mediante tali complessi immobiliari vanno qualificati come servizi pubblici locali i cui profili di redditività determinano la loro qualificazione come servizi con rilevanza economica. In parole più semplici: si tratta di un patrimonio che appartiene a tutta la città, di un valore sociale ed economico aggiuntivo al semplice valore emergenziale e che, proprio per questo, non può essere a carico dei soli assegnatari. Se tali alloggi, nella percentuale del 30%, saranno destinati agli studenti, perché sin da oggi non chiamare la Regione Abruzzo a “compartecipare” alle spese di manutenzione? Riteniamo improprio che solo gli assegnatari/terremotati siano obbligati a mantenere in efficienza un patrimonio che assicurerà alloggi agli studenti, fermo restando che la messa a disposizione degli alloggi per studenti universitari fa capo, anche in termini di fissazione del canone e dei criteri per la graduatoria di assegnazione, all’Ufficio Diritto allo Studio incardinato nella Regione Abruzzo.[/i]
[i]Se questo miracolo italiano costa, per la manutenzione, l’ingentissima somma di 9 milioni di euro l’anno, forse, nell’acquisirlo, è stato compiuto qualche errore di valutazione che non può ricadere sui cittadini assegnatari. Poiché il Comune oggi, volutamente, ne è il proprietario, si attivi affinché, per la costosissima manutenzione e mantenimento dell’esistente, vengano escusse le garanzie fideiussorie, relative alla copertura decennale per i danni strutturali e per lavori fatti non a regola d’arte. Non è possibile accettare quanto da Lei più volte dichiarato, cioè che si è nell’impossibilità di escutere le polizze, perché molte ditte sono fallite o sparite nel nulla. Se la stazione appaltante è stata la Protezione Civile – primo ed unico caso in Italia – e se gli appalti sono stati assegnati senza assicurare al Comune tutte le garanzie future, allora appare evidente che dovrà essere il Governo centrale ad assegnare le risorse, assegnazione che, tra l’altro, è già in atto, come da delibera Cipe del dicembre 2012, che vede assegnati 4 milioni di euro, per manutenzione Case e Map, per le annualità dal 2013 al 2015.[/i]
[i]Fiduciosi in un puntuale riscontro, la salutiamo cordialmente».[/i] [i]Assemblea cittadina dell’Aquila.[/i]